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Roy Buchanan: il Blues incarnatosi uomo

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Non potevo che iniziare postandovi “Hey Joe” di Jimi Hendrix, solo lui, Roy Buchanan poteva suonarla nel suo massimo estro chitarristico.

Roy Buchanan, con la sua Fender Telecaster 1953 da lui nominata Nancy, ha letteralmente incarnato il blues in persona. Nato in Arkansas il 23 settembre del 1939, a 15 anni con la sua Telecaster acquistata due anni prima va via di casa ed inizia il giro in lungo e in largo di ogni circuito rock’n’roll degli USA mostrando tutte le sue capacità tecniche eccezionali.

Nonostante tutto ciò, purtroppo per molti fattori quali il suo carattere diffidente e riservato, la sua innata indole di preferire suonare in un bar, pub o in una piccola sala che invece in grandi concerti, ha portato come conseguenza che in tutta la sua carriera artistica il suo profilo pubblico sia rimasto quasi sempre di livello basso.

Negli anni ’60 Roy Buchanan malgrado la buona reputazione come un ottimo session man, suonando in diversi gruppi quali “The british walkers” e “The snakestrechers” incredibilmente fu costretto a lavorare come barbiere per mantenere la propria famiglia.

Nel 1971 fù la svolta, gli venne dedicato un documentario intitolato Introducing Roy Buchanan che gli valse l’etichetta di essere considerato il “miglior chitarrista sconosciuto del mondo”.

La Polydor gli propose un contratto dal quale incise 5 meravigliosi album, arricchiti dal magico suono di una Telecaster butterscotch del 1953 che urlava e singhiozzava, ti accarezzava e ti scorticava, suadente e imbufalita come solo lui sapeva fare. Negli anni ’80 arrivano finalmente i riconoscimenti che merita pubblicando diversi album con l’etichetta Alligator, seguito da numerosi concerti.

Tecnicamente Roy Buchanan è indiscutibilmente un maestro, un virtuoso della chitarra, un immenso talento, è stato il pioniere di tecniche quali il pinch harmonic, riusciva ad imitare l’effetto sonoro della wah-wah, della chitarra steel e dei violini, senza utilizzare nessun pedale, ma semplicemente usando le varie monopole dello strumento mentre lo suonava.

Rispettato da chitarristi ed appassionati, per la sua affabilità, rimaneva per ore dopo i concerti a parlare di musica con i propri fan, venne soprannominato the guitarists’s guitarist (il chitarrista dei chitarristi)

Purtroppo questo genio musicale era incapace di convivere serenamente con la sua arte, da un punto di vista personale le cose non andavano bene, propenso all’uso di alcool e droghe quali la cocaina e tormentato da problemi interiori.

Una sera dell’agosto 1988 ubriaco minaccia la moglie Judy la quale furiosa inizia a litigare con Roy. Lei chiama la polizia che arresta il chitarrista e lo porta al Fairfax County Adult Detention Center dove nella cella R-45 si impicca con la sua maglietta legata alle grate della finestra. A tutt’oggi però dubbi rimangono sul suo suicidio, contestato anche da Judy in quanto con la sua notevole stazza non sarebbe mai riuscito a portare a termine il suo intento con le modalità con cui è avvenuto, inoltre il cadavere aveva dei lividi e delle ferite sulla testa che non sono state notificate sul referto del medico legale, alimentando ancora oggi dubbi sul ciò che è realmente accaduto.

Chiudo questo articolo sottolineando come Roy Buchanan faccia parte della grande schiera delle leggende del Blues, un maestro della Telecaster con il suo inconfondibile stile, elegante, limpido, preciso e ricco di virtuosismi, sottovalutato dalla grande massa del pubblico e della critica, ma osannato e rispettato dai suoi colleghi che cercavano di carpire il suo massimo talento, in conclusione rappresenta una delle massime espressioni del blues elettrico degli anni ’70.

Villani Antonio

 

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Autore Antonio Villani

Nato con la musica da quando ero praticamente in fasce. Ringrazio infinitamente mio padre per quando ogni domenica "caricava" un LP di jazz, rythm and blues, swing, ed il mio orecchio incuriosito ascoltava quelle mille note e ritmi che si intersecavano tra loro. Non posso inoltre non menzionare il mio primo strumento musicale, regalatomi nel 1989, la splendida Yamaha PSS-390, mia vera delizia, al quale con i suoi sample e con il suo spettacolare equalizer mi divertivo spassionatamente a riprodurre un sacco di campionamenti e a mio modo... comporre diverse melodie e divertendomi come un matto a 5,6 anni, rompendo i timpani a mia madre. Beh che dire, la mia vena musicale ha avuto inizio e si è poi maturata verso il genere rock, da sempre la mia essenza, al quale faccio riferimento, con la sua forma base quale il blues-rock fino a poi ramificarsi in tutti i suoi sottogeneri, non solo blues. Ho sempre avuto un grande orecchio ed una passione innata, nell'ascoltare attentamente ogni sfumatura di un brano o di un album e cerco di poter offrire questa mia esperienza modellata su ormai infinite ore di ascolto di infiniti album, fino ad arrivare a forme di massima sperimentazione musicale, con l'obiettivo e la speranza di potervi consigliare qualsiasi disco nella maniera piu professionale possibile.