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‘Charlie Chaplin – L’uomo dietro la maschera’: intenso debutto al de Poche

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'Charlie Chaplin - L'uomo dietro la maschera'


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La sala partenopea si conferma straordinaria vetrina di talenti

Il suggestivo Nouveau Théâtre de Poche di Napoli ha ospitato venerdì 12 aprile, ore 21:00, l’incantevole debutto di ‘Charlie Chaplin – L’uomo dietro la maschera’, scritto e diretto da Franco Nappi, con Mario Autore, Franco Nappi e Chiara Vitiello.

Una pièce dolcemente malinconica, intensa e, a tratti, nostalgica, in cui luci ed ombre si alternano sapientemente per raccontare l’essenza di uno dei più geniali artisti del Novecento.

Ne emerge un caleidoscopio di emozioni, che mostrano le varie sfaccettature dell’essere umano. Nato a Londra da una famiglia di artisti sfortunati, Chaplin vive un’infanzia molto difficile, tra ristrettezze economiche e periodi passati in orfanotrofi, dopo che il padre aveva abbandonato la madre per i suoi tradimenti.

Ma è proprio dalla madre, seguita nei suoi spettacoli, che nasce la passione per il palcoscenico, il desiderio di essere attore.

Scena buia. Un interrogatorio.

Torce che illuminano visi e che si lasciano poi scivolare.

Le domande che resteranno ricorrenti nella pièce, che hanno segnato la vita di uno dei massimi geni della cinematografia del ‘900.

Sei un ebreo di origini polacche?
Sei un nemico degli Stati Uniti?
Sei comunista?

Il rifiuto delle etichette, immediato, netto.

In un periodo caratterizzato, negli States, dal Maccartismo, dall’anticomunismo.

Un’ostilità che lo costringerà a tornare in Europa, a trascorrere in Svizzera gli ultimi anni della sua vita.

I ricordi. Che spesso non corrispondono alla realtà.
Cosa separa il sogno dal ricordo?
Ma soprattutto, che differenza c’è?

Ricordiamo solo quello che non è mai accaduto

scrive in ‘Marina’ Carlos Ruiz Zafón.

Sogno, ricordi, fantasia, desiderio, realtà.

Tutto si confonde in una narrazione dalle sfumature oniriche, tipica di sogni leggeri, ma che persistono nella mente, nel cuore.
Che in qualche modo ti segnano.
Fatti di una malinconia piacevole, non disperata.

Una madre immaginata in palcoscenici prestigiosi impegnata in monologhi immortali che hanno tutti lo stesso epilogo, l’ovazione di un pubblico in visibilio.
Per rimuovere, dimenticare un declino verso spettacoli di spogliarello.
E qui arriva, implacabile, la denuncia della precarietà lavorativa ed economica degli attori.

Il personaggio del vagabondo, nato quasi per caso, conosciuto in Italia come Charlot.
Bombetta e bastone.
Una giacca troppo piccola e pantaloni troppo grandi.
Scarpe buffe e consunte.
Baffetti che il fratello Sydney gli disegna con una matita.

La faticosa scalata al successo, che lo porta ad essere l’attore più pagato e probabilmente più influente al mondo.

Un successo che non riuscirà mai a scardinare le paure, i sensi di inadeguatezza.

Verso i grandi del passato o nei confronti dell’altro divo contemporaneo, Buster Keaton. Il paradosso che porta i grandi a sentirsi piccoli e viceversa.
Ma soprattutto, perché ognuno di noi è fondamentalmente la caricatura di ciò che vorrebbe essere.

Il passaggio al sonoro, che si incarna inizialmente con l’utilizzo della musica.
Le sue resistenze al parlato.
Per le sue paure, anche qui.

Di avere una voce che potrebbe non piacere.
Di deludere il suo pubblico, snaturando il personaggio del vagabondo che mai si era espresso con la parola.
Perché le parole mentono, mentre non sanno mentire gli occhi, il corpo.

Il colpo di genio che lo porterà a girare il suo ultimo capolavoro, ‘Il grande dittatore’, nonostante le resistenze iniziali di Sidney.

Ma, come dicevamo, la diffusa malinconia non lascia mai definitivamente spazio al pessimismo.

Anzi, trova spazio la speranza.

In un ricordo, o forse un non ricordo, la madre gli mostra il cielo, dove le nubi si stanno diradando per lasciare spazio al cielo.

La luce, quella che abbiamo dentro di noi, quella dell’amore.
Un futuro in cui gli uomini possano superare le loro meschinità, vivendo come fratelli.
In cui finalmente gli uomini possano avere le ali.

Parole che Chaplin legge idealmente alla madre appena morta, in una delle scene più struggenti.

Un ultimo Natale, quello del 1977, in cui Chaplin chiede alla sua ultima moglie, Oona O’Neill, di aprire le porte, perché entrino le note dei canti, ma soprattutto lo spirito del Natale.

Su palco, oltre all’autore e regista Franco Nappi, impeccabile e preciso nel ruolo di Sidney, una Chiara Vitiello molto convincente, che interpreta tutte le donne del geniale artista.

A suo agio nei panni della madre premurosa, come in quella delle mogli, dalla prima e apparentemente svampita Mildred Harris alla già citata Oona.

Protagonista non solo per il ruolo è Mario Autore.

Conosciuto al grande pubblico per aver interpretato Eduardo nel film ‘I Fratelli de Filippo’, il giovane talento dà l’ennesima prova di eccelsa bravura.

Semplicemente magistrale in ogni sfumatura, nel controllo e nella localizzazione della voce, nella mimica e, in generale, nella gestione della comunicazione analogica.

Imponente la presenza scenica.

Semplicemente da brividi quando recita il famoso monologo tratto da ‘Il grande dittatore’.

Siamo sicuri che nel prossimo futuro sentiremo parlare molto di lui.

Così come abbiamo apprezzato moltissimo le scelte registiche, operate da Franco Nappi come dicevamo, che non lascia nulla al caso, ma che gestisce in modo sapiente ogni passaggio della pièce, senza mai strafare, colpendo, piuttosto, per la linearità ed efficacia della messa in scena.

Così come ci è parsa funzionale ed essenziale la scenografia, un sedile, usato spesso dalla Vitiello, dando le spalle al pubblico, e un appendiabiti da cui gli attori prendono, di volta in volta, i costumi di scena.

Impeccabili anche le luci, che riescono a rendere meravigliosamente bene il continuo riferimento alla contrapposizione tra buio e luce, centrale in tutta l’opera.

Lo spettacolo, che invitiamo caldamente a vedere, sarà di nuovo in scena sabato 13 aprile, ore 21:00, e domenica 14 aprile, ore 19:00.

Per info e prenotazioni:
Nouveau Théâtre de Poche
Via Salvatore Tommasi 15/16
Napoli
081-5490928 / 331-2714592
theatre.depoche@libero.it

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Autore Lorenza Iuliano

Lorenza Iuliano, vicedirettore ExPartibus, giornalista pubblicista, linguista, politologa, web master, esperta di comunicazione e SEO.