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Lettera aperta per Maurizio Costanzo

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Franco Bracardi e Maurizio Costanzo


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È appena calato il sipario sulla vita di un uomo, che nel corso della sua carriera giornalistica e di conduttore televisivo, ha saputo entrare nel quotidiano dei telespettatori.

Maurizio Costanzo, classe 1938, ha avuto un percorso lavorativo brillante; il suo nome è legato a numerose trasmissioni televisive, ma quella che lo ha identificato fino al termine dei suoi giorni, è certamente il talk show più famoso d’Italia, il Maurizio Costanzo Show.

Amava la radio Costanzo e i suoi primi passi, nel mondo della comunicazione, li ha dati proprio attraverso questa scatola sonora.

Era affascinato dalla radio, tanto che affermava di sovente, quando veniva intervistato, che quel click di accensione, quell’attacca e stacca di una piccola manopola, collegava il suo silenzio personale, alle sonorità presenti nel mondo degli altri.

Questo filo conduttore comunicativo, lo ha poi fatto approdare in TV, raggiungendo nel corso degli anni, la notorietà che lo ha reso Maurizio Costanzo: il talent scout di tanti personaggi anonimi, diventati per merito suo, i personaggi attuali del cosiddetto mondo dello spettacolo.

Per un uomo come me, nato nel secondo quinquennio degli anni Settanta, il Maurizio Costanzo Show degli anni ottanta, quello del venerdì sera, che andava in onda dopo le ventidue, quando avevo appena dieci anni, era un momento unico e autentico.

Dal palco del Parioli di Roma, in compagnia del suo fraterno amico, il Maestro Franco Bracardi, dai tight colorati, Costanzo ha lanciato verso il successo, decine e decine di persone, in cui aveva intravisto un barlume di talento; ha dato loro quella opportunità di visibilità che, oggi, è a molti preclusa, e in dieci, venti minuti di trasmissione, si giocava la partita per il successo e la notorietà meritata.

L’applauso finale del pubblico in sala, nel momento della fatidica passerella, era l’indice rivelatore del proprio personale messaggio mediatico.

Se Costanzo ti richiamava, significava che avevi bucato lo schermo, che la gente da casa ti aveva apprezzato e che ,quindi, lui, ci aveva effettivamente visto giusto. Impossibile enumerare i tanti che devono la loro carriera artistica, politica, creativa a Maurizio Costanzo.

E infatti, non parlerò di loro, bensì dell’effetto formativo ed educativo che quella specifica trasmissione televisiva ha avuto sui ragazzi della mia generazione.

Io ho cominciato a guardare il suo Talk Show, ai tempi di Nic Novecento, fra il 1985 e il 1986; un giovane attore italiano, molto stimato dal regista Pupi Avati, che purtroppo morì appena ventitreenne, a causa di un problema cardiaco.

Costanzo vi era molto legato, tanto che gli dedicò una puntata del Costanzo Show, nell’ottobre del 2009, invitando appunto, Pupi Avati e la sorella del compianto attore, Dalila Sottani.

Un bambino come me, taciturno, a tratti timido, curioso di imparare tante cose nuove e, soprattutto, conoscere quello che c’era al di là della scuola e della mia famiglia; un ometto che quando guardava il Costanzo Show, entrava in un mondo stimolante, ricco di interessi, pregno di vibrazioni, che lo raggiungevano nella sua più profonda intimità.

Avevo appena dieci anni e, inconsapevolmente, quell’uomo bassino, coi baffetti hitleriani e abbastanza in carne, dalla scatola televisiva col tubo catodico, mi insegnava a nutrire il mio pensiero, a formare il mio discernimento; mi impartiva lezioni d’italiano, di storia, di geografia e lo faceva attraverso le interviste dei tanti personaggi e della stessa gente comune, a cui lui dava l’opportunità di manifestare la propria arte, la propria storia personale, ad essere se stessi.

Questo era il Maurizio Costanzo Show per la gente dei paesini più reconditi della nostra Penisola; un grande contenitore di nozioni, relazioni umane, pianti e sorrisi, riscatti morali e sconfitte edificanti, che rendevano il piccolo e lontano telespettatore di provincia, una persona più empatica, sensibile, e migliore, nel suo personale background culturale.

Chi si è nutrito della cultura di Maurizio Costanzo, ha compreso il valore reale della parola, del rispetto dell’altro, della fatica reale che comporta la costruzione di un’identità personale.

Amato da tanti, odiato da molti; dal palco del Parioli, diceva che i nemici, in un certo qual modo, andavano coltivati, altrimenti la vita era troppo noiosa, e quindi c’è bisogno di chi sostiene il successo.

Maurizio Costanzo, in quegli anni, soprattutto il ventennio 80 – 90, è entrato nel cuore di milioni di persone, ha intervistato i Grandi del momento, a partire giovanissimo da Totò; ha rispettato e attinto dai suoi Maestri, Montanelli, Biagi, Bocca e tanti altri.

Ha condiviso amicizie profonde e autentiche, con scrittori come Alberto Bevilacqua, Romano Battaglia e Alda Merini.

Non esiste un elenco definitivo, perché il suo operato giornalistico e formativo, soprattutto di quegli anni, ha reso fecondo lo spirito di tante persone, che, pur se anonime, hanno sedimentato, inconsapevolmente, le sue preziose gemme culturali.

Costanzo, più che Memoria, sarà ricordo. Mi ha insegnato a pormi al centro delle situazioni e a calibrare, nel giusto modo, l’apertura e la chiusura del sipario.

Il Parioli era Maurizio Costanzo; un rapporto osmotico, che soltanto chi ha visto e vissuto quei momenti può genuinamente ricordare e custodire dentro di sé.

Le mogli, i successi, i figli e tutto quello che lo ha reso il personaggio che era, non prescindono dalla sua originaria essenza di uomo, che ha saputo avvicinarsi ai molti a cui ha dato il valore delle sue origini abruzzesi, che non ha mai reciso o svenduto, in cambio di ingannevoli luccichii edulcorati.

I suoi piedi ben saldi, la sua fisicità, il suo pensiero sono migrati in tanti ragazzini di quegli anni, che sono cresciuti all’ombra di quei riflettori, mancando, forse, in una dose di coraggio, per scrivere a Maurizio del Costanzo Show, il vero e unico Talk Show italiano mai esistito.

Ti sono grato Maurizio.

Adesso la lettera l’ho scritta, ma non alla tua redazione.

Antonio

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Autore Antonio Masullo

Antonio Masullo, giornalista pubblicista, avvocato penalista ed esperto in telecomunicazioni, vive e lavora a Napoli. Autore di quattro romanzi, "Solo di passaggio", "Namastè", "Il diario di Alma" e "Shoah - La cintura del Male".