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I figli di Rasputin

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Rasputin


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La storia dei vinti la scrivono i vincitori.
Winston Churchill

La storia ritorna con i suoi fantasmi e striscia tra le ombre delle anime come una dannazione attesa anche se non voluta. Necessaria come una purificazione, dice colui che non ha più sangue nelle vene e nemmeno un centesimo da elargire. Allora si rivedono i mostri arcaici mai svaniti e, soprattutto, mai sconfitti.

La paura è una meravigliosa finestra che affaccia sulle tenebre: ciò che si deve più temere è l’illusione che la storia dona agli uomini. Quel senso di inafferrabile e morbosa convinzione che nulla sia destinato a finire ma tutto, inesorabilmente, a continuare come un lento e agonizzante furore degli eventi.

Ci sono storie nella storia, personaggi che entrano in scena e che, nonostante la loro parabola li veda annullarsi in un vortice di dolore e orrore, restano attaccati al dopo, come una fiamma mai spenta completamente. Ardono e incendiano e il loro passato è un ponte su un futuro fatto di incertezza e tensioni.

Lasciano profezie, invenzioni di segni e parole indecifrabili al momento, ma, che poi diventano cinica realtà. Credere a loro è un tuffo in una pozzanghera. Sai che ti sporcherai ma quel salto è un atto di libertà puerile, che ti permette di accedere ad un altrove dimenticato o sognato.

Abbonda la storia di sconosciuti ed illustri che forzano le porte del caos e penetrano ovunque, emettendo suoni che frastornano e che pugnalano, che accarezzano o che seducono.

In questi giorni di fitto terrore, viene in mente la figura di Grigorij Efimovič Rasputin. Nel passato ci sono stati personaggi che hanno lasciato un segno tangibile del loro passato, influenzando talvolta le vicende politiche di interi Stati e dinastie, uno di questi è proprio Rasputin.

La breve storia del potente monaco mistico più autorevole della Russia del secolo scorso è la testimonianza di come tale personaggio, attraverso il suo carisma manipolatorio, entrò nelle grazie degli Zar. Costoro, all’epoca dei fatti, erano i sovrani totalitari dello sconfinato regno russo. La sua influenza all’interno della casata dei Romanov destò invidia e sospetto nel dentro della corte russa di cui si circondava gli Zar.

Rasputin, per tale motivo, venne attratto in una congiura ordita ad arte per ucciderlo. Approfittando delle sue debolezze venne attirato in una casa patrizia, avvelenato senza successo, fino ad essere ferito con un colpo d’arma da fuoco e gettato poi nel fiume, dove morì annegato.

Cosa resta di questa breve vicenda? Resta che nel momento più tragico di un Impero, un pellegrino, lascivo e astuto, affiora dalla più profonda provincia siberiana e si muove alla conquista di un pezzo di paradiso. Si presentava come carismatico mistico nei più esclusivi salotti di San Pietroburgo al cospetto di una generazione di russi disorientati. Si considerava un santo. E molti lo vedevano così.

C’è però anche chi lo riteneva un ambiguo contadino ignorante. Non solo, per molti, Grigorij si guadagnò la fama, che non l’avrebbe più lasciato, di appartenere alla setta dei chlysty. Essi credevano che Cristo si potesse incarnare in qualsiasi uomo, letterato o meno. Questi, chiamato Cristo appunto, si univa ad una donna, la Madre di Dio, e guidava la vita spirituale della sua comunità o “arca”. Egli aveva la perspicacia necessaria per penetrare nell’interiorità della gente e sapeva mostrare commiserazione.

La fine di Rasputin è conosciuta anche se infittita da un mistero che normalmente accompagna queste figure dense di significativa ambiguità. Storie più recenti indicano un interesse della Gran Bretagna nel delitto per scongiurare che la Russia firmasse una pace separata con la Germania, cui egli era forse favorevole.

Ma anche se è certo che il monaco ammonisse la guerra come una sventura per il popolo e che il suo intervento fece in modo di evitare che la Russia nel 1912 entrasse nelle guerre dei Balcani, in realtà aveva detto allo zar che per salvare il trono doveva lottare fino alla vittoria.

Oggi che in quelle terre sconfinate si combatte un conflitto che potrebbe rivelarsi come una nuova guerra su una scala maggiormente ampia, si chiede chi stia influendo il pensiero delittuoso di Putin. Chi stia dietro questo scenario apocalittico, spingendo affannosamente verso il baratro un’intera umanità.

Il delirio scioccante di un uomo non può essere la sola causa, dietro di lui si nasconde un mondo di burocrati e mistici ossessivi e ossessionanti che appoggiano, istigano e governano le situazioni affinché tutto sia in linea con le derive complottistiche e di conquista. Voci insistenti già volevano il Presidente della Federazione Russa ormai isolato e distaccato dal vero potere.

Alcuni conferiscono questa irrazionalità alla sua salute psichica che potrebbe essere stata messa a dura prova da due anni di smisurato isolamento per la paura del contagio pandemico. Quando Putin salì al potere per la prima volta, il suo gruppo circoscritto era per lo più formato da ex alleati del KGB di San Pietroburgo, ma riguardava un ristretto Politburo di cui Putin era, forse, solo il volto. In realtà, le decisioni erano prese collettivamente, almeno quelle più importanti.

Oggi, quel piccolo Politburo è stato sostituito da un’élite di Mosca che determina e incide. Oligarchi e potenti complottisti che, spesso, sono anche in competizione tra loro per interessi economici.

Che Putin fosse ostaggio di qualcuno? Certo è che dietro di lui ci sono strateghi della tensione: ovvero teorici dell’uso del capitalismo e delle debolezze occidentali per espandere il potere geopolitico della Russia in Europa e in America.

Ricordiamoci che già nel 2020 il suo gruppo ha cercato nuovamente di influenzare le elezioni americane offuscando l’immagine di Joe Biden attraverso informazioni sul figlio, Hunter, le cui attività nel Consiglio di Amministrazione di Burisma, la società ucraina per l’energia, sono finite nell’occhio del ciclone per via di supposte frodi e persino di cospirazioni contro gli Stati Uniti. Ciò nonostante, i media statunitensi sono diventati più furbi e attenti nell’individuare le campagne di disinformazione russa.

Sempre all’interno del suo cerchio magico ci sono personaggi come Aleksandr Dugin. Una specie di ideologo della linea o della “visione” del Cremlino, soprannominato ‘Putin’s Rasputin’ e non solo per la somiglianza con il mistico russo. Egli è l’autore del manuale strategico che ha foggiato la politica estera di Putin. Rappresentativo è lo slogan coniato: ‘La Russia è tutto, il resto è niente!’.

Fanatico a tal punto da farsi una lettura molto personalizzata del capolavoro di Orweel, ‘1984’. Nelle pagine viene utilizzato il termine Eurasia, ovvero una delle tre superpotenze continentali nate dopo l’ipotetica guerra atomica degli anni Cinquanta. La forma di governo immaginata dal grande scrittore britannico è il neobolscevismo, nato dalle ceneri del Partito Comunista dell’Unione Sovietica. Per Dugin, dunque, questo romanzo distopico non è un avvertimento: è un modello a cui aspirare.

Poi c’è la componente religiosa. In questi giorni sempre più commentatori riferiscono di un Putin “irriconoscibile” e “insolitamente irrazionale”. Si ascrive la stessa incoerenza anche a una sua visione religiosa della storia russa e dei rapporti russo – ucraini.

Lo fa credere, in particolare, l’espressione “spazio spirituale” contenuta nel suo recente discorso:

L’Ucraina è una parte inalienabile della nostra storia, cultura e spazio spirituale.

Durante un suo ultimo pellegrinaggio all’isola di Solovki, Putin ha augurato il ritorno della Russia “alla sorgente del Cristianesimo”. Esistono, quindi, diversi motivi per pensare che il Presidente della Federazione Russa nel decidere di invadere l’Ucraina possa essere stato spinto anche da uno stato d’animo influenzato da turbamenti religiosi che potrebbe contribuire a spiegare la sua irrazionalità.

Senza voler incidere nel riportare che vi è una setta di donne a Bolshaya Yelnya, sulle rive del Volga, che lo venera. Tutte convinte che Vladimir sia la reincarnazione di San Paolo, pregano le sue icone, baciano la sua immagine e spiegano che esiste anche una ragione per questa corrispondenza tra la vita del presidente e quella del santo: sono condottieri, difensori della cristianità e prima di mettersi al servizio della croce erano due miscredenti.

Il quadro è complesso e allo stesso tempo preoccupante. L’ombra di nuovi Rasputin si allunga sulla storia di un popolo che, da sempre, quando si muove, fa tremare l’intero mondo. Oggi più che mai, l’Orso danza sul filo dell’orrore, mentre i suoi figli vengono inghiottiti dalle tenebre.

… Strisceranno lungo le strade d’Europa tre serpenti affamati. E sulle strade dove passeranno non rimarrà che la cenere e il fumo. La loro casa sarà la spada e la loro legge sarà la violenza. E di spada periranno, trascinando nella polvere e nel sangue una civiltà. Quando la spada sarà rimessa nel fodero, ci saranno nuove leggi e nuove bandiere. Ma le leggi avranno ancora il germe della violenza. E quando i tempi lunghi saranno finiti, tre nuovi serpenti ritorneranno a strisciare sulle strade d’Europa, ma questa volta sulla terra segnata non crescerà più filo d’erba.
Grigorij Efimovič Rasputin 

 

 

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Autore Massimo Frenda

Massimo Frenda, nato a Napoli il 2 settembre 1974. Giornalista pubblicista. Opera come manager in una azienda delle TLC da oltre vent'anni, ama scrivere e leggere. Sposato, ha due bambine.