Home Rubriche Lo sguardo altrove Anche i ricchi piangono

Anche i ricchi piangono

593
Titan


Download PDF

L’uomo che ha sperimentato il naufragio rabbrividisce anche in un mare calmo.
Ovidio

Non bastava il Titanic, ci serviva un’altra tragedia. Più piccola a livello numerico di vittime ma, certamente e comunque, drammatica. Ed ecco il Titan. Il piccolo sommergibile che doveva condurre in un “fantastico” viaggio intorno a quello che resta della grande nave inabissata alle 2:20 del 15 aprile del 1912.

Il Titanic, formalmente RMS Titanic, il più grande e lussuoso transatlantico del mondo al tempo, partì per il suo viaggio inaugurale l’11 aprile 1912 da Southampton diretto a New York, affondando solo pochi giorni dopo, il 14 aprile 1912, dopo aver urtato un iceberg. L’impatto avvenne alle 23:40 e la nave affondò in 2 ore e 40 minuti.

Il primo tentativo ufficiale di recupero è stato intrapreso dalla Titanic Ventures Limited Partnership, TVLP, e dall’Institut Français de Recherche pour l’Exploitation de la Mer nel 1987, quando vennero salvati circa 1.800 oggetti.

Il caso del sommergibile Titan ha tenuto il mondo con il fiato sospeso. Scomparsi il 18 giugno nei pressi del sito del relitto del Titanic, i cinque passeggeri hanno finito le scorte di ossigeno il 22 giugno, riducendo ulteriormente le poche speranze di essere ritrovati vivi, nonostante le operazioni di salvataggio.

Un miracolo che purtroppo non è avvenuto, perché OceanGate ha dichiarato la morte dell’equipaggio dopo il ritrovamento della parte posteriore e del telaio di atterraggio del sommergibile in seguito alla “catastrofica implosione” del veicolo.

OceanGate ha condotto spedizioni nel 2021 e nel 2022 e ha in programma 18 immersioni entro la fine del 2023. E ora una sospensione dei viaggi per visitare il relitto del Titanic dovrebbe essere presa “seriamente in considerazione” secondo il Presidente della Titanic International Society, un’associazione senza scopro di lucro fondata nel 1989 per preservare e ricordare la storia del Titanic.

Il suo Presidente, Charles Haas, ha sottolineato che lo stop ai viaggi è necessario per garantire la sicurezza dei turisti, chiedendo, inoltre, un’indagine dettagliata sull’affondamento del sommergibile Titan.

E, appunto, dopo intensi giorni di ricerche, il ritrovamento di detriti in prossimità del relitto del Titanic ha spazzato via qualsiasi residuo di speranza. Un’ipotesi avanzata dalla Marina degli Stati Uniti è quella di una “implosione catastrofica”, ovvero, quello che avviene a un corpo quando la pressione esterna supera le forze interne che le si oppongono: il risultato è il collasso dell’oggetto, uno schiacciamento su se stesso, che si verifica in frazioni di secondo.

Il relitto del Titanic, che era la meta del Titan, si trova a una profondità di circa 4 mila metri, sottoposto ad una pressione di quasi 375 atmosfere, cioè 387,64 chilogrammi per centimetro quadrato. Per raggiungerlo, il Titan avrebbe dovuto impiegare più o meno 2 ore, ma i contatti con il sommergibile sono stati persi dopo circa 1 ora e 45 minuti dall’immersione.

Supponendo che sia stato quello il momento del disastro, il sommergibile, a quel punto della sua discesa, sarebbe stato sottoposto ad una pressione esterna più o meno paragonabile alla forza del morso di un grande squalo bianco.

Tra i passeggeri del Titan c’era un ricco uomo d’affari britannico, che è anche esploratore e turista spaziale, Hamish Harding, 58 anni, amministratore delegato di una società di vendita di jet privati Action Aviation, che ha sede a Dubai.

Insieme a lui, l’uomo d’affari pakistano Shahzada Dawood, uno dei manager più ricchi del suo Paese, con il figlio Suleman, 19 anni appena, proprietari di un gruppo industriale che, nel 2022, ha avuto un fatturato da 1,2 miliardi di euro.

A bordo anche l’esploratore francese Paul-Henry Nargeolet, 73 anni, soprannominato “Mister Titanic” perché aveva guidato diverse spedizioni al Titanic, tra cui la prima, e supervisionato il recupero di molto manufatti dal relitto.

E si era imbarcato con loro anche Stockton Rush, il CEO di OceanGate, la società che ha organizzato la missione, al prezzo di circa 250mila dollari ciascun partecipante. Si era laureato alla Princeton University in ingegneria aerospaziale e aveva fondato la società di esplorazioni marittime nel 2009 proprio con l’obiettivo di far progredire la tecnologia dei sommergibili.

Lo abbiamo scritto nell’ultimo articolo di questa rubrica, Lutto mondiale: il confronto non è mai etico e coerente quando la morte falcia la vita di qualcuno. La nera Signora accomuna, non guarda al reddito, non pensa a chi ha tanto e chi ha niente. È fredda, equilibrata ma non giusta. La differenza c’è tra chi muore dentro un sommergibile per un capriccio e chi muore dentro la stiva di una nave.

Qualcuno ha scritto: per i ricchi spariti a bordo del Titan copertura mediatica e super soccorsi. Le migliaia di migranti annegati, invece, sono solo numeri. C’è stata una vera e propria armata internazionale di navi e aerei, che stanno ancora cercando l’imbarcazione di OceanGate. L’operazione di ricerca e soccorso è mastodontica.

Alla fine, sappiamo chi sono i naufraghi, sappiamo che lavoro fanno, sappiamo come siano composte le loro famiglie, il loro reddito, perfino i loro sogni e le loro aspirazioni. Però non c’è nessun editoriale che accusa i naufraghi di essersi messi in mare a proprio rischio e pericolo. Non c’è nessun politico che accusa i passeggeri di non essere rimasti a casa loro. Questo fa male.

Se poi pensiamo che questo veicolo veniva manovrato con un comunissimo controller wireless per computer Logitech F710, in commercio dal 2013 e attualmente acquistabile online ad appena 44 euro, ci dovrebbe far capire che stiamo parlando di persone che hanno sfidato il destino.

Purtroppo, la differenza tra le centinaia di vittime morte qualche giorno fa, e non ancora ritrovate, a Pylos e questa manciata di naufraghi è mostruosa. Basti pensare che i parenti delle vittime della tragedia in Grecia hanno sostenuto che i migranti hanno pagato 5.000 dollari ciascuno per il viaggio della speranza, senza acqua né cibo, dalla Libia all’Italia.

Possiamo pensare che la morte non fa differenza ma c’è differenza nelle tragedie. Quella di Pylos accomuna tutto il mondo, è un lutto dell’umanità. Quella del Titan può addolorare solo i parenti di chi era in quel sommergibile. Come un dolore che prima o poi viviamo tutti nella nostra vita.

Quello dei migranti è un appello alla vita, un grido di aiuto, la speranza ultima. Viene quasi da pensare che se si è dispersi in mare conviene avere un conto in banca milionario: allora ci verranno a cercare. Anche con grande impegno.

Questa è la lezione che si può trarre dalla tragedia del Titan. Decine di navi e aerei americani, canadesi e francesi hanno e stanno partecipato alle ricerche nella zona dove si trova il relitto del Titanic. Le televisioni di tutto il mondo hanno trasmesso continui bollettini di aggiornamento, fantasticando di richieste di soccorso provenienti dal battello e raccolte dai sonar.

Del peschereccio Adriana che aveva lanciato disperati SOS dalle acque al largo di Pylos, nel Peloponneso, invece? Qualcuno ha affermato che anche la guardia costiera greca è stata immobile. Cosa possiamo aggiungere?

Che i migranti non hanno conti in banca, che non sono personaggi dello spettacolo o celebrità a caccia di brividi negati ai comuni mortali. Non hanno 250.000 dollari a testa per vivere l’emozione di vedere da pochi metri di distanza i resti del più celebre naufragio del ventesimo secolo.

Sono fantasmi in vita che diventano ricordi affondati nel mare. Quindi non meritano la nostra attenzione, non meritano le ricerche, non meritano la mobilitazione delle marine di tre paesi per essere salvati.

Allora, è vero che anche i ricchi piangono ma questo, credetemi, non cambia di una virgola nulla. Il dolore è grande quando muoiono per la disperazione centinaia di persone e centinaia di bambini. In quel girotondo di corpi che galleggiano c’è la nostra sconfitta. Quello dell’uomo e quella di una cultura. Mettere su una bilancia queste due tragedie è quanto di più sbagliato si possa fare. Ma non veniteci a chiedere di avere la medesima pietà.

– Mr. Ismay: Ma questa nave non può affondare!
– Mr. Andrews: È fatta di ferro signore, e le assicuro che può affondare. E affonderà. È una certezza matematica.
Dal film Titanic

Print Friendly, PDF & Email

Autore Massimo Frenda

Massimo Frenda, nato a Napoli il 2 settembre 1974. Giornalista pubblicista. Opera come manager in una azienda delle TLC da oltre vent'anni, ama scrivere e leggere. Sposato, ha due bambine.