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Il culto delle Anime pezzentelle

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Anime pezzentelle


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I napoletani sono un popolo ricco di tradizioni e credenze e alcune di queste possono apparire macabre, fra queste va ricordata il culto delle Anime pezzentelle, che incarna il rapporto dei napoletani con la morte

Prima che fosse costruito il Cimitero delle 366 fosse, primo camposanto al mondo per gli indigenti, di cui abbiamo parlato in un precedente articolo, i poveri venivano seppelliti in fosse comuni.
Il culto delle Anime pezzentelle o Anime del Purgatorio, ebbe origine nel 1600, quando la peste decimò di oltre due terzi la popolazione.

Qualche anno prima, il Concilio di Trento aveva proposto la cura delle anime dei defunti come una delle principali pratiche religiose per stabilire, attraverso preghiere e messe in suffragio, un legame liturgico tra vivi e trapassati.

Quindi, tramite suppliche, le anime che soggiornavano nel Purgatorio, espiavano più velocemente i loro peccati e volavano in Paradiso.

Dal canto suo, la Chiesa Cattolica vide anche un mezzo per raccogliere offerte ed elargizioni, tanto che era diventato obbligo, di ogni buon credente, preoccuparsi di lasciare un testamento che indicasse la cadenza di Celebrazioni liturgiche per la remissione della pena temporale inflitta in sconto dei peccati commessi nel corso della vita terrena del defunto.

Inoltre, i vivi, si preoccupavano di favorire l’ascesa delle anime in Paradiso e di assicurare loro il refrigerio dalle fiamme del Purgatorio durante il periodo di tribolazione, come mezzo per espiarne le colpe consentendo, così, la loro ascesa.

A Napoli tutto ciò assunse un connotato diverso, come al solito è un mondo a sé e ciò che può sembrare strano in qualsiasi altro posto nella dimora di Partenope non lo è.

La relazione diretta con l’anima va oltre, scavalca il limite del tempo della vita e penetra in quello che oltrepassa l’esistenza attraverso rituali dove la pietas popolare mostra tutta le sue più profonde sfaccettature.

Oggetto di culto diventano, soprattutto, quelle anime anonime, abbandonate e senza nome, quelle i cui corpi, che non avevano beneficiato dei riti di compianto, venivano sepolti nelle fosse comuni.

Il rapporto si stabilisce attraverso l’adozione da parte di una famiglia o di un singolo di un teschio, che, secondo la tradizione, è sede dell’anima, che viene scelto, curato, accudito e ospitato in apposite nicchie.

L’anima pezzentella, dal latino petere, cioè chiedere per ottenere, anonima o abbandonata, invoca il refrigerio, l’alleviamento della pena, e colui che l’ha adottata, la persona in vita, a lei chiede grazia e assistenza.

Da un tempo senza tempo la pietà popolare si prende cura di crani senza nome, identificandoli con le anime del Purgatorio, anime il cui abbandono continuerebbe anche nell’altra vita se non fosse per le cure pietose dei devoti.

Molti di questi teschi si trovano nell’ipogeo del Complesso del Purgatorio ad Arco, dove scarabattoli, nicchie e altarini, raccontano una storia antica, dove si mescolano fede, preghiere e speranze.

Lumini, fiori, rosari, piccoli oggetti, messaggi scritti e riposti tra le pieghe dei cuscini dove riposano i teschi, testimoniano la cura, l’amore e la fiducia riposta in tali anime antiche.

L’anima più amata è quella di Lucia. Il teschio con il velo da sposa, ornato di una preziosa corona, è custodito accanto ad una coppia di crani che, nell’immaginario popolare, rappresentano i servitori della giovane, una principessa morta giovanissima subito dopo le nozze.

A quest’anima la tradizione popolare ha dedicato un complesso altarino, eleggendola protettrice delle spose e mediatrice per preghiere e invocazioni.

L’antico culto, sopravvissuto a guerre e carestie, si manifesta nel tempo in tutta la sua intensità, tanto che nel 1969 il Cardinale Ursi lo vieta, perché era oramai troppo diffuso il ricorrere a resti anonimi, piuttosto che ai santi.

Ancora oggi, il rapporto di reciproco ausilio non si interrompe mai, né di notte né di giorno: le grate che mettono in comunicazione la strada e l’ambiente sotterraneo dell’edificio sacro consentono alle voci, ai lamenti, alle preghiere di raggiungere in qualsiasi momento il teschio che gode della protezione, mentre un pensiero, un fiore, un lumino acceso, sostengono, nella dura lotta per il Paradiso, le anime del Purgatorio, generosamente accolte nel vasto ipogeo della chiesa.

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Autore Mimmo Bafurno

Mimmo Bafurno, esperto di comunicazione e scrittore, ha collaborato con le maggiori case editrici. In uscita il suo volume "Image EDITING", attualmente collabora con terronitv.