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Salvo D’Acquisto, il Carabiniere eroe

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Salvo D'Acquisto


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Sono trascorsi ottant’anni ma il suo gesto coraggioso è ancora impresso nella mente e nel cuore del popolo italiano

Beato quel popolo che non ha bisogno di eroi, affermava il drammaturgo tedesco Bertolt Brecht intorno agli anni trenta – quaranta del XX secolo.

Oggi vogliamo ricordare la storia di un eroe italiano, un giovane Vicebrigadiere di appena ventidue anni, che si autoaccusò di un crimine non commesso per salvare 23 uomini.

Siamo nel 1943, l’Italia ha chiesto l’armistizio agli alleati e dichiarato guerra alla Germania. Il Re sabaudo è scappato a Brindisi, l’esercito è allo sbando e la penisola è contesa da angloamericani e tedeschi, con gli italiani divisi, che patteggiano per una o l’altra fazione.

I teutonici si comportano da invasori e, in caso di attentato, applicano il rapporto uno a dieci, ovvero per ogni morto tedesco, 10 italiani giustiziati.

A Palidoro, vicino Roma, subiscono un attacco dai partigiani e, in mancanza di un colpevole, rastrellano 23 uomini, che vengono condannati alla fucilazione. Il Vicebrigadiere dei Carabinieri Salvo D’Acquisto si autoaccusa di attentato e si immola al patibolo, salvando i prigionieri.

Conosciamolo meglio.

Salvo Rosario Antonio D’Acquisto nasce a Napoli nel 1920, in un rione popolare, primogenito di cinque figli di una famiglia con profondi valori cristiani. Frequenta le scuole fino al Ginnasio, per iscriversi al Conservatorio di ‘San Pietro a Majella, come aspirante baritono.

A 19 anni entra volontario nell’arma dei Carabinieri. Con l’entrata in guerra dell’Italia sceglie di partire per il fronte della Libia italiana, dove trascorre alcuni mesi. Viene ferito a una gamba durante uno scontro a fuoco con le truppe alleate. Dopo aver contratto la malaria, rientra in Patria per una licenza di 3 mesi.

Dal 13 settembre 1942 viene aggregato alla Scuola Centrale Carabinieri Reali di Firenze, dove ottiene il grado di Vicebrigadiere ed è assegnato alla stazione Carabinieri di Torrimpietra, un paesino a una trentina di chilometri da Roma, che oggi ricade nel comune di Fiumicino.

Dopo l’8 settembre 1943 un reparto di paracadutisti tedeschi si stanzia presso Palidoro, che rientra nella giurisdizione territoriale della stazione Carabinieri di Torrimpietra.

Il 22 settembre dello stesso anno, nel corso di un’ispezione di casse di munizioni abbandonate e sequestrate dai finanzieri tempo addietro, a causa dell’esplosione degli ordigni usati per la pesca di frodo muoiono due soldati tedeschi e altri due rimangono feriti.

I tedeschi attribuiscono l’esplosione ad un attentato dei partigiani e chiedono la collaborazione dei Carabinieri affinché siano individuati i colpevoli; in caso contrario eseguiranno una rappresaglia sulla popolazione civile.

La stazione dei Carabinieri, in assenza del Maresciallo, è retta dal Vicebrigadiere Salvo D’Acquisto, il quale, l’indomani, dopo le indagini, riferisce che l’accaduto è da considerarsi un caso fortuito, un incidente privo di autori, ma il feldmaresciallo Albert Kesselring respinge la tesi e ordina una rappresaglia.

Il 23 settembre vengono catturati 23 uomini e un ragazzino, scelti a caso fra gli abitanti della zona, e 22 di loro sono portati sul luogo dell’esecuzione.

Si tiene un processo sommario in cui tutti i prigionieri professano la loro innocenza. In piazza vengono condotti anche D’Acquisto e un altro abitante ritenuto un Carabiniere, Angelo Amadio, che sarà l’ultimo testimone del sacrificio del nostro eroe.

Salvo ribadisce la tesi dell’incidente e che gli ostaggi e gli altri abitanti della zona sono, dunque, tutti incolpevoli, argomentazione che viene nuovamente rigettata e il Vicebrigadiere e i prigionieri vengono trasferiti fuori dal paese.

Con l’ausilio di alcune vanghe sono costretti a scavare una grande fossa comune nei pressi della Torre di Palidoro, davanti al mare, per la loro fucilazione.

Le operazioni si protraggono per alcune ore e, una volta concluse, diviene chiaro che i tedeschi metteranno davvero in atto la loro minaccia.

D’Acquisto, a questo punto, si addossa la responsabilità dell’attentato. I 23 prigionieri sono rilasciati e corrono via senza voltarsi indietro. Solo Angelo Amadio, liberato per ultimo perché dimostra di essere un operaio delle ferrovie e non un Carabiniere, riesce a sentire gli spari e un ‘Viva l’Italia’ pronunciato dal Vicebrigadiere prima di cadere sotto i colpi dell’artiglieria tedesca.

Il corpo rimane sepolto lì per una decina di giorni, poi, due donne della zona lo prelevano per dargli degna sepoltura presso il Cimitero di Palidoro.

Nel giugno 1947, la salma viene traslata a Napoli, sua città natale, e tumulata presso il Sacrario Militare di Posillipo.

Il 22 ottobre 1986 le spoglie, dopo essere state onorate in una camera ardente allestita presso la Caserma del Comando Gruppo Carabinieri di Napoli, vengono spostate nella prima cappella sulla sinistra della Basilica di Santa Chiara.

Nel 1983 viene annunciato l’iter di una causa di canonizzazione, sospesa, però, nel 2007, anche se

Giovanni Paolo II, in un discorso ai Carabinieri del 26 febbraio 2001, afferma:

La storia dell’Arma dei Carabinieri dimostra che si può raggiungere la vetta della santità nell’adempimento fedele e generoso dei doveri del proprio stato.

Penso, qui, al vostro collega, il Vicebrigadiere Salvo D’Acquisto, medaglia d’oro al valore militare, del quale è in corso la causa di beatificazione.

A Salvo D’Acquisto vien conferita la Medaglia d’Oro al valore militare con la seguente motivazione:

Esempio luminoso d’altruismo, spinto fino alla suprema rinuncia della vita, sul luogo stesso del supplizio, dove, per barbara rappresaglia, era stato condotto dalle orde naziste insieme con 22 ostaggi civili del territorio della sua stazione, pure essi innocenti, non esitava a dichiararsi unico responsabile di un presunto attentato contro le forze armate tedesche.

Affrontava così – da solo – impavido la morte, imponendosi al rispetto dei suoi stessi carnefici e scrivendo una nuova pagina indelebile di purissimo eroismo nella storia gloriosa dell’Arma.

A lui sono state dedicate vie e piazze in tutta Italia, caserme dei Carabinieri e numerose scuole, affinché il suo fulgido gesto sia da esempio per le prossime generazioni.

Il suo estremo atto di eroismo ha ispirato anche numerosi film, il più toccante dei quali, forse, è quello interpretato da Massimo Ranieri, anche per la straordinaria somiglianza tra i due.

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Autore Mimmo Bafurno

Mimmo Bafurno, esperto di comunicazione e scrittore, ha collaborato con le maggiori case editrici. In uscita il suo volume "Image EDITING", attualmente collabora con terronitv.