Home Rubriche Tracce dal meridione A Napoli il primo cimitero al mondo

A Napoli il primo cimitero al mondo

989
Cimitero delle 366 Fosse a Napoli


Download PDF

Come ben sapranno i miei venticinque lettori, il Regno di Napoli e quello Delle Due Sicilie, prima del 1861, contavano oltre 50 primati tra cui uno singolarissimo: il primo cimitero per i poveri costruito fuori le mura cittadine, quelle aragonesi, in gran parte visibili ancora oggi.

Ferdinando IV, quello che la storiografia filo sabauda ha sbeffeggiato come rozzo e ignorante, incaricò l’architetto Ferdinando Fuga, già progettista del Real Albergo dei Poveri, che nelle intenzioni doveva essere il palazzo al coperto più grande d’Europa, di costruire un luogo dove gli indigenti potessero trovare degna sepoltura e che limitasse il problema della diffusione delle epidemie.

Fu individuato un sito sulla collina di Poggio Reale e, nel 1762, quattordici anni prima della Rivoluzione americana e ventisette anni prima della Rivoluzione francese, a Napoli sorse il primo cimitero per i poveri, che assunse la denominazione di Cimitero di Santa Maria del Popolo, in riferimento alla chiesa dell’Ospedale degli Incurabili.

Fu scelto questo nome perché la prima proposta di costruire una necropoli per i meno facoltosi e, soprattutto, fuori dalle mura cittadine fu fatta dall’ospedale a Ferdinando IV.

Prima di questa data, mentre i ricchi disponevano di cappelle e monumenti funebri all’interno delle chiese, i bisognosi venivano sepolti in fosse comuni, la più famosa era la “piscina”, come veniva affettuosamente chiamata la cavea dell’Ospedale degli Incurabili. Con il “campo santo” di Santa Maria del Popolo, i poveri ricevettero una degna sepoltura.

Furono costruite 366 fosse quadrate, una per ogni giorno dell’anno, bisestile compreso, che misuravano quattro metri e venti centimetri per lato ed erano profonde otto metri, dove veniva posta una rete e tutti quelli morti in quel determinato giorno venivano ammassati uno sopra l’altro.

A fine giornata, dopo la benedizione del sacerdote, la fossa veniva chiusa con una lastra di piperno, che recava un numero, da 1 a 366, mentre i nomi delle persone sepolte venivano registrate su di un apposito registro.

Le fosse erano disposte in un quadrato di diciannove fila per lato, tranne l’ultima, che ne contava diciotto, per un totale di trecentosessanta, mentre le ultime sei, che secondo la numerazione progressiva erano riservate a chi moriva nel periodo tra Natale e San Silvestro, si trovavano al coperto.

Trascorso un anno dalla tumulazione, la fossa veniva riaperta e i corpi, oramai decomposti e ridotti ad un cumulo di ossa, venivano traslati in un ossario e la buca era pronta ad accogliere nuove salme.

Anche gli ossari erano delle cavità che contenevano le ossa di un anno solare identificato dai numeri romani, il tutto sempre registrato su appositi registri.

Facciamo un esempio. Gennaro. che era deceduto il 14 febbraio 1765, veniva posto nella fossa numero 45, quarantacinquesimo giorno dell’anno, il suo nome veniva catalogato in un particolare fascicolo e il suo cadavere avrebbe riposato lì per un anno. Il 14 febbraio 1766 i suoi resti sarebbero stati posti in un ossario che recava la scritta: MDCCLXXVI OSSARIUM.

Il Cimitero di Santa Maria del Popolo o delle 366 fosse, come è anche conosciuto, ha preceduto di oltre 40 anni l’editto di Saint-Cloud, con il quale Napoleone obbligava la costruzione di luoghi di sepoltura fuori le mura delle città.

Per oltre un secolo, i cadaveri venivano scaraventati alla meno peggio nelle fosse, fino a quando, nel 1875, una baronessa inglese, che aveva perso la figlia a causa del colera, donò un argano in ferro, che permise alle spoglie di essere adagiate delicatamente nella fossa.

Nel 1890, dopo oltre un secolo di attività ed aver accolto oltre un milione di cadaveri, il cimitero fu chiuso.

Print Friendly, PDF & Email

Autore Mimmo Bafurno

Mimmo Bafurno, esperto di comunicazione e scrittore, ha collaborato con le maggiori case editrici. In uscita il suo volume "Image EDITING", attualmente collabora con terronitv.