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Socializzare solo con la mente

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Social Metaverso


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Facebook ha recentemente rinominato l’azienda richiamando l’attenzione sul suo prossimo social media 2.0, che diventerà un Social Metaverso.
Per molti esperti del settore dell’entertainment, Oculus, la divisione di Facebook per la Realtà Virtuale, sembra essere la soluzione tecnologica che segnerà la strada dello sviluppo della nuova piattaforma, soprattutto riflettendo sulle experience tools immersive del metaverso sociale precursore: Second Life.

Come non dar ragione a questi esperti?

Chi ha provato l’ultima release di Oculus e il suo First Steps non può non convincersi che Facebook, con la sua Realtà Virtuale, farà immergere i suoi user in spettacolari universi virtuali grazie a questa rivoluzionaria tecnologia.

In un precedente articolo riporto che Facebook starebbe per assumere 10.000 addetti per la sua nuova avventura imprenditoriale basata sulla costruzione dei metaversi.

E se questo è vero, mi chiedo perché ci sia bisogno di tutte queste altre ulteriori risorse per costruire la nuova piattaforma. Una risposta me la sono data, anche perché sono impegnato a lavorare con il mio team su questi temi.

Con la nostra organizzazione sono già diversi mesi che stiamo infatti approcciando il tema metaversi per definire il futuro sviluppo di nuovi business BtB da inserire nel nostro portafoglio, implementando i nostri servizi creativi per la comunicazione, attraverso la fertilizzazione delle competenze e il know-how che abbiamo perfezionato in 20 anni, nel cinema digitale e nella produzione di contenuti digitali e di effetti visivi digitali.

Sebbene abbiamo a disposizione anche una nostra piattaforma proprietaria per far girare i nostri metaversi, il dilemma è ancora tutto nella domanda: in un metaverso prossimo futuro le user experience saranno davvero così come le stiamo immaginando oggi?

Cosa starà sviluppando Facebook, che con la sua potenza economica sta costruendo il trend e detterà la linea per tutti i suoi follower?

Da qualche mese abbiamo acquisito delle interfacce neurali. L’investimento è stato deciso perché abbiamo avviato una ricerca applicata nel campo delle interfacce informatiche uomo / macchina. La nostra ricerca è vocata a perseguire due filoni di sperimentazioni.

Il primo per lo sviluppo di contenuti digitali da far girare su piattaforme digitali pensate per il wellness psicofisico basato sulla risonanza empatica multisensoriale, che ci offre anche l’opportunità di evolvere il concetto nel campo del neuromarketing.

Il secondo, più futuristicamente visionario, ma non tanto come si potrebbe pensare, per sviluppare applicazioni di controllo del movimento di modelli CGI3D senza azioni fisiche; in sostanza, tramite la mente si tende verso la capacità di spostare oggetti e controllare le cose nello spazio virtuale, usando solo il pensiero.

Su Wikipedia, alla voce Interfaccia neurale si legge:

Una interfaccia neurale, nota anche con il termine inglese Brain-Computer Interface\BCI (interfaccia cervello – computer) è un mezzo di comunicazione diretto tra un cervello (o più in generale tra parti funzionali del sistema nervoso centrale) e un dispositivo esterno quale ad esempio un computer. Nelle classiche BCI mono-direzionali, il dispositivo esterno riceve comandi direttamente da segnali derivanti dall’attività cerebrale, quali ad esempio il segnale elettroencefalografico. Le interfacce neurali monodirezionali rappresentano quindi la funzione complementare a quella delle neuroprotesi, che invece sono dedicate tipicamente al sistema nervoso periferico. Le BCI bi-direzionali combinano un descritto canale di comunicazione con una linea di ritorno che permetterebbe lo scambio di informazioni tra il dispositivo esterno e il cervello.

Nel contesto dell’ingegneria biomedica e della neuroingegneria, il ruolo svolto dalle BCI viaggia nella direzione di realizzare sistemi di supporto funzionale e di ausilio per le persone con disabilità. L’acquisizione e l’interpretazione di segnali elettroencefalografici è stata utilizzata con successo per comandare il movimento di una sedia a rotelle su percorsi predefiniti, o la sintesi vocale di un set definito di parole. Applicazioni nel campo della domotica sono in fase di studio.

A supporto della ricerca applicata, ovviamente, studiamo l’andamento e i progressi, di quella teorica. E cosa scopro? Che Facebook, oltre al team Oculus di ricerca e sviluppo, ha un altro gruppo di ricerca che lavora in parallelo, impegnato nella ricerca e sviluppo delle interfacce neurali, che sta contribuendo ad aprire la strada a quella che potrà essere la futura piattaforma per le esperienze virtuali dell’azienda di Menlo Park.

Facebook

Mi rendo conto, dunque, che Facebook, fino ad ora, ha svolto un lavoro incredibile sulle interfacce uomo / macchina – cervello / computer, collaborando con università e centri di ricerca per costruire, ad esempio, dispositivi che possano consentire alle persone disabili di parlare.

Poiché sappiamo che oggi in Sanità le interfacce cervello / computer già consentono ad un tetraplegico di pilotare con la mente la sua sedia a rotelle robotica, oppure in aereonautica di fare sperimentazioni per pilotare l’avionica di un aereo con la mente, ecco che l’intuizione di cosa potrà essere Meta, il metaverso di Facebook, non è difficile per un addetto del settore.

I sistemi di controllo tradizionali, come i controller per videogiochi, richiedono di utilizzare i movimenti fisici per premere pulsanti o muovere joystick e comandare, così, un computer o una console della playstation.

Ma cosa succederebbe se i movimenti delle nostre mani fossero letti ed interpretati con precisione così come stabilito dalla nostra mente, in modo da non dover manovrare controller, muovere mouse o spingere i tasti?

Questo è esattamente ciò che consente di fare la nuova interfaccia neurale di Facebook, che ha acquisito CTRL Labs nel 2019 e, da allora, ha lavorato per costruire un dispositivo simile ad un braccialetto in grado di consentirci di guidare le interfacce digitali utilizzando i segnali elettrici che attraversando le braccia, sono trasportati dai nervi e consentono al cervello di direzionare il movimento delle mani e delle dita.

Con impostazioni predefinite, si ottiene il controllo su ogni dito e l’esecuzione di movimenti come la presa e il puntamento. L’idea alla base di CTRL Labs è quella di rendere il processo di interazione con il mondo digitale più intuitivo ed organico, catturando e interpretando i segnali, e di utilizzarli per ottenere la gestione delle cose virtuali nel mondo cibernetico.

Lo stato attuale della tecnologia è davvero impressionante e non è difficile pensare che sarà migliorato di molto nei prossimi anni. Rispetto alla concorrenza sembra che Facebook sia già molti anni avanti nella creazione di dispositivi di interfaccia neurale pratici e pronti per i consumatori, alimentati da sensori per il bio-feedback, risolvendo l’ostico problema dell’usabilità, che si riscontra nella fruizione immersiva di mondi virtuali e metaversi come l’oramai “anziano” Second Life.

È proprio vero che Ready Player One è ancora più vicino!

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Autore Vittorio Alberto Dublino

Vittorio Alberto Dublino, giornalista pubblicista, educatore socio-pedagogico lavora nel Marketing e nel Cinema come produttore effetti visivi digitali. Con il programma Umanesimo & Tecnologia inizia a fare ricerca sui fenomeni connessi alla Cultura digitale applicata all’Entertainment e sugli effetti del Digital Divide Culturale negli Immigrati Digitali. Con Rebel Alliance Empowering viene candidato più volte ai David di Donatello vincendo nel 2011 il premio per i Migliori Effetti Visivi Digitali. Introducendo il concetto di "Mediatore della Cultura Digitale" è stato incaricato docente in master-post laurea.