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Questione di credibilità

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credibilità


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Oggi comincio la lezione con un problema di natura semantica.

Spesso noi italiani impieghiamo un aggettivo, incredibile, in un’accezione diversa rispetto al suo significato originario:

  • Messi ha segnato un gol incredibile!
  • Mio cugino ha un’incredibile faccia tosta.
  • Incredibile, fai sempre lo stesso errore…

In questi e altri esempi l’aggettivo è volto a enfatizzare uno stato d’animo di stupore, meraviglia e il senso è simile a “Oh mio Dio, non ci posso credere!” da cui, appunto, la parola “incredibile”. Tuttavia ci sono molti altri aggettivi più pertinenti: meraviglioso, pazzesco, ecc. Ricorda che tutte le frasi sono migliorabili:

  • Messi ha segnato un gol da antologia!
  • Mio cugino ha una faccia di bronzo.
  • Sei incorreggibile, fai sempre lo stesso errore…

La premessa a questa nuova lezione ha come primo obiettivo quello di rammentarti la necessità – ma forse dovrei dire l’obbligo morale – di selezionare con cura le tantissime parole disponibili nel nostro dizionario.

Ricordo che da bambino offesi mio fratello dicendogli che possedeva un vocabolario limitato, cosa peraltro non vera: beh, se la prese e non mi parlò per giorni! E se lo ricorda ancora oggi che è giornalista.

Tuttavia l’obiettivo numero uno, nonché argomento odierno, scaturisce dal vero significato del termine “incredibile” che è, manco a dirlo, “non credibile”, qualcosa che si faccia fatica a credere.

Hai mai sentito o letto espressioni come non sei credibile, la versione più credibile o hai perso credibilità? Proprio di questo ti voglio parlare oggi: di credibilità. Perché una delle cose più importanti quando si scrive, forse la più importante in assoluto, è rendersi credibili agli occhi dei lettori.

Pensaci un attimo. Puoi scrivere come Jane Austen o concepire trame elaborate degne di Alexandre Dumas padre, ma la buona scrittura non basta. Chi scrive narrativa in fondo non fa che raccontare storie. E le storie devono essere credibili.

Si dice che in Italia ci siano pochi lettori. Io non lo so, dal mio punto di vista ci sono molte persone che leggono ma quello che so per certo è che chi legge non vuol essere trattato come un cretino. Anche chi ha letto solo le ‘50 sfumature’ in tutta la sua vita. Quel libro, perfino quel libro, deve essere credibile – cioè raccontare anzitutto una trama plausibile e presentare personaggi verosimili.

La mia attività di direttore editoriale mi porta a leggere e a valutare parecchi manoscritti ogni mese. Uno dei testi che mi è capitato fra le mani era ambientato a New York. A un certo punto uno dei personaggi – che si era trasferito da poco negli USA – gettava i resti del pranzo nel cestino dei rifiuti non riciclabili, e la sua convivente americana lo rimproverava perché avrebbe dovuto metterli in quello dell’umido. Ora, l’intera scena è costruita sull’errore del personaggio, ma il vero errore l’ha commesso l’autore perché a New York tutti utilizzano il tritarifiuti. Ogni lavandino ne ha uno installato.

Oppure, mi è arrivato in visione un romanzo storico. Neanche malaccio per com’era scritto, ma il protagonista era il figlio di un vassallo dell’era feudale che non voleva andare a scuola. Adesso va bene tutto, ma ti pare che in pieno Feudalesimo i contadini potevano permettersi di far studiare i figli? E, nel caso, i figli di rifiutare una simile fortuna?

Non si tratta di essere fiscali o rompiscatole, e non è nemmeno un approccio da editore. Sono prima di tutto un lettore, anzi un lettore consapevole. Di persone simili a me, più pignole di me, ce ne sono a centinaia di migliaia. Pertanto è fondamentale scrivere una storia che stia in piedi.

Quali suggerimenti posso darti a tal proposito? Prima di tutto devi sapere che la credibilità di un testo narrativo si misura da molti punti di vista:

  • Trama;
  • Caratterizzazione dei personaggi;
  • Ambientazione;
  • Dialoghi;
  • Dettagli.

Sotto ogni aspetto il tuo racconto dovrà essere credibile, con un’attenzione ancora più marcata nei confronti dei dialoghi. Le sequenze dialogiche presentano un grado di difficoltà maggiore, perché scrivere un buon dialogo è diverso da scrivere un buon italiano: devi considerare chi parla, il personaggio cui stai dando voce; la sua estrazione sociale; la sua cultura; la sua età; la sua regione geografica; se ha modi di dire; se ha difetti di pronuncia e molte altre cose. E anche il periodo storico in cui la storia è ambientata. Un adolescente che incontra un amico per strada non può rivolgersi al compagno come un accademico della Crusca, tanto per capirci. Un venditore ambulante che vede passare una bella ragazza al mercato non può chiamarla “madamigella”. O, se lo fa, la sta prendendo in giro.

Tieni presente questo: una cosa è il lessico generale del racconto – ossia il registro narrativo – e un’altra il parlato dei personaggi. Quando parliamo con gli altri, nella vita reale, adottiamo differenti stili di comunicazione.
Se chiedo un prestito al direttore della mia banca avrò un linguaggio più forbito e mi sarò fatto la barba, ma quando telefono a un caro amico adotterò di sicuro un gergo più “familiare” e potrebbe scapparmi anche qualche parolaccia o espressione dialettale. Se i tuoi personaggi fanno questo, cioè se tarano il proprio linguaggio a seconda delle circostanze, risulteranno più veri.

La stessa cosa vale per i dettagli. Se hai deciso di inserire un’informazione nel tuo racconto, assicurati che corrisponda a verità o sia almeno plausibile. Se non lo è, hai due scelte: se l’informazione è importante per l’economia della trama, modificala affinché sia più credibile; se è solo un arricchimento fine a se stesso e non cambia la prospettiva della storia, fai prima a toglierla!

Esistono comunque alcune regole base circa la credibilità narrativa:

  1. Scrivi ciò che sai. Se conosci bene la materia o l’argomento su cui hai incentrato la storia, è più facile essere credibile. Per intenderci, io che di danza classica non ne capisco un’acca non mi sognerei mai di concepire un romanzo su questo tema;
  2. Ambienta la storia in un posto che conosci. È una sotto-regola della precedente. Se conosci bene un luogo, la descrizione degli scenari sarà molto più veritiera;
  3. Documentati sempre. Se vuoi trattare argomenti che non conosci bene, far muovere i tuoi personaggi in posti esotici che non hai visitato o in altre epoche storiche, libero di farlo. Ma informati, studia bene e documentati per non commettere errori grossolani che farebbero perdere fiducia nel racconto.

Bonus: la Regola delle Regole.

Chiediti, sempre e di continuo: «Ho scritto una cretinata?» Mettiti sempre in discussione e ricorda, il dubbio è tuo amico. Rileggi quello che scrivi e poniti domande: perché? Com’è possibile? Siamo sicuri che questo vada bene? Se non hai la risposta, documentati: ci sono i libri, le enciclopedie e naturalmente Google, che spesso ci salva la vita aiutandoci a scrivere in modo più credibile.

Per fare questo però bisogna che eviti di specchiarti nella scrittura, cioè di compiacerti troppo e dire: «Come son bello, come son bravo».
Non innamorarti di ciò che scrivi. Fa’ in modo che i lettori si innamorino di come scrivi.

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Autore William Silvestri

Autore, formatore e direttore editoriale di Argento Vivo Edizioni. Prima di entrare nel mondo dell'editoria ha pubblicato i romanzi 'Divina Mente', 2011, 'Serial Kinder', 2015, e 'Ci siete mai stati a quel paese?', 2017, 'Io e la mia scimmia', 2019, oltre al saggio esoterico 'Chi ha paura del Serpente?', 2015.