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Antropologia del personaggio

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Antropologia del personaggio


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Riprendiamo il discorso sulla caratterizzazione dei personaggi e concentriamoci su qualcosa di nuovo.

Abbiamo visto la volta scorsa come esistano differenti piani di caratterizzazione, che in maniera del tutto arbitraria ho chiamato “livelli” e vanno da uno strato più superficiale – descrizione fisica – a uno stadio quasi etereo, esoterico, ossia nascosto, cioè la simbologia di un determinato personaggio, oggetto a lui collegato o addirittura comportamento.

Proprio sul comportamento noi dobbiamo focalizzarci oggi. Se è vero che una descrizione fisica sommaria siamo capaci tutti di renderla su carta (prova a descrivere il tuo attore preferito senza conoscerlo: ti basta una foto per realizzare una descrizione precisa), già più complicato è riportare i suoi comportamenti in una storia. Specie se quel personaggio te lo sei inventato, del tutto oppure in parte. Sì, stiamo parlando della caratterizzazione antropologica e credimi, non è così facile come tu possa ipotizzare.

Togliamoci il dente con il “solito” etimo greco. L’antropologia è la scienza che studia l’uomo (inteso come essere umano) e i suoi comportamenti, da àntropos che vuol dire appunto “uomo”. Provare a caratterizzare un personaggio di finzione su questo piano significa perciò modellarne i comportamenti.

Questo concetto racchiude tutto: il suo atteggiamento mentale e nei confronti della vita; le sue reazioni di fronte a determinate situazioni; il suo comportamento quando è solo, e quando interagisce con gli altri personaggi della storia; e molte altre cose che non è il caso di continuare a elencare. In generale, tutti i comportamenti che una persona vera può avere nella sua vita nei contesti più svariati, sono in teoria replicabili o costruibili in un rapporto storia/personaggio.

Facciamo una digressione. Esiste un rapporto, una legge che secondo me è una delle due che regolano l’universo: la Legge di causa ed effetto. L’altra, se te lo stai chiedendo, è la Legge dell’attrazione. Cosa ci insegna la legge di causa-effetto? Che a una determinata azione, corrisponde una certa reazione. Ma attenzione, non è un assioma universale.
Mi spiego meglio: se mentre ti trovi in ascensore con un inquilino del tuo palazzo va via la corrente, non è detto che avrete la medesima reazione. Magari uno dei due manterrà la calma, l’altro invece potrebbe farsi prendere dal panico. Dipende dalla persona, dal suo carattere, da come reagisce in una situazione anche imprevista: cioè, per l’appunto, dalla sua reazione.

Le persone non sono interruttori binari, acceso e spento. Non esistono l’Estroverso, l’Introverso, il Simpatico, l’Antipatico, il Buono e il Cattivo. Ogni qualità di una persona, positiva o negativa che sia, non può essere un valore assoluto: è più un coefficiente, un indicatore che si posiziona a un certo punto di un’ipotetica gamma o scala di valori.

Ad esempio, supponiamo che la signora Serena Buonadonna sia la persona più pacata, tranquilla e rilassata che esista al mondo. Secondo te possiamo affermare che lei, in una scala da uno a 100, sia tranquilla 100, o meglio: che lo sia sempre? E se mentre si trovasse in banca entrassero dei rapinatori e scegliessero proprio lei come ostaggio, puntandole la pistola alla tempia, non credi che in questo caso il suo indicatore di tranquillità scenderebbe?

Tutto questo per dirti che è molto difficile descrivere i comportamenti umani. Per le persone vere è quasi impossibile: non si finisce mai di imparare e di conoscere le persone, questo immagino tu lo sappia. Grazie al cielo, però, per noi che scriviamo un piccolo vantaggio c’è: nel nostro caso si tratta di persone “finte”, personaggi di fantasia e, in definitiva, siamo noi che decidiamo come reagirà la signora Buonadonna durante la rapina. Fermo restando che la sua reazione dovrà essere coerente con il personaggio, in un certo senso il lettore se la deve aspettare. Io non ce la vedo la signora Buonadonna che stende i rapinatori a colpi di Taekwondo e poi, visto che si trova, fugge con il malloppo… ma tutto può essere.

Esercizio

Tempo fa ti avevo chiesto di descrivere una persona che conosci molto bene. Riprendi quello stesso protagonista e riportalo indietro nel tempo: siamo al primo anno delle superiori, o in seconda o terza media, vedi tu. Racconta in un breve testo la sua angoscia di dover comunicare ai genitori il brutto voto che ha preso a scuola.

Consiglio: il personaggio in questione non è quello della vita reale, quello che conosci e frequenti tutti i giorni. Puoi prendere ampi spunti dalla sua controparte reale, ma inizia a caratterizzarlo aggiungendo qualche elemento di tua fantasia. Puoi ad esempio fingere che sia un alunno modello in difficoltà perché questo è il primo brutto voto della sua vita; oppure, al contrario, che questa sia l’ennesima nota negativa dopo che i genitori gli avevano dato l’ultimatum di rimettersi in riga. Parola d’ordine: immaginazione.

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Autore William Silvestri

Autore, formatore e direttore editoriale di Argento Vivo Edizioni. Prima di entrare nel mondo dell'editoria ha pubblicato i romanzi 'Divina Mente', 2011, 'Serial Kinder', 2015, e 'Ci siete mai stati a quel paese?', 2017, 'Io e la mia scimmia', 2019, oltre al saggio esoterico 'Chi ha paura del Serpente?', 2015.