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Poi vidi: ecco, una porta era aperta nel cielo. La voce, che prima avevo udito parlarmi come una tromba, diceva: «Sali quassù, ti mostrerò le cose che devono accadere in seguito». Subito fui preso dallo Spirito. Ed ecco, c’era un trono nel cielo, e sul trono Uno stava seduto. Colui che stava seduto era simile nell’aspetto a diaspro e cornalina. Un arcobaleno simile nell’aspetto a smeraldo avvolgeva il trono. Attorno al trono c’erano ventiquattro seggi e sui seggi stavano seduti ventiquattro anziani avvolti in candide vesti con corone d’oro sul capo. Dal trono uscivano lampi, voci e tuoni; ardevano davanti al trono sette fiaccole accese, che sono i sette spiriti di Dio. Davanti al trono vi era come un mare trasparente simile a cristallo.
In mezzo al trono e attorno al trono vi erano quattro esseri viventi, pieni d’occhi davanti e dietro.
Apocalisse – San Giovanni

In questi giorni drammatici si parla sempre più di profezie apocalittiche. Il passo dal testo attribuito a San Giovanni alla pandemia da Coronavirus è breve, intenso ed inquietante.

Il nostro futuro è dipinto a tinte fosche con previsioni sempre più generate dal vortice del catastrofismo e del più torbido pessimismo. È evidente che fenomeni come globalizzazione ed omologazione comportano un’analisi che, rassegnatamente, perde i crismi dell’obiettività e, vorticosamente, affluisce e degenera in un’esasperata deriva del pensiero dell’essere umano.

Un’apparente ineluttabilità che condanna l’intelligenza e la capacità critica e di approfondimento del momento storico-sociale-economico di una società che è facile preda dell’auto-distruzione, dell’auto-commiserazione e del delirio filosofico. A questo si aggiunge un largo sentimento di allarme e preoccupazione che sembra vincere anche la compostezza degli uomini di scienza, di cultura e di fede. Crisi dell’uomo, eutanasia dei valori cardini, civiltà allo sbando sono temi che abbondano nei commenti della classe dei benpensanti e tra i colletti dei mass media.

Ecco, dunque, che ad ogni sentore di spaventoso orientamento, di declino dell’umanità, di nevrastenico terrore, qualcuno, con calzante lucidità, trae dal cilindro la memoria di una profezia malcelata negli abissi di qualche passo biblico o in qualche disputa filosofica-teologica o in qualche libello/carteggio. Sfilano santi, madonne, veggenti, profeti, guru, eremiti, papi, suore, frati, mistici e casalinghe. Non derido, sono serio.

Basta aprire qualche pagina su Internet per leggerne di varie. Resti colpito e cominci a temere di non aver mai capito nulla del mondo e dei suoi abitanti. È tutto scritto, ma bisogna avere gli occhi per interpretare. Altrimenti rischi la cecità eterna e la corrosione delle poche sinapsi rimaste intatte in questo isolamento. Dalle calamità alle guerre, dall’Anticristo al giudizio finale: il web offre storiografia, documentazione, immagini e video che saziano la più bulimica curiosità.

Ed oggi più che mai questo assetto di guerra contro il nemico invisibile è degno di entrare tra le profezie sull’uomo e la sua storia, prestandosi, vorticosamente, al balletto dell’orrore del già previsto ed ecco che torna di moda l’apocalisse, l’atto dello sterminio finale dell’uomo.

Chi è il profeta? In tutte le religioni esiste questa figura. La sua natura sta nel fatto di essere chiamato da un Dio per annunciare agli uomini la sua volontà. I profeti ricevono l’annuncio di Dio tramite visioni, voci o sogni. Non esiste una formazione per diventare profeti. Al contrario, spesso la chiamata avviene in modo improvviso e spesso contro la volontà del profeta stesso, che, in alcune occasioni, è visto dalla sua gente come portatore di energia negativa, di menzogne e di iatture.

La parola apocalisse indica rivelazione e il testo vuole essere appunto una rivelazione inerente agli ultimi tempi, il momento tanto aspettato del ritorno glorioso di Cristo. Apocalisse, infatti, proviene dal greco “ἀποκάλυψις” (apokalupsis) e significa “gettar via ciò che copre”, “alzare un velo”, “rivelare”.

È stata scritta attorno alla fine del I secolo per le comunità dell’Asia Minore, l’attuale Turchia, le quali penavano delle pesanti persecuzioni a causa dell’Impero Romano che aveva avviato una vasta azione propagandistica, divulgando il culto dell’imperatore come se si trattasse di un Dio. I cristiani venivano colpiti da queste persecuzioni poiché non potevano conferire ad un uomo l’adorazione che competeva solo al Crocifisso e al risorto.

L’autore dell’Apocalisse cerca di rafforzare la fede nei cristiani perseguitati, ricordando loro il fine ultimo a cui la storia è rivolta. Si veicola un principio teologico ben più conclusivo: la Parola di Dio è entrata fortemente nella storia dell’uomo. Grazie anche alla conciliazione autorevole e ispirata del profeta, la storia non è rimasta in silenzio e inconsolabile, insensibile alla rivelazione di un senso, ma si è palesata nel progetto salvifico di Dio.

La profezia, almeno quella biblica, si mostra, pertanto, profondamente “radicata” nel contesto storico in cui si è evoluta, proprio perché esso è destinatario e beneficiario del suo atto di parola agli uomini del suo tempo e alle generazioni future che si realizza nel procedere del tempo: a loro il profeta parla, mettendo in discussione la propria vita come dono, spesso non riconosciuto o rifiutato, affinché il “marciare” nella storia non divenga un “peregrinare” senza criterio e senza meta.

Per la Treccani il termine “profezia” deriva dal greco “προϕητεία” e significa “predizione di eventi futuri, derivante da ispirazione divina”. Chi è il profeta quindi? È colui che preannuncia, ovvero “persona che parla per ispirazione di una divinità, manifestandone il volere e, spesso, preannunciando il futuro in suo nome”.

Per i cristiani le profezie sacre sono quelle ebraiche che hanno traccia nell’Antico Testamento che indica quattro profeti maggiori: Isaia, Geremia, Ezechiele e Daniele e dodici profeti minori tra cui Gioele, Zaccaria e Malachia.

Alla Bibbia sono legate moltissime profezie, possiamo affermare che soprattutto l’Antico Testamento sia un corpus di predizioni: dal soggiorno del popolo di Abramo in Egitto (Atti) alla caduta di Babilonia (Isaia), la nascita (Michea) alla morte di Cristo (Salmo 22).  Insomma, le Sacre Scritture sono un materiale profetico che anticipa il mare magnum che, anche brutalmente, divamperanno di pagina in pagina in futuro fino ed oltre i nostri tempi.

Tra false ricostruzioni, assurde divagazioni, inesattezze esasperanti, siamo inondati di allucinazioni spazio-temporali che alla bisogna conquistano i nostri neuroni e convincono il lato oscuro della nostra mente a credere in legende, miti e per l’appunto veggenze accorpando, sviscerando, frammentando, decifrando parole, concetti, sussurri scritti ovunque che, altrimenti, sarebbero finiti nel dimenticatoio o nel vuoto incalcolabile delle mistificazioni.

Dobbiamo, però, accettare anche chi, come seri studiosi e giornalisti tutto di un pezzo, trascorre parte della sua vita a interpretare questi pensieri e queste frasi, riuscendo a coinvolgere intellettualmente ed emotivamente anche milioni di persone.

Alla parola profezie leghiamo nomi conosciuti di cartomanti, veggenti, maghi, religiosi: spulciando tra i loro messaggi riceviamo lampi del nostro futuro, collegamenti tra la parola e l’evento, tra la verità e l’inganno. Tra messaggi dall’aldilà ad apparizioni, tra previsioni e quadri astrologici, ogni nostra guerra, pandemia, evento storico ha il suo Virgilio che accompagna noi, poveri Dante, nella selva oscura della nostra esistenza.

Tornando alla Bibbia, abbiamo riferimenti al terrore di questi giorni in diversi passaggi, come questo di Ezechiele:

I pesci del mare, gli uccelli del cielo, le bestie della campagna, tutti i rettili che strisciano sul terreno e tutti gli uomini che sono sulla faccia della terra tremeranno, e i monti saranno abbattuti, le rupi cadranno e ogni muro crollerà a terra. Farò venire la spada su tutti i miei monti, dichiara il Sovrano Signore Dio. Porterò il mio giudizio con epidemie e massacri. Farò cadere piogge torrenziali, grandine, fuoco e zolfo.

O dell’Evangelista Luca:

In quel tempo Gesù disse: si solleverà popolo contro popolo e regno contro regno e vi saranno di luogo in luogo terremoti, carestie e pestilenze; vi saranno anche fatti terrificanti e segni grandi dal cielo. Vi sarà allora una tribolazione grande, quale mai avvenne dall’inizio del mondo fino a ora, né mai più ci sarà…

Famosa, citata ma forse poco conosciuta nella sua essenza, è l’antica profezia di Malachia. Nel documento ‘Prophetia Sancti Malachiae Archiepiscopi, de Summis Pontificibus’ ci sono 111 motti in latino su ciascun pontefice a partire da Celestino II fino ai nostri tempi.

L’elenco dei papi si conclude con un motto che scava nelle tenebre:

in persecutione extrema S.R.E. sedebit.

Quest’ultimo motto è stato riesposto prontamente dopo l’elezione di papa Francesco. Secondo molti il riferimento sarebbe da ricondurre al periodo buio che la chiesa sta attraversando sotto il suo pontificato.

Dopo il motto, infatti, si conclude con

Petrus Romanus, qui pascet oves in multis tribulationibus; quibus transactis, civitas septicollis diruetur, et Judex tremendus iudicabit populum suum. Finis.

Tradotto:

Pietro Romano, che pascerà il gregge fra molte tribolazioni; passate queste, la città dai sette colli sarà distrutta e il tremendo Giudice giudicherà il suo popolo. Fine.

Già nell’Apocalisse troviamo riferimenti simili, in cui una città appunto costruita su sette colli, come Babilonia, anticipa il giudizio universale. Nella storia e nella letteratura, una delle profetesse più famose, almeno nel suo mito, è senza dubbio Cassandra.

Figlia del re di Troia Priamo, nella mitologia greca è una sacerdotessa talmente bella che di lei si innamora anche il Dio Apollo, che, per conquistarla, le dà il dono di poter predire il futuro e, incollerito dal suo rifiuto, la punisce frustrando il suo stesso dono, infliggendole la pena di non essere creduta. Il mito la trasfigura in una profetessa che può conoscere il futuro ma non sarà mai ascoltata perché nessuno crederà alle sue divinazioni. Rivelerà gli eventi negativi al rapimento di Elena e quello, più famoso, del cavallo che, entrando in Troia, dentro di sé contiene i nemici che la distruggeranno. Senza essere mai ascoltata. Di lei parlano Omero nell’Iliade e Virgilio nell’Eneide.

Quel Virgilio definito profeta inconsapevole perché, a detta di Dante in una sua opera, la IV egloga, profetizza, senza saperlo, l’ascesa di Cristo. Ricordiamo che Dante pone il suo mentore nel limbo, luogo riservato alle genti che non conobbero Gesù e quindi, secondo tale ordine, seppur virtuose non meritano il Paradiso. Sull’illustre poeta mantovano aleggiano legende che lo dipingono come un veggente, a tal punto da essere accompagnato con l’appellativo di Mago. A lui si attribuiscono profezie, guarigioni e protezioni.

Una, in particolare, interessa noi: dopo San Gennaro, infatti, sarebbe il Virginello a difenderla da ogni male. Il fatto più affascinante che conferma il rapporto privilegiato che Napoli aveva con il poeta latino, sia dal punto di vista letterario che esoterico, riguarda certamente la leggenda dell’uovo. Fu proprio quest’ultima, infatti, ad ampliare la sua fama di mago dalla popolazione, che lo adorava come liberatore, salvatore della città dai malefici e dalle pestilenze.

Secondo le cronache napoletane dell’epoca, quest’uovo fu custodito, dietro ordine del poeta alchimista, all’interno di una gabbia di ferro che fu collocata in una nicchia misteriosa, nelle fondamenta del Castello, profetizzando che alla rottura dell’uovo, tutta la città sarebbe crollata. Un’altra versione afferma che l’uovo fu piantato in una caraffa di cristallo molto preziosa, suggellata e occultata nelle mura. È proprio da questa leggenda che prende nome il nostro castello.

Anche il sommo poeta, il nostro Dante, è stato decifrato e declinato in salsa profetica.
La stessa ‘Divina Commedia’ è un viaggio premonitore ed esoterico, in stretta relazione, quindi con il carattere di utopia che egli proponeva, al di là dei limiti del tempo e dello spazio. Va da sé che nell’Inferno vari personaggi, con toni diversi, profetizzano a Dante l’esilio in chiave allegorica; a conferma di un’opera piena di significati nascosti e di misteri.

Molti studiosi affermano, con profonda vigoria intellettuale, che le opere di Dante sono ricche di simbolismo esoterico e hanno una matrice spiritualista intensa. René Guénon, nei suoi scritti, ebbe a dire con convincimento fiero che Dante avesse nascosto un messaggio all’interno del poema, ricco di parallelismi ermetici che poteva essere letto e capito solo dagli iniziati in possesso delle giuste chiavi di lettura dei testi sacri ed antichi.

Altri accademici non si nascondono nell’affermare che il sommo poeta apparteneva ad una organizzazione segreta, denominata i “Fedeli d’Amore”, di diretta derivazione templare. Esoterismo, profezia, mistero: nella ‘Commedia’ vi sono raccolte le tre fasi di un percorso dalla terra al cielo attraverso tre stati dell’essere; un percorso che coincide più con il ritorno neoplatonico all’Uno che con la sorte delle anime nell’aldilà prevista dall’escatologia cristiana o musulmana. Non pochi immaginano che nella ‘Commedia’ sia riposto un codex che consenta la connessione a mondi impossibili ed un enigmatico rispecchiamento a dimensioni ultraterrene.

Neanche otto anni fa il mondo visse “momenti di terrore” per una profezia attribuita ai Maya: il 21 dicembre del 2012 sarebbe successo qualcosa di straordinario. C’era chi credeva che saremmo entrati in una nuova era di trasformazione spirituale, chi più nefastamente immaginava che in quella data il mondo avrebbe visto la sua fine.
La presunta predizione parte, in realtà, dal calendario dei Maya, che avevano un complesso sistema di misurazione del tempo.

Secondo l’interpretazione più comune – i due calendari sono diversi eccome – a dicembre del 2012 sarebbe terminato il tredicesimo baktun, un ciclo di 394 anni. È possibile che i Maya valutassero questa tappa particolarmente notevole per qualche ragione, ma nulla del poco che ci hanno lasciato in merito fa pensare all’apocalisse. Anche se le interpretazioni specifiche variano, si può dire serenamente che nessun mayanista mainstream ha mai concluso l’equazione fine calendario=fine dei tempi.

Ritornando al sacro, non mi soffermerei sul triangolo Fatima, Lourdes e Medjugorje: l’incognita di non tendere ad agguantare il mistico significato della reale essenza dei messaggi o delle apparizioni o dell’intimo credo non mi consente, oggi, di fornire un pensiero e una considerazione coerente all’intrinseco sentimento che meriterebbe.

Venendo ai giorni nostri, è evidente che il Coronavirus meritava un chiaro, lampante riferimento nella bibliografia dei nostri tempi. È di questi giorni la (ri)-scoperta di Sylvia Browne che nel 2008 aveva scritto nel suo libro ‘End of a Days’:

Entro il 2020 diventerà prassi indossare in pubblico mascherine chirurgiche e guanti di gomma a causa di una epidemia di una grave malattia simile alla polmonite, che attaccherà sia i polmoni sia i canali bronchiali e che sarà refrattaria a ogni tipo di cura.

Tale patologia sarà particolarmente sconcertante perché, dopo aver provocato un inverno di panico assoluto, quasi in maniera più sconcertante della malattia stessa improvvisamente svanirà con la stessa velocità con cui è arrivata, tornerà all’attacco nuovamente dopo dieci anni, e poi scomparirà completamente.

La Browne è stata autrice di diversi libri sull’aldilà e sui misteri. Già da bambina manifestò doti medianiche. È morta nel 2013 in California, dove aveva fondato una chiesa sincretista e aveva partecipato come consulente per polizia e FBI ad oltre 100 casi di sparizione e omicidi. Le cronache raccontano che i risultati delle sue visioni non sono mai realmente serviti agli inquirenti per risolvere le indagini.

E poi abbiamo il riferimento ad un libro del 1981 di Dean Koontz il cui titolo originario in inglese era ‘The Eyes of Darkness’; verrà stampato in Italia e nel mondo in questi giorni con il premonitore ‘Abisso – Coronavirus: il romanzo della Profezia’. Il merito di questo bestseller, subito entrato in classifica, è quello di avere come trama la storia di una madre che cerca di scoprire come è morto suo figlio. Durante le indagini viene a capire che il decesso sarebbe legato ad un virus chiamato WUHAN-400. Si tratta di un’arma batteriologica messa a punto nei laboratori di Wuhan, in Cina. Un utente di Twitter porta a conoscenza dei follower la storia. Il seguito lo immaginate facilmente.

A questa si aggancia quella di James Howard Kunstler, saggista, giornalista e firma del New York Times. Il suo libro ‘Collasso. Sopravvivere alle attuali guerre e catastrofi in attesa di un inevitabile ritorno al passato’, pubblicato nel 2005, preannuncia una pandemia dalle conseguenze disastrose, originata in Cina e frutto delle più spregiudicate tecniche di allevamento in batteria.

Più drastica e difficile da digerire è quella attribuita al nostro amato Papa Giovanni XXIII, il papa buono. Da un libro del 1976 ‘Le profezie di Papa Giovanni’, questa volta scritto da un giornalista italiano deceduto, Pier Carpi, noto studioso dell’esoterismo. Nelle pagine si leggono interpretazioni a queste veggenze attribuite al Santo Padre, abbracciando un periodo che val 1935 al 2033. Il riferimento al Coronavirus segue all’annuncio sulla compresenza dei due Papi.

Si legge:

Si alzano le grida e le barriere della contesa, già dall’acque esce la Bestia. E la carestia ferma gli eserciti. Gli uomini si contano morire. E dopo la carestia, la pestilenza.

Nelle pagine a seguire si allude all’origine animale del virus

assalito dagli animali della pestilenza, sconosciuti,

ma Carpi ci vede anche i segni della fine dei tempi, sette anni di pestilenza e carestia seguiti dal caos e

l’avvento di una superiore civiltà umana, basata sulla fede, la conoscenza, la fratellanza tra gli uomini.

Abbiamo il vaticinio di Baba Vanga, una nota veggente morta in Bulgaria nel 1996. Per il 2020 avrebbe previsto nefasti accadimenti, tra questi il tracollo dell’Europa dettato da una recessione globale: inoltre, un suo seguace avrebbe riferito che la stessa avrebbe predetto la pandemia e il crollo del pianeta per l’anno in corso.

Non poteva mancare Nostradamus, riciclato per ogni evento, dalle guerre mondiali all’11 settembre. Nel 1555 pubblicò un volume di predizioni e profezie, ‘Les Prophéties’, scritto sotto forma di poesie o quartine. Le stesse sono inverosimilmente confuse e non ci sono prove credibili a supporto della loro presunta accuratezza. I suoi seguaci, tuttavia, spesso alterano i passaggi in profezie coerenti e pronte all’uso con spiegazioni molto ingegnose e collegamenti ad hoc con eventi storici. Nelle sue criptiche quartine del Cinquecento avrebbe messo in guardia il mondo da una grande pestilenza imminente.

Il passaggio dovrebbe essere:

La grande piaga della città marittima non cesserà fino a quando non sarà vendicata la morte del giusto sangue.

A voi la sentenza.

Avrete visto, letto delle previsioni di Bill Gates, che nell’evento annuale di brevi conferenze delle persone più influenti del pianeta nel 2015, parte dall’esperienza dell’Ebola per delineare che a

uccidere nei prossimi anni dieci milioni di persone non sarà una guerra ma un virus, un’epidemia.

Di un anno lo anticiperebbe Barack Obama che nel 2014 preannunciava

arriverà una malattia che si trasmetterà per via aerea e sarà mortale.

Da qui al cospirazionismo puro il passo non solo è breve ma anche, direi, banalmente voluto. Dalle cospirazioni alle fake news ancor meno. Dal virus creato in laboratorio per fermare la scalata al potere economico mondiale della Cina, al piano delle multinazionali farmaceutiche per vendere più medicinali, alla volontà delle solite lobby di distruggere questo o quel popolo, punire una Nazione e la sua storia, l’ombra dei poteri occulti, dei magnati dell’alta finanza, dei servizi segreti, e così via fino allo sbarco sul nostro pianeta, e non potevamo scansarcelo, di una nuova civiltà aliena pronta a redimerci o a raderci dal suolo. Amen.

Io dico che bisogna esser veggente, farsi veggente.
Arthur Rimbaud

Nella storia si segnala il “profeta dormiente”, Edgar Cayce (1877 – 1945) che è stato forse il più famoso sensitivo e profeta americano. Quando era in trance, infatti, affermava di avere visioni e di ricordare precedenti incarnazioni, tra cui: un discepolo di Cristo, un sacerdote egiziano, un angelo «che si trovava sulla terra prima di Adamo ed Eva». Tra le sue previsioni: la vittoria di Hitler, la riemersione nel 1968 di Atlantide, la conversione al cristianesimo della Cina entro lo stesso anno.

Si segnala anche Gerard Croiset (1909 – 1980): fu un sensitivo olandese che, negli anni ’60 del secolo scorso, divenne famoso in tutto il mondo come “detective del paranormale”. Si raccontava, infatti, che avesse la capacità di indovinare dove fosse finita una persona scomparsa o rapita e di scoprire, grazie alle sue percezioni, il colpevole di un determinato crimine. Anche in Italia si pensò di rivolgersi a lui quando, nel 1978, fu rapito Aldo Moro.

Non si può forzare il destino

fu la risposta di Croiset alle autorità italiane che lo avevano interpellato. Fornì, quindi, una lunga lista di informazioni e dettagli come:

un edificio su cui transitano aerei

o

il paese di Civitella Paganico

che si rivelarono ininfluenti.

Al giurista pugliese sono collegate due profezie di Padre Pio. Si racconta che un giorno il Santo si sia fermato di colpo per il corridoio dicendo due volte ad alta voce:

Moro si muore.

Il secondo episodio risale al tempo proprio del primo governo Moro, e dunque è databile tra il dicembre 1963 e il luglio 1964. Padre Pio aveva di fronte a sé un giornale: era pubblicata la foto dell’allora Presidente del Consiglio dei Ministri e, a un certo punto, guardandola, il padre si sarebbe portato le mani agli occhi dicendo:

Mamma mia, quanto sangue! Quanto sangue!

Agli episodi assistettero diverse persone.

Il frate di San Giovanni Rotondo, ricordiamo, avrebbe previsto anche il pontificato di Papa Giovanni Paolo II.

A Pio di Pietrelcina viene affidata, infine, questa nuova premonizione:

Moriranno in migliaia, chiudete porte e finestre. Siete come formiche, perché verrà il tempo in cui gli uomini si toglieranno gli occhi per una briciola di pane.

I negozi saranno saccheggiati, i magazzini saranno presi d’assalto e distrutti. Povero sarà colui che in quei giorni tenebrosi si troverà senza una candela, senza una brocca d’acqua e senza il necessario per tre mesi.

Serve fare il riferimento?

Da un frate ad una monaca, dalla Puglia a Dresda: dove divenute poi famose in tutto il mondo grazie alla scoperta di un ex professore Renzo Baschera, ritroviamo le profezie rinvenute in alcuni presunti manoscritti di una monaca vissuta tra la fine del ‘600 e l’inizio del ‘700. A lei sono stati affidati sedicenti messaggi futuristici sul papato, su casa Savoia, sulla politica europea e, ovviamente, sulla fine dei tempi, con tanto di insediamento di Satana sul trono del mondo.

Lo stesso discorso si può fare con le profezie del cosiddetto ‘Ragno nero’: sembrerebbero molto precise fino alla sua pubblicazione avvenuta negli anni ’70, molto imprecise e generiche per quelli successivi. I testi del Ragno nero, ad esempio, sarebbero stati identificati dal professor Ludwig Birzer, responsabile di un gruppo di ricerche paranormali istituito direttamente da Adolf Hitler, a cui viene riconosciuto il fascino per i sensitivi e dei suoi rapporti con il ‘chiaroveggente’ Erik Jan Hanussen, ma nessuno ha mai sentito parlare dell’immaginario ‘ufficio’. Sia la monaca sia il Ragno hanno il loro comune denominatore nel professore di cui sopra che ha scritto per diverse testate fino al mitico ‘Cronaca Vera’.

È doveroso ricordare la figura di Gustavo Rol che, da un sito omonimo, viene così presentato come

un Maestro spirituale illuminato (che cioè ha raggiunto quello stato chiamato dalla tradizione orientale samadhi / nirvana / satori), di orientamento cristiano-cattolico, vissuto in Italia nel XX secolo (1903 – 1994) dotato di numerosi “poteri paranormali”

che definiva “possibilità”.

A lui, amico di uomini illustri come l’Avvocato Agnelli e Federico Fellini, viene attribuita una profezia che farà tremare i polsi a qualche nostro politico:

che nel 2025 in Italia vi saranno il 60% di persone “di colore” e il 40% di bianchi.

Correva l’anno 1991.

Questo acquarello di profezie non ci distolga da una riflessione, la verità è che nulla è più profetico della capacità di ricostruire un nuovo uomo con le nostre forze e le nostre idee. Senza perdere fiducia nel destino. Consapevoli che spesso gli occhi di un uomo sono un ponte sicuro tra la realtà e la meraviglia che ci attende. E quasi sempre quello sguardo profetico appartiene ai bambini.

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Autore Massimo Frenda

Massimo Frenda, nato a Napoli il 2 settembre 1974. Giornalista pubblicista. Opera come manager in una azienda delle TLC da oltre vent'anni, ama scrivere e leggere. Sposato, ha due bambine.