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L’ora muta delle fate

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L'ora muta delle fate


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Si racconta, da secoli ormai, che esiste in ogni bosco, in ogni brughiera, in ogni foresta del nostro pianeta, un momento del giorno in cui, in questi luoghi di fitta vegetazione, si generi una nuova dimensione; una delle infinite dimensioni “bruniane”, che possiede una sua peculiare caratteristica.
Probabilmente si tratta di una leggenda: eppure, diverse generazioni di cantori e menestrelli di secoli addietro, fino ad arrivare ai moderni “artisti di strada”, parlano e raccontano al mondo frenetico e fugace, dell’ora muta delle fate.

Gli uomini del mondo non immaginano nemmeno la grandezza di questa parte del “tutto infinito” che buca la materia fisica, squarciando la membrana che divide i due mondi e, che, per ordine “divino”, accede a tale supremo piano dimensionale.

Sotto il governo delle leggi dello spirito invisibile, “le fate”, creature da sempre esistenti in natura, si celano all’occhio dell’uomo moderno, ormai cieco e sordo alla realtà vivida dello spirito intelligente.

Portano in grembo il simbolo antichissimo della Rosa d’Oriente, che rappresenta il proprio stato di coscienza, nello studio delle leggi dell’Universo.

Mentre l’Uomo, nel lavorio quotidiano su se stesso, tenta di decodificare simboli e immagini arcaiche, si lascia inevitabilmente assorbire dalla legge aurea del “2”, che sintetizza gli opposti e i contrapposti: bene e male; bianco e nero; spirito e materia!

Nell’ora muta a loro concessa, le fate iniziano a danzare, mutando di forma e colore ad ogni battito d’ali; esse manifestano il loro amore per il Creato, il Dio della Luce, l’Universo infinito.

Nella loro minuta forma, raccolgono le energie che invia loro il Cosmo e,con esse, si fondono in un atanor di magia e rituali, che le rendono longeve e perennemente belle.
Nulla di loro si perde; e ogni danza è rivolta al “divino”.

Consce della loro forza procreatrice, inviano messaggi vitali alle creature degli altri stadi dimensionali, con cui, una volta terminata l’ora muta, si congiungeranno al solo fine della vita e dell’Amore!

Il tramonto degli uomini è ormai calato sul ventre oscuro della notte: la luna e le stelle, seguono ossequiose le leggi che governano la natura terrestre; l’equilibrio dimensionale è raggiunto.

Il varco inizia a chiudersi; la membrana torna a rigenerarsi per dividere nuovamente i mondi; la parte mistica di quel “tutto infinito” si cela nuovamente fra le pieghe oscure della natura: e le fate? Dove son finite quelle splendide e mitiche creature del bosco, della brughiera e della foresta?

Mutata è la loro forma: non hanno più ali, né polvere da spargere sulla nuda terra: il loro corpo ha fattezze di donna ormai e della loro forma precedente non hanno più memoria, né alcun ricordo.

Si ritrovano donne innamorate di un “Amato Uomo” che ha conquistato il loro cuore, senza nemmeno accorgersene. Un “Amato Uomo” che le ha rese “fate ignoranti”, di quella loro conoscenza; di quel loro sapere che ritroveranno soltanto se si riconosceranno come figlie danzanti dell’Universo.

Riavranno soltanto allora le proprie ali, recise in segno di tributo di quell’assurdo “Amore” che le ha rese fragili, ma al contempo, solide come rocce e perpetue come querce millenarie.

L’ora muta delle fate è terminata; la notte oscura sta stemperandosi innanzi ai primi tocchi tenui dell’aurora; la fata divenuta donna si appresta ad andare incontro all’Amato Uomo.

Tutto è compiuto; tutto si compie, tutto è presente.

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Autore Antonio Masullo

Antonio Masullo, giornalista pubblicista, avvocato penalista ed esperto in telecomunicazioni, vive e lavora a Napoli. Autore di quattro romanzi, "Solo di passaggio", "Namastè", "Il diario di Alma" e "Shoah - La cintura del Male".