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L’Astronomia nell’architettura massonica

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Astronomia


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Uno dei primi riferimenti alle arti, o scienze, liberali nella letteratura massonica si ha nel 1390. Ciò è un’ulteriore conferma che furono oggetto di particolare attenzione da parte dei Liberi Muratori sin dai tempi più antichi.
I gradini che sopraelevano l’Oriente, sul quale è posto il trono del Maestro Venerabile, formano insieme ai tre della pedana del trono stesso, i sette cui viene dato il duplice significato delle sette arti o dei sette pianeti, riferimento che ritroviamo anche nel candelabro a sette braccia posto sull’Ara.

Le arti erano ritenute materia fondamentale d’insegnamento, ed erano divise in trivio: grammatica, logica e retorica e quadrivio: aritmetica, geometria, musica, astronomia.
I

l Tempio massonico è pieno di riferimenti alle stesse; quelli che più colpiscono sono quelli legati all’astronomia, come il cielo stellato sul soffitto, il Sole e la Luna posti accanto al Venerabile, i lati del tempio, identificati con i punti cardinali, la sfera celeste sopra la bianca colonna ionica del sud, la colonna J.

Tali legami, d’altronde, sono ben visibili in molti oggetti specifici, quali il sestante, il quadrante, i mattoni il filo a piombo, la pietra grezza, l’archipendolo, la squadra, il compasso, il regolo, la cazzuola, tutti strumenti connessi al concetto stesso di costruzione, ovvero a quella che era considerata l’ars regia per eccellenza.

Era, infatti, l’architettura la scienza che consentiva la rappresentazione di tutte le conoscenze attraverso il consapevole uso della pietra, materiale che a sua volta, garantendo la durata nel tempo, rappresentava l’eternità; per tali motivi divenne presto l’espressione concreta della cultura a sua volta materializzata nello spazio sacro.

Questo spiega perché i collegamenti tra l’astronomia e l’architettura sono così numerosi nella Libera Muratoria: entrambe sono state sviluppate fin dalle origini in tutte le civiltà e sono equiparabili, per diffusione e penetrazione, solo al culto dei morti ed al linguaggio.

Tra le applicazioni architettoniche-astronomiche più comuni figura l’orientamento detto est-ovest che si ispira al sorgere e al tramonto del sole, che si ritrova in molti Templi, non solo in quelli massonici.

Come caratteristica è molto frequente nelle costruzioni sacre perché, come previsto dalle antiche liturgie, il sacerdote doveva essere rivolto, sia con il viso sia col palmo delle mani levate, verso il sole equinoziale. Ad esempio, nelle chiese paleocristiane, quando l’altare non era addossato alla parete, ma posto tra il sacerdote ed i fedeli, così come ripristinato dopo l’ultima riforma conciliare, l’est coincideva con l’ingresso della chiesa. L’officiante sacrificava rivolgendosi al sole, fonte di luce e di vita, simbolo per eccellenza del Dio creatore.

La diffusione dei culti solari condizionò la costruzione degli edifici sacri praticamente dappertutto, dal Medio Oriente al Mediterraneo, alle Americhe. Anche la stessa basilica di San Pietro è orientata ad est!

Quando la posizione dell’altare cristiano mutò e fu addossato alla parete, le chiese furono costruite con l’abside verso est, per cui il sacerdote voltava le spalle ai fedeli e all’ingresso della chiesa, ma continuava a volgere il viso e il palmo delle mani, ovvero la preghiera, verso il sorgere del sole, inteso come rappresentazione della divinità. In altre parole, l’officiante rimase fermo, ma si spostò la chiesa, invertendo la posizione della facciata e dell’abside e mantenendo l’orientamento equinoziale.

Altra disposizione astronomica comune a molti templi è quella solstiziale. Ma mentre l’orientamento in direzione dei punti sull’orizzonte in cui sorge e tramonta il sole alle date degli equinozi di primavera e di autunno è il medesimo in tutte le parti del mondo, quello solstiziale richiede un’osservazione più attenta perché cambia a seconda del parallelo geografico.

Esistono criteri che non tengono conto del sorgere del sole o del suo tramontare, ma di alcuni significati intrinseci al valore angolare, sempre legati però all’astronomia. Per esempio, la cattedrale gotica di Chartres, in Francia, l’altrettanto famosa cattedrale di Maria Assunta di Bitonto e la chiesa templare di Payns anch’essa in Francia, sono orientate in modo tale che l’asse longitudinale delle loro navate apre con l’asse est-ovest un angolo di 47°.

È un esempio di simbolismo sacro che si ispira alla meccanica celeste.
I 47° rappresentano l’apertura del cono descritto dall’asse terrestre nel suo moto precessionale: infatti, l’angolo di inclinazione, seppur con qualche lieve oscillazione, si mantiene intorno ai 23°30′.

Si fa riferimento, dunque, a quel movimento conico, tipico della trottola che, perdendo velocità, si inclina, tracciato dall’asse della Terra in più di 26.000 anni, detto dagli antichi anno platonico o grande anno e da noi moderni definito precessione degli equinozi.

L’angolo di 47° è una delle più diffuse allegorie del nostro pianeta, la più propria dal punto di vista astronomico e biologico. Infatti, se questo ha determinati ritmi stagionali, grazie ai quali il caldo e il freddo si avvicendano, condizionando la vegetazione con piogge e le calure; se l’uomo sopravvive alternando semine e raccolte, pascoli e transumanze, periodi di caccia e di pesca; se tutta la vita obbedisce a certi ritmi, ciò è dovuto solo all’inclinazione dell’asse terrestre.

Se questo, invece, fosse perpendicolare al piano dell’eclittica, non avremmo più inverno ed estate e tutte le forme di vita, piante, animali e uomini, ne risentirebbero; il mondo sarebbe completamente diverso.

Ne consegue che il simbolo più significativo della Terra è rappresentato dall’angolo 23°30′ e per questo motivo tale misura si ritrova spesso nel monumento sacro per eccellenza che è il Tempio, l’area dedicata al Grande Architetto.

La precessione degli equinozi è, dunque, un esempio di trasposizione dell’architettura divina, rappresentata dal cosmo, presa a modello dall’uomo nella costruzione dell’edificio sacro, costruzione coerente con l’insegnamento dei saggi iniziati: ciò che è in alto è anche in basso.

In Italia vi sono numerosi casi molto noti; un esempio per tutti è costituito dal Campo dei Miracoli di Pisa, formato da battistero, dal campanile, dalla cattedrale, dall’ospedale e dal camposanto.

L’insieme fungeva da orologio, con il campanile come gnomone, e calendario cosmico, in quanto in esso venivano misurati tutti i tempi esistenziali, a partire dall’inizio dell’anno pisano che, prima della riforma gregoriana, si collocava al 25 marzo. Il complesso segnava anche l’entrata del Sole nelle varie costellazioni.

La collocazione dell’asse principale della cattedrale e del battistero corrisponde infatti al cammino del Sole al 21 marzo, ingresso in Ariete, e 21 settembre, ingresso in Bilancia. L’allineamento nord-sud della facciata della cattedrale, invece, coincide con l’orientamento della costellazione del Cancro, il 21 giugno, e del Capricorno, il 21 dicembre.

La collocazione del campanile rispetto a battistero e cattedrale viene spiegata come la ripetizione al suolo della posizione delle tre stelle principali dell’Ariete, ovvero come la raffigurazione sul terreno dell’angolo 23°30′ che il sole fa con l’eclittica il 25 marzo!

Un’altra importante simbologia astronomica è l’allineamento tra l’asse del battistero e quello del duomo, che richiama l’inizio dell’anno civile pisano e la primavera. Nello stesso battistero ritroviamo il numero aureo 1,618, immortalato da Leonardo nella rappresentazione dell’uomo vitruviano, oggi riprodotto nella moneta di un euro e ricorrente nella simbologia massonica.

Nel caso citato, esso risulta dalla proporzione tra pronao e parte circolare centrale, che riflette le costellazioni zodiacali nelle sue dodici suddivisioni interne ed esterne e nelle finestre esposte al Sole, in determinate ore e stagioni. La sua forma a dodici spicchi simmetrici indica certamente connessioni astronomiche purtroppo non ancora identificate con certezza.

Il capitello dei due scimmioni del campanile è ispirato al sorgere del Sole nella costellazione dei Gemelli o del solstizio d’estate, ed è appena il caso di ricordare, quanto tale segno sia collegato al dio bifronte, Giano, sorvegliante dalle due facce, protettore delle porte dell’aldilà, nonché alle due feste di San Giovanni, protettore della Massoneria, che cadono nei giorni in cui i Romani festeggiavano proprio Janus.

Altri templi riprendono i segni zodiacali: lo stesso Tempio massonico li raffigura. Nel tempio di Vidyasanakara a Sringeri, costruito nell’India meridionale e risalente al XIV secolo, le dodici colonne principali rappresentano tali costellazioni e la luce del sole nascente le illumina una dopo l’altra secondo il mese.

Le culminazioni alle date in cui il Sole entra nei dodici segni zodiacali sono racchiuse anche in Castel del Monte, ad Andria, dove scandiscono le proporzioni di tutti gli spazi, dalla vasca collocata anticamente nel cortile, alla recinzione ottagonale esterna, oggi sparita del tutto, fino alla larghezza delle sale, della circonferenza che racchiude l’intero maniero.

Questo che per la sua struttura interna richiama un percorso iniziatico, è riprodotto sulle monete da un centesimo di euro.

Ma Castel del Monte non è il solo edificio laico che presenti richiami astronomici tanto precisi, quanto intelligibili solo ad una minoranza particolarmente preparata. In Lombardia troviamo il castello di Bizantino XIV, presso Bergamo, che oltre ad essere orientato verso i quattro punti cardinali con angoli del suo impianto quadrato, regola con stupefacente precisione geometrica le proporzioni del corpo di fabbrica, del cortile e della torre in funzione delle culminazioni solari dei solstizi e degli equinozi.

Ricordiamo che questa costante attenzione delle classi più preparate nel rappresentare dati e riferimenti astronomici nell’architettura sacra trova le sue origini in motivazioni filosofiche e teologiche molto antiche, ma particolarmente sentite nel medioevo.

Il filo conduttore è molto semplice: se l’Universo è opera di un Grande Architetto, di un Dio onnisciente e onnipotente, la sua opera non può che essere perfetta e quindi l’uomo, se vuole rendergli omaggio costruendogli un tempio, se vuole avvicinarsi alla verità, non può che guardare il cielo, ispirarsi al modello cosmico, alle sue leggi, alle sue grandezze, ai suoi numeri, avendo ben presente che il microcosmo in cui viviamo non è altro che una riproduzione del macrocosmo che ci sovrasta e la coscienza moderna ci stupisce, riscoprendo in mille particolari la profondità di questa intuizione.

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Autore Rosmunda Cristiano

Mi chiamo Rosmunda. Vivo la Vita con Passione. Ho un difetto: sono un Libero Pensatore. Ho un pregio: sono un Libero Pensatore.