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Ci salverà Venere

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Venere - Illustrazione Sistema Solare NASA / VEO


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È notizia di questi giorni che un team internazionale di ricercatori ha individuato nell’atmosfera del pianeta Venere la presenza di fosfina, una sostanza assolutamente inattesa perché l’ambiente acido dovrebbe degradarla rapidamente.

Sembra che qualcosa ne continui comunque la sua produzione. Il pool degli scienziati ha cercato una causa di tipo chimico o geofisico, ma nessun fenomeno noto è in grado di offrire una spiegazione. Restano due opzioni: un processo naturale mai osservato oppure un’origine biologica.

Sappiamo che sulla Terra la fosfina è prodotta da batteri anaerobici. Ora ci si domanda se lo stesso accade nell’atmosfera di Venere. La deduzione è che l’atmosfera venusiana potrebbe ospitare la vita.

Venere è il secondo pianeta più vicino al sole dopo Mercurio. Per la sua luminosità è il più visibile, soprattutto al tramonto e all’alba.
È completamente coperto di nubi; ciò naturalmente rappresenta un ostacolo per le osservazioni dirette dalla Terra e la maggior parte delle informazioni di cui disponiamo sono state fornite dalle sonde spaziali, in particolare da quelle che si sono posate sulla superficie del pianeta attraversando la densa atmosfera che lo circonda.

Ecco che il fascino particolare che ha sempre mosso sugli uomini che ne osservavano la luce da lontano deriva dalle antiche tradizioni mitologiche.
Tali credenze, nate con le prime civiltà, si sono tramandate di generazione in generazione.

Sin dagli albori dell’astrologia, Venere veniva identificato sia come la Stella del Mattino, sia come la Stella della Sera. Già gli antichi Sumeri, infatti, identificavano nel cielo questa stella che era la prima a comparire all’orizzonte alle prime luci dell’alba e la prima che faceva capolino all’imbrunire, prima del tramonto del sole.

Il suo ampio patrimonio simbolico deriva soprattutto dal politeismo greco – romano. Venere è l’equivalente latino della dea greca Afrodite, il cui nome significa “schiuma del mare”. La leggenda narra che la dea nacque da una conchiglia uscita dal mare. Sarebbe stato nell’isola di Cipro dove la dea emerse dalle acque come una giovane donna, portando ordine e sentimento al mondo.

La sua nascita era infatti incatenata a un atto violento, ovvero all’evirazione di Urano da parte di Crono, che ne aveva gettato i genitali in fondo al mare, da cui prese forma la schiuma che generò la dea. La vita che ne sgorgò ebbe come effetto l’unione di Urano con Gea, del cielo con la terra, per riportare l’ordine laddove regnava il caos.

Venere era la dea devota alla sfera affettiva e la sua influenza nelle vicende terrene riguardava la ricerca del piacere e del benessere. Sempre secondo il mito, suo figlio Cupido, Eros nella versione greca, era incaricato di far scoccare l’amore con i suoi dardi.

I valori a cui il pianeta è tradizionalmente associato sono amore, bellezza, ed armonia. Venere esprime un senso di gentilezza, di misura e rispetto, qualità che ne esaltano il suo equilibrio armonico.

Nacque dal membro mutilato di Urano, ad opera di Crono, che cadde in mare e diventò spuma. Le Ore dal diadema d’oro la coprirono di vesti immortali, il capo le cinsero del serio d’oro mirabilmente intrecciato.

Nel forellino del lobo d’orecchio le misero fiori preziosi d’oro e ottone, indi ornarono il delicato collo e il seno lucente di collane d’oro di cui esse stesse si fregiano, allorché, cerchi d’oro nei capelli, si recano all’amena danza degli dei e alla casa del padre. Compiuta l’opra, portarono Afrodite, tutta splendida com’era ornata, agli immortali.

– Benvenuta – essi esclamarono, porsero la man destra e ognun la desiderò quale sposa da condurre alla propria magione. Stupore così e meraviglia destò Citerea dalle ghirlande di violette.
Esiodo 

Se rispecchiasse solo una minima parte di quanto abbiamo attribuito, sarebbe auspicabile che Venere divenisse il futuro pianeta in cui le prossime generazioni potrebbero trovare ristoro. Del resto, non è un segreto che il cambiamento climatico e l’aumento della popolazione globale stanno stressando, e già hanno stressato, il pianeta.

La situazione si è messa così male che qualche tempo fa un eminente scienziato della NASA ha detto che dovremmo cominciare a pensare di fare della terraformazione su Marte. Il termine preciso di questo processo è terraforming: il procedimento artificiale per cui è possibile abitare una luna o un pianeta che non sia quello terrestre.

Tale processo, possibile in linea puramente teorica, è stato pensato soprattutto per quei pianeti che sono molto simili alla Terra, come Marte e Venere. La necessità e l’esigenza di pensare ad un simile atto non parte solo da un presupposto di tipo puramente colonizzatore; è chiaro che le risorse della Terra non sono infinite e prima o poi finiranno.

Da qui il bisogno di pensare, molto in là nel futuro, ad una possibile nuova “casa” che possa permettere alla popolazione terrestre futura di godere degli stessi privilegi in termini di sostentamento alimentare, cosa impossibile da garantire a tutti nel momento in cui le risorse energetiche della Terra satureranno.

La terraformazione non è tuttavia possibile per tutti i tipi di pianeti; è necessario, infatti, che vi siano dei parametri base compatibili con la nostra vita, come quelli essenziali di pressione, temperatura e gravità.

Un pianeta gassoso come Giove, per esempio, difficilmente potrebbe essere terraformato, a meno che non si utilizzi una tecnologia tale da stravolgerne completamente la natura di pianeta gassoso e non si intervenga in maniera massiccia sulla creazione di un ambiente vivibile e gravitazionalmente adeguato attraverso una tecnologia attualmente impensabile.

Senza contare che, secondo alcuni scienziati, la razza umana avrà bisogno di almeno tre pianeti per sopravvivere ai livelli di consumo attuali. Non è la prima volta che qualcuno ha parlato della necessità per gli esseri umani di colonizzare altri pianeti, anche se, di solito, idee del genere sono proposte come soluzione per sopravvivere in caso di collisione catastrofica di un asteroide o di una guerra nucleare.

La terraformazione di Venere è anch’essa uno dei progetti su cui un’eventuale civiltà avanzata potrebbe tentare, nonostante abbia criticità di fatto opposte rispetto a Marte: un’atmosfera fin troppo densa di anidride carbonica con una pressione 90 volte quella terrestre, una temperatura di circa 480°C e la quasi totale assenza di acqua sul pianeta.

Un altro fattore determinante è che la rotazione di Venere è lentissima, tanto che un giorno su questo pianeta ne conta 243 terrestri: in tal modo, si ha un un intervallo giorno – notte di 121,5 giorni, sempre terrestri.

Nonostante queste difficoltà, sono stati proposti numerosi stratagemmi di terraformazione, come la creazione di immensi scudi solari per abbassare la temperatura e, in secondo luogo, il bombardamento del pianeta con asteroidi o meteoriti carichi d’acqua per immetterne una buona quantità iniziale.

Gli astrofisici hanno stimolato la propria attenzione in direzione dei pianeti extra terrestri, visti ora quale unica possibilità per evadere la Terra.

Autorevoli personalità del calibro del defunto Stephen Hawking avevano dissertato in merito all’insostenibilità del nostro stile di vita che potrebbe limitare la Terra ad un cumulo di macerie. Accertato il problema, si era posta la soluzione ideale: colonizzare lo spazio alla ricerca di luoghi vivibili.

Di colonizzazione dello spazio si parlava già nei primi anni Cinquanta: furono le esigenze dettate dalla Guerra Fredda a porre in primo piano la necessità di impadronirsi dello spazio orbitale terrestre. Le derivazioni militari e di propaganda erano palesi, ma si sono smorzate nel corso del tempo.

Solo negli ultimi anni si è ritornati a parlare di colonizzazione della Luna e di un viaggio verso Marte in ciò che sembra essere, finalmente, un’esigenza scientifica e umana, prima che una esigenza politica.

Non è un caso che l’approccio alla presenza umana nello spazio sia cambiata: non si tratta più di “conquistare lo spazio”, ma di acconsentire alla nostra specie di occupare “uno spazio”.

È di questo parere Elon Musk che vuole mandare una persona su Marte entro il 2024: l’obiettivo finale è per il suo progetto spaziale, lo SpaceX, è quello di riuscire a costruire una città autosufficiente entro il 2050.

Il progetto spaziale di Musk ha recentemente completato il suo secondo test per il prototipo di razzo denominato Starship; l’obiettivo è utilizzarlo per portare gli astronauti sulla Luna, su Marte e anche oltre.

Cosa succederà in futuro non lo possiamo certo sapere ma non per questo dobbiamo non illuderci che tutto sia concretamente possibile.
Dalla cinematografia fantascientifica alla narrativa del settore, forse, le abbiamo viste tutte ma, come abbiamo imparato a capire sulla nostra pelle, spesso, quello che è pura immaginazione diviene una realtà assoluta, vera con passaggi a volte traumatici, a volte tragici e a volte effimeri.

Magari i figli dei figli dei nostri figli guarderanno alla Terra come al pianeta dei loro antenati, mentre staranno cercando su Venere un posto libero per parcheggiare la loro navicella spaziale. Perché cambierà il Pianeta ma non è detto che cambieremo noi. Ci salverà Venere?

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Autore Massimo Frenda

Massimo Frenda, nato a Napoli il 2 settembre 1974. Giornalista pubblicista. Opera come manager in una azienda delle TLC da oltre vent'anni, ama scrivere e leggere. Sposato, ha due bambine.