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Visioni di una notte di fine anno

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tempo


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Riflessioni su tempo, vita, eternità

Fugge via l’ennesimo anno; ormai le date sbiadiscono, si fondono e si confondono.

Qualche bicchiere altera l’umore, piacevolmente allegro, dolcemente malinconico.
Sembra una contraddizione, ma i dualismi fanno parte del passato, ormai.

L’infinita metafisica corrispondenza degli opposti.

Vita e morte convivono e coesistono, senza l’una non sarebbe l’altra.

Per rinascere, purtroppo, bisogna prima morire.
Morire non è facile. Ti fa soffrire, mancare il respiro.
Toglie la luce ai tuoi occhi, i battiti al tuo cuore.
E vorresti davvero che potesse giungere l’oblio, la fine di ogni dolore.
Ma lo devi fare. Se vuoi rinascere.

Ma l’esperienza di morte e rinascita non è così inconsueta.
Ognuno di noi muore e rinasce più volte nel corso della stessa esistenza.

Muoio ogni sera, rinasco ogni mattina.

Notte.
Non dormo.
Passeggio lungo
una bianca spiaggia,
sotto la luna.
Cammino
e mi trovo di fronte
il sole che nasce.
Sono nuovo,
come il giorno
che inizia,
come ad ogni alba
sono lo stesso sole
che incontra
un mattino diverso.

Ci attende un nuovo anno.
Ma soprattutto andiamo incontro ad una nuova primavera.
Solstizio d’inverno da poco trascorso; dalla notte più lunga si giunge alla luce che trionfa sulle tenebre.
Eostre imprime un nuovo giro alla ruota dell’eterno ritorno.
Giorno e notte, bene e male. Si combattono e conciliano, le due facce della stessa medaglia.
Tutto è uguale a se stesso; tutto in qualche modo è diverso.
Rinasco, domani, alla luce di un sole che cresce.
L’apice attende, non è lontano.
Non importa la successiva, nuova caduta, ad ogni chiusura del cerchio lo Zenith è più alto.

E si confondono i ricordi, persi in un rincorrersi di rumori e colori, l’occhio che si smarrisce nella notte illuminata a giorno.

Intanto altri pensieri si susseguono, io li assecondo, non intendo forzarne il corso, mi lascio trasportare dal filo dei ricordi senza opporre resistenza.
Le mura che mi racchiudono diventano quelle di mille altre stanze, le stelle quelle di mille altre sere.
Pietro Riccio – Eternità diverse

Altre sere. Coincidono con questa.
Sono altre, sono la stessa.
Persino l’aria annulla il tempo, impregnata dell’odore piacevole della polvere pirica, che a qualcuno non piace, ma che in me evoca momenti in cui da incoscienti si sfidava la sorte, nell’illusione di un’arrogante impunità.
Il fumo copre il mondo con un tenero velo di impalpabile nebbia che sembra confondere assieme passato, presente e futuro.

La vita non è una serie di lampioncini disposti simmetricamente; la vita è un alone luminoso, un involucro semitrasparente che ci racchiude dall’alba della coscienza fino alla fine.
Virginia Woolf – Gita al faro

Il ricordo di momenti simili trascorsi con persone che mi sono ancora accanto, con altre che la vita mi ha portato via.
Persone che non sono con me anche se sono ancora lì fuori da qualche parte a festeggiare, a vivere, a lasciarsi scorrere addosso la vita.
Pensieri che forse si incrociano.
Persone che sono con me, anche se da tempo hanno abbandonato questo piano di esistenza.
Che anno è? Che anno sarà?
Cosa importa?
Cos’è un anno? Il giro di un insignificante pianeta da e verso un punto arbitrario.
Ma soprattutto, cos’è il tempo?
Perde senso anche il tempo. Si tratta di una proiezione di falsa coscienza.
Un calcolo che parte dall’incertezza di chi potrebbe non essere mai esistito.
Cosa significa, in fondo, quell’ultima cifra che ancora una volta cambia?
Cosa importa una convenzione come tante altre, quando lo spirito corre verso infiniti altri universi, mondi, vite?

Il numero di Realtà è infinito. Il numero di ogni sottoclasse di Realtà è infinito.
Ad esempio, il numero di Realtà che contengono l’Eternità è infinito, il numero di Realtà che non la contengono è infinito, il numero di Realtà in cui l’Eternità esiste ma viene abolita è infinito.
Isaac Asimov – La fine dell’eternità

Perché dovrebbe convincermi la percezione del tempo come qualcosa di lineare, che corre indifferente in una sola direzione?
A volte immagino che le stesse incarnazioni possano essere contemporanee.
Chi mi dice che la persona che ho di fronte non sia io stesso, in una vita già vissuta o da vivere ancora?
L’assurdo pensiero di poter essere vittima e carnefice di me stesso.
Uccidermi.
E vivere la mia stessa morte dai due diversi punti di vista.
Oppure, pagare in questa esistenza futuri debiti karmici.

E in questa notte in cui si celebra il tempo, il tempo si annulla.

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Autore Pietro Riccio

Pietro Riccio, esperto e docente di comunicazione, marketing ed informatica, giornalista pubblicista, scrittore. Direttore Responsabile del quotidiano online Ex Partibus, ha pubblicato l'opera di narrativa "Eternità diverse", editore Vittorio Pironti, e il saggio "L'infinita metafisica corrispondenza degli opposti", Prospero editore.