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Vero significato del Dharma

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Dharma


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Una lezione dall’Antica India

Ti sogneresti mai di metterti a fare l’ingegnere se sei uno psicanalista?
Oppure, se fossi un ingegnere, ti verrebbe mai in mente di trapanare un dente cariato ad un tuo familiare?
Secondo la legge del Dharma – e qui mi riferisco al significato indiano ma non buddhista del termine – è pura follia reputarsi esperti di qualunque materia che non sia la propria e, tanto meno, dare consigli o propagandare questioni che non rientrino nelle proprie competenze.

Dharma, infatti, ha diversi significati, ma quello più importante dal punto di vista sociologico è la presa di coscienza delle proprie attitudini e del proprio dovere.

A livello individuale ognuno dovrebbe considerare, dentro di sé, quelle che sono le proprie reali predisposizioni – non ciò che immaginativamente si possa credere di se stessi – e metterle al servizio della comunità.

Così come il sole ha il ‘Dharma – Dovere’ di riscaldare e l’acqua il ‘Dharma – Dovere’ di rinfrescare e di dissetare, ogni essere umano ha un proprio Dharma interiore universale, profondere Amore, e più Dharma soggettivi in relazione alle proprie condizioni.

Un genitore, per esempio, ha il ‘Dharma – Dovere’ di crescere i figli, così come un ragioniere ha quello di amministrare, un medico di curare o un militare di difendere il proprio paese.

Quando una persona esce da quelle che sono le proprie attitudini, e le proprie predisposizioni, per dare consigli senza averne la necessaria competenza o propagandare questioni che non rientrano nelle proprie reali capacità di giudizio, secondo la tradizione indiana, non sta rispettando il suo Dharma.

Tanto che Gandhi affermò a più riprese:

Se il mondo oggi soffre così tanto è solo perché tutti gli individui non applicano con Amore il proprio Dharma, il proprio dovere. Al contrario, oltre a non fare bene quello che sarebbe di loro competenza, pretendono di intromettersi nei doveri degli altri.

E se le cose stavano in questo modo quando non c’era ancora Internet, figuriamoci nella nostra epoca quanto possa essere peggiorato il problema.

Io non posso avere le competenze di un architetto, per quanto possa aver letto in rete qualunque cosa di architettura. Non posso sapere chi abbia ragione, tra due ingegneri che litigano su una particolare questione, se non sono ingegnere anch’io; ma con Internet cosa succede?

Che ognuno moltiplica illusoriamente in se stesso i propri ‘Dharma’ aumentando dissapori e discordia, disordine e confusione.

Si crede di fare del bene, ma se è vero che io possa imparare ad aggiustare una lavatrice in rete con un tutorial, non è altrettanto vero che io possa acquisire i metri di misura per giudicare l’operato di una materia che richiede anni di studio.

È come se l’acqua si svegliasse una mattina e credesse di essere la luna, o se il sole pensasse di essere un albero. Sarebbe un vero disastro ed è quello che, in generale, sta accadendo all’essere umano a causa del mal utilizzo della rete.

Secondo le antiche tradizioni indiane se ognuno si prodigasse per compiere al meglio il proprio ‘Dharma – Dovere’ anziché intromettersi nei ‘mestieri’ degli altri, il mondo andrebbe decisamente meglio.

Noi non siamo competenti su tutto, e perfino di ciò di cui siamo competenti non lo siamo tanto da poterci ritenere perfetti e di sapere tutto della nostra materia.

Facendo un salto dall’India alla Grecia, gli antichi elleni sostenevano che ognuno dovrebbe agire ‘katà métron’ cioè secondo la propria giusta misura.

Se non abbiamo un metro per riconoscere i nostri limiti possiamo gettare nel caos non soltanto noi stessi, bensì anche le persone a noi più care.

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Autore natyan

natyan, presidente dell’Università Popolare Olistica di Monza denominata Studio Gayatri, un’associazione culturale no-profit operativa dal 1995. Appassionato di Filosofie Orientali, fin dal 1984, ha acquisito alla fonte, in India, in Thailandia e in Myanmar, con più di trenta viaggi, le sue conoscenze relative ai percorsi interiori teorici e pratici. Consulente Filosofico e Insegnante delle più svariate discipline meditative d’oriente, con adattamento alla cultura comunicativa occidentale.