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C’era una volta il politicamente scorretto

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politicamente scorretto


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È un’ora che aspetto davanti al portone
Su, trova una scusa per uscire di casa
Fatti mandare dalla mamma a prendere il latte
Devo dirti qualche cosa che riguarda noi due
Ti ho vista uscire dalla scuola insieme ad un altro
Con la mano nella mano, passeggiava con te
Tu digli a quel coso che sono geloso
E se lo rivedo, e gli spaccherò il muso
Fatti mandare dalla mamma a prendere il latte
Presto, scendi, scendi, amore
Ho bisogno di te, ho bisogno di te
Dai, scendi! Vieni giù!
Fatti mandare dalla mamma a prendere il latte – Testi e musiche di Franco Migliacci e Luis Enrique Bacalov

C’era una volta, in un’epoca non troppo lontana dalla nostra, un mondo dove le parole avevano un peso diverso. Le canzoni risuonavano nelle strade, portando con sé un messaggio diretto e spesso irriverente, che non temeva di urtare la sensibilità di qualcuno.

La famosa ‘Fatti mandare dalla mamma a prendere il latte‘ di Gianni Morandi, anni 60, era più di una semplice canzonetta; era l’eco di un tempo in cui la libertà di espressione non era ancora stata incatenata dal timore del giudizio altrui.

Oggi, quella stessa canzone potrebbe sollevare un polverone di critiche e controversie.

Tu digli a quel coso che sono geloso
e se lo rivedo, gli spaccherò il muso.

Parole che un tempo erano considerate espressione di un innocuo sfogo adolescenziale, oggi potrebbero essere etichettate come violente o inappropriate.

Ma quanta spontaneità e innocenza abbiamo perso lungo la strada verso il cosiddetto politically correct?

La semplicità di un tempo si è scontrata con la complessità dei nostri giorni. Il latte, una volta simbolo di purezza e semplicità, ora è diventato un prodotto di nicchia, segmentato per incontrare ogni possibile esigenza e preferenza.

A lunga conservazione, fresco, senza lattosio, per bambini,
scremato, parzialmente scremato, vitaminizzato.

Mentre una volta le gelosie e i conflitti si risolvevano con uno schiaffo e una stretta di mano, oggi siamo immersi in un mare di mediazioni e dialoghi “costruttivi” che, paradossalmente, sembrano aver lasciato più spazio alle guerre e ai conflitti su scala globale.

In questo contesto di evoluzione, o probabilmente involuzione, ci troviamo a riflettere sulla libertà che abbiamo sacrificato sull’altare della correttezza.

Forse il cambiamento è iniziato quando abbiamo preso tutto troppo sul serio, quando abbiamo smesso di ridere di noi stessi e delle piccole follie della vita.

Ricordiamoci, allora, di scherzare e di cantare a squarciagola senza paura di essere giudicati. Forse, in fondo, un po’ di nostalgia per la libertà perduta può essere il vero latte per l’anima, quello che ci ricorda di vivere con leggerezza e gioia, senza dimenticare che, a volte, è proprio nel “politicamente scorretto” che si nasconde una verità più profonda e autentica. Dopotutto, un mondo senza ironia e umorismo è davvero un luogo triste.

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Autore Raffaele Mazzei

Da bambino, mia nonna mi raccontava storie straordinarie che mi facevano sentire speciale. Storie che mi hanno insegnato che comunicare è toccare il cuore con un’intenzione pura. Non basta informare. Bisogna creare una connessione autentica con il proprio pubblico, facendogli sentire che fai parte della sua storia, del suo progetto, del suo sogno. Oggi le neuroscienze lo confermano: il coinvolgimento emotivo aumenta l’attività e la recettività cerebrale. Io ne ho fatto la mia professione. Sono Raffaele Mazzei, esperto di comunicazione e copywriter. Con il mio team di professionisti, ti aiuto a creare un messaggio che fa la differenza. Un messaggio che non impone, ma conquista. Che non manipola, ma ispira. Vuoi scoprire come? Visita il mio sito www.raffaelemazzei.it e scopri l’Arte di comunicare.