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Un Massone è sempre un Massone. Anche su WhatsApp

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Cappella di Rosslyn - Colonna del Maestro e Colonna dell'Apprendista


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È vero senza menzogna, certo e verissimo, che ciò che è in basso è come ciò che è in alto e ciò che è in alto è come ciò che è in basso per fare i miracoli di una sola cosa.
Tavola di Smeraldo di Ermete Trismegisto

Metà mattina di martedì. Fuori è una giornata uggiosa di uno dei tanti giorni, di questi giorni sempre uguali. Tutto intorno è quasi silenzio. Lontano, si sente il suono di una TV accesa. La musica ovattata ma incalzante di una sigla annuncia il Tg. La voce della giornalista con ritmo concitato, ansiogeno, annuncia le notizie di copertina. È così da anni ormai.

A quanto pare il “Corona” non ci sta insegnando niente. La suoneria del cellulare stranamente tace da un po’. Ma ogni tanto delle brevi onde sonore, le personalissime “sigle” dei nostri device, segnalano un nuovo post, una notifica, l’arrivo di un messaggio.

Apro WhatsApp e leggo. Nella chat della mia Loggia un Fratello ha condiviso un link che permette di visitare a 360°, muovendosi al suo interno in modo “sferico”, l’interno della Rosslyn Chapel. La cosa mi attrae non poco. Il link si apre. Sono dentro la Chiesa.

Gli amanti perduti non conoscono la lingua della ragione.

Mi muovo come il rondone in amore del racconto di Ibn ‘Arabî che volteggiava “impazzito” all’interno della Tempio di Salomone.

Si narra che, nel tempio di Salomone, un rondone volteggiava attorno ad una femmina, dichiarandole il suo amore.

Salomone era in quel momento presente ed ascoltò l’uccello che sospirava alla sua compagna:

L’amore che provo per te mi rapisce a tal punto che se tu mi chiedessi di far crollare questo tempio su Salomone, io lo farei»!
Salomone convocò allora il volatile e gli disse: «Cosa mai ti ho sentito dire»?
«Non t’affrettare a castigarmi – replicò il rondone – perché l’amante si esprime in un linguaggio di cui solo i dementi si servono. Ora, io amo questa uccellina e le ho raccontato quel che tu hai udito. Gli amanti perduti non hanno legge e parlano la lingua dell’amore, non quella della scienza o della ragione»!
Salomone si mise a ridere ed ebbe pietà dell’uccello, risparmiandogli la sanzione.
Ibn ‘Arabî

Cerco di riconoscere i simboli a me tanto cari. Punto deciso il mouse verso la Colonna dell’Apprendista dove il Maestro invidioso uccise un discepolo più capace di lui.

Mentre mi muovo dentro il Tempio mi avvolgono e sospingono nella “cerca” le note di una musica sacra: il Requiem della Missa pro defunctis di Pierluigi da Palestrina. Continuo la navigazione.

Ingrandisco un particolare. Acciambellato su una panca della Chiesa sembra dormire – forse shakespearianamente sognare? – un gattino quasi nero con una macchia bianca sul petto. L’immagine mi fa subito pensare al dualismo cosmico e interiore. Un brivido di mistero nel già possente mistero di Rosslyn.

I commenti dei Fratelli si susseguono in un’ondata di positività.

Grazie… si apre… TFA.
Grazie Fratello, molto bella.
Fantastica!
Grazie di questo regalo!

Anch’io mi unisco alle buone vibrazioni del gruppo:

Grazie infinite! Sembra di essere dentro un altro tempo e un altro spazio. Quel gattino accovacciato sulla panca, poi, è così tenero e misterioso. Semplice, naturale e innocente come il nostro segreto massonico. Così enigmatico eppur così a portata di mano!

In Scozia, all’interno della misteriosa Cappella di Rosslyn, il cui significato è “antica conoscenza tramandata di generazione in generazione”, tra i tanti enigmatici simboli, ci sono due colonne: la “colonna del Maestro” e la “colonna dell’Apprendista”.

Quest’ultima, pare sia stata disegnata da William Sinclair, promotore dell’edificazione della chiesa, il cui cantiere si aprì il 21 settembre del 1446 per chiudere i lavori il 21 settembre 1450, giorno dell’equinozio d’autunno.

Si narra che il Maestro scalpellino incaricato fosse in difficoltà nel realizzare la colonna per la complessità del disegno di Sinclair. Mentre il Maestro si era allontanato per un viaggio, un Apprendista della sua Corporazione, dopo aver ricevuto in sogno i segreti per realizzarla a regola d’Arte, la costruì in modo perfetto. Il Maestro, una volta tornato nel Cantiere, accecato dall’invidia e dalla gelosia, in preda all’ira aggredì il proprio Apprendista sferrandogli un colpo mortale alla testa. In seguito il Maestro creò un’altra colonna ma quest’ultima non raggiunse mai la bellezza di quella costruita dal Fratello che aveva barbaramente ucciso.

La storia, anche se a ruoli invertiti ma terribilmente “reali”, ricorda manifestamente la leggenda massonica della morte di Hiram Abif, Architetto del Tempio di Re Salomone.

Vorrei sottolineare che la condivisione che ci ha donato il caro Fratello e, a seguire, i vari commenti, sono in piena sintonia con il nostro mandato rituale di

Edificare Templi alla Virtù, scavare oscure e profonde prigioni al vizio e lavorare al bene e al progresso dell’Umanità.

Sia chiaro, niente e nessuno potrà sostituire i lavori in Loggia, come ha opportunamente dichiarato il Gran Maestro di una storica Comunione Massonica italiana.

Anche se siamo tutti iperconnessi tecnologicamente, non c’è assolutamente nulla che possa sostituire il contatto fisico e lo sguardo fra uomini, che sono la voce del cuore e della mente. Non possono essere sostituiti da una videoconferenza da remoto.

Il segreto massonico non si può comunicare e trasmettere senza vivere l’esperienza massonica; e l’esperienza non si può vivere al di fuori del tempio, senza essere circondati e compenetrati dai simboli.

Personalmente credo similmente che non si possa essere Massoni solo nel Tempio. Ma lo si debba essere in ogni istante della nostra vita, in primis nel nostro Tempio interiore che è costantemente in relazione con gli Altri, con la Natura e con il Cosmo.

Come in alto, così in basso. Inclusi gli spazi digitali.

Nel corso del tempo, possono cambiare i contesti, di conseguenza i linguaggi, ma il nostro Auriga interiore dovrebbe essere lo stesso in ogni situazione.

Qualche saggio illuminato, millenni fa, ha colto la rivelazione dello Spirito e ha gettato le basi per la creazione dei simboli e delle Regole della Massoneria per la costruzione di quella speciale “Filosofia Perenne” legata all’Arte Muratoria che sta alla base della vita di Loggia.

Ma la Loggia è un organismo vivente “non immoto” e può/deve “evolvere” in vera Officina, trasformando le proprie potenzialità in atto, fino a realizzare la missione di diventare un condensatore di energie capace di metabolizzare, elaborare e trasmutare le emozioni negative in positive. Dal piombo in oro.

Le Regole della Massoneria sono le stesse leggi del Creato. Possiamo eluderle, infischiarcene bellamente, ma poi fatalmente si ritorceranno in modo impersonale contro noi stessi. Ciclicamente si ripete sempre la stessa storia. Il tempo è circolare. È bene ribadire che il vero Drago da uccidere è sempre il nostro ego rabbioso e competitivo che, “cristianamente”, è il nostro primo nemico da amare.

Non ho inventato io questa verità: è scritta e ripetuta in mille racconti, simboli e allegorie su tutti i testi sapienziali del mondo. Ma i segreti, si sa, si difendono da soli. Sono da sempre a portata di mano ma nessuno li vede. Oppure, nel migliore dei casi, si colgono in un frammento di insight per poi vederli sfumare come anelli di fumo che si dissolvono nell’aria.

Il fatto è che molti di noi sono privi di “presenza” e carenti di quel principio di “perseveranza” che dovremmo aver introiettato nel viaggio nella Terra del Gabinetto di Riflessione senza il quale non ci può essere fissazione del volatile in una forma solida.

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Autore Hermes

Sono un iniziato qualsiasi. Orgogliosamente collocato alla base della Piramide. Ogni tanto mi alzo verso il vertice per sgranchirmi le gambe. E mi vengono in mente delle riflessioni, delle meditazioni, dei pensieri che poi fermo sul foglio.