Home Rubriche Pensieri di un massone qualsiasi Massoneria: a che punto è la notte? Otto domande sul Kali Yuga

Massoneria: a che punto è la notte? Otto domande sul Kali Yuga

3494
Yuga Purusha Kali


Download PDF

Mi si grida da Seir: “Sentinella, a che punto è la notte? Sentinella a che punto è la notte?”
La sentinella risponde: “Viene la mattina, e viene anche la notte. Se volete interrogare interrogate pure; tornate e interrogate ancora”.
Isaia 21: 11-12

È il processo della manifestazione universale: tutto ha origine dall’Unità e all’Unità ritorna; nell’intervallo si produce la dualità, divisione o differenziazione da cui risulta la fase dell’esistenza manifesta. L’ordine appare solo se ci si eleva al di sopra della molteplicità, si smette di considerare ogni cosa isolatamente e “distintamente”, per contemplare tutte le cose nell’unità. La “grande guerra santa” è la lotta dell’uomo contro i nemici che egli ha in se stesso, vale a dire contro tutti gli elementi che, in lui, si oppongono all’ordine e all’unità.
René Guénon

Come si manifestano oggi lo sfaldamento e la caduta e della nostra civiltà?

Come una divisione, un’esplosione centrifuga. Questo è il tempo della discordia, del dia-ballo. La tradizione indù lo definisce Kali Yuga, l’Età oscura.

La quarta stagione del mondo in cui prevale la “quantità”: il primato della finanza sull’etica, la sete di potere, la mancanza di valori, lo sfruttamento globale, la competizione selvaggia tra esseri umani, la mercificazione ed il consumismo sessuale.

Gli individui pretendono di possedere la propria verità dogmatica, assoluta, di non osservare regole e metodi condivisi, procedendo narcisisticamente attraverso iniziative e “fughe” individuali, completamente svincolate da un’idea di universalità e di bene comune!

Ma non tutto è perduto. La fine di un ciclo è l’inizio di un nuovo mondo. Anche in queste tenebre, apparentemente impenetrabili ed irreversibili, qualcosa si muove. Chi ha orecchie ed occhi allenati lo percepisce. Tremolanti luci e fiaccole brillano nella notte e si uniscono. Come un fiume di oscuro splendore.

Dal bianco al nero come il pavimento massonico a scacchi, dalla Luce al Buio, quindi ora siamo nell’interlinea?

Un’interlinea che non è equilibrio. Ma una promessa, un “anticipo” di Luce. Anche se siamo molto vicini, e la pandemia è stata una sorta di “preannuncio”, non sento ancora il tonfo finale della caduta.

Uno shock salutare che ci possa illuminare a livello di consapevolezza collettiva. È pur vero che se l’attuale è l’età più tenebrosa, già oggi molti uomini e donne, in gradazioni evolutive diverse, sono già, a livello di karma individuale, virtualmente fuori dalle spire del Kali Yuga.

Resta sempre il fatto che chi inizia a risvegliarsi oggi, quasi sicuramente non vedrà in vita la realizzazione del mondo nuovo.

Ma non importa: l’iniziato deve continuare a costruire per l’Eternità. E per l’Umanità. Come ha scritto J.L. Borges: “Nulla è costruito sulla pietra; tutto è costruito sulla sabbia, ma dobbiamo costruire come se la sabbia fosse pietra”.

Forse la ruota del tempo si sta avvicinando alla fine – inizio?

Me lo auguro. Lo vedremo, lo intuiremo, lo verificheremo. In noi stessi e negli altri. Qualche segno premonitore sembra esserci: piccole avanguardie iniziatiche che funzionano bene, veri laboratori di ricerca che sperimentano ed innovano, in collegamento con l’Essere e in accordo con le leggi dell’Universo, cercando nuove modalità di linguaggio e riformulazione della Tradizione adatte ai tempi.

La Tradizione è come una botte ancestrale, primordiale. Ma dentro bisogna metterci sempre vino nuovo!

La crisi è divisione, ma anche separazione del denso dal sottile, una sorta di piccolo “giudizio universale”?

In un certo senso sì. La crisi, dal greco krísis, è letteralmente, etimologicamente, “scelta”, “decisione”. Non si può non scegliere. Come ci insegna la Bhagavad Gita, Arjuna, che rappresenta l’Io immerso nella tragedia dualistica, non vuol combattere contro i propri fratelli traditori, che rappresentano le proprie parti deteriori, i vizi, perché tra le fila dell’esercito “avverso” ci sono parenti, maestri ed amici.

Il Dio Krishna, che simboleggia il Sé, lo aiuta a prendere coscienza che un guerriero non può esimersi dallo schierarsi a favore del “bene” e che il vero campo di battaglia siamo noi stessi. Non a caso Dante, Fedele d’Amore, colloca gli ignavi nell’Inferno.

Non scegliere il “campo”, per poi oltrepassarlo, restare nella morsa del bianco e del nero, vivere in modo opportunista e ondivago ci può forse garantire una certa tranquillità sociale, una vita senza scossoni, ma è una rinuncia a noi stessi.

La rinuncia ad una ierogamia sacra in cui possiamo congiungere in matrimonio la nostra stessa Anima con il Sé. Ma attenzione, “possedere” un’anima non è un fatto così scontato. È un vecchio leitmotiv di Gurdjieff. L’anima è frutto di autocreazione. È una costruzione, una conquista.

Trovo molto acuta una frase di Daniela M. letta su Facebook: “È tramite questi periodi che avviene la separazione e distinzione tra chi si fa travolgere dal mondo e dai suoi problemi oppure chi sa che, guardando con altri occhi, tutto è un’opportunità di risveglio e crescita”.

La Scienza Sacra è “sperimentale”. Ognuno è laboratorio di sé stesso. Chi sta cavalcando e “sfruttando” la crisi come opportunità di Risveglio personale e di costruzione insieme agli altri, della nuova Umanità, lo vede, lo sente e lo sa. Lo vedrà, lo sentirà e lo saprà. In modo “oggettivo” e inoppugnabile. Al punto che gli altri, nel bene e nel male, lo “riconosceranno come tale”.

Qual è la via, l’esperienza iniziatica più adatta ai tempi che viviamo. Può essere ancora la Massoneria?

Certamente sì, ma ci vuole una nuova Massoneria. Personalmente ho alle spalle una storia molto lunga ed articolata. Ho conosciuto e ho frequentato varie “Obbedienze” e Comunioni, da quelle storiche a quelle di nicchia e d’avanguardia.

A parte le distorsioni o degenerazioni di alcune Gran Logge, trasformate in strutture burocratiche brulicanti di ridicole istanze egoiche di millantato potere, ho avuto la fortuna di conoscere e frequentare Logge serie, piene di dignità ed energia positiva, frequentate da fratelli e sorelle stimabili con i quali tutt’ora intrattengo un rapporto assiduo ed affettuoso.

Non dimentichiamo che la vera Fratellanza va oltre le varie “insegne”, i singoli “brand” massonici e deve essere estesa a tutta l’Umanità.

Oggi come oggi mi interessa soltanto un’esperienza iniziatica pura, operativa e selettiva. Realmente trasformativa. Una realtà iniziatica, aggiungo, e non è cosa di poco conto, che accolga in Loggia anche le donne.

L’Universo è sostenuto e permeato da forze femminili e maschili. E non si può concepire un lavoro ermetico senza l’equilibrio di questi due Principi. È evidente che la Massoneria ha bisogno di rinnovarsi. Di uscire da consuetudini storiche ormai desuete.

La Tradizione non è collocabile in un’età mitica o arcadica. Dobbiamo separarla, mondarla, dai condizionamenti storici ed ideologici transeunti. Restituirla all’essenza del suo nucleo iniziatico, in particolare quello ermetico-rosacruciano e cabalistico.

Occorre, come già sta accadendo, mettere a punto, “disegnare” nuovi linguaggi e pratiche operative adatte alla contemporaneità. E non ho detto “modernità”.

La Tradizione non è “consuetudine”. È puro Essere al di là del tempo. L’Enigma, il Nulla, di ieri, di oggi e di domani. La Vita, la Luce e la Gioia che ci parla e splende nel nostro oscuro e doloroso mistero.

Quanto contano gli altri, quanto conta il bene comune? Non c’è il rischio che il cammino iniziatico si trasformi in un ennesimo travestimento dell’individualismo assoluto?

Giusto! Sposo un bellissimo verso di Gaber: “sarei certo di cambiare la mia vita se potessi cominciare a dire ‘noi’…”.

L’individuo, noi stessi come singoli, siamo importanti, certo, ma conta anche la realizzazione di tutti come Umanità. Come Adam Kadmon Universale.

Però, “prima”, dobbiamo passare nell’imbuto del nostro stesso Vitriol, attraversare il caleidoscopico inferno dei nostri difetti personali, della nostra personalità profana che è simile, ma è peculiarmente diversa dai nostri simili.

Solo così potremmo combattere e vincere, ovviamente in un campo di battaglia immateriale, incorporeo, tutte quelle forme iniziatiche corrotte, ormai “nemiche” dell’evoluzione umana.

Non c’è solo la Massoneria burocratica delle “sedi” e delle “ragioni sociali”, esiste sui piani sottili, anche la Massoneria del Giardino, come direbbe Boyer. Dove si sente, e soprattutto si pratica, una corrente cardiaca di vera fratellanza universale.

Un altro pericolo non potrebbe essere rappresentato dai tanti, troppi dibattiti di tipo culturale all’interno della Massoneria, sempre più simile ad un club service che ad una confraternita iniziatica?

La realizzazione non si annuncia, si compie. C’è bisogno di un grande equilibrio tra Parola e Silenzio.

In genere, nelle Massonerie c’è senz’altro un eccesso di teorizzazione. Un’inveterata consuetudine di produrre tavole architettoniche per certificare il livello di “apprendimento” e così approvare – o meno – i vari aumenti di Luce.

Anche questo è specchio di una certa deriva burocratica. Non ho niente contro gli studi o la scrittura. Anche la mia è una rubrica fatta di parole.

Ma una cosa è scrivere con il mouse della razionalità sempre pronto al “copia – incolla”, altro è scrivere/creare/ricercare in uno stato di meditazione, di samadhi.

La vera cultura non è erudizione. Ma possedere un pensiero autonomo e vivente. L’Io trova resistenze e giustificazioni, sempre nuove e sorprendenti, per non cambiare. Non fosse altro perché cambiare è una gran fatica.

Concludo con un’illuminante citazione di Raphael: La Tradizione iniziatica ci dice che l’uomo è un Dio decaduto, involuto; dallo stato di Armonia è caduto nella disarmonia. Compito della Realizzazione e dell’Iniziazione è proprio quello di “reintegrare” l’essere nella sua essenziale natura. Non si tratta di imparare nuove nozioni, ma di percepire l’esistenza con altre modalità.

L’erudizione non conduce a niente; la comprensione avviene quando “viviamo” un particolare stato di coscienza. La Realtà sfugge al pensiero che oggettivizza attributi, tendenze e scopi. Fino a quando si idealizza l’Assoluto non si può uscire dal relativo.

L’uomo non ama la Verità, bensì l’erudizione della mente, il proprio io con i suoi indefiniti contenuti, la vita della forma cangiante e fluttuante, la gloria del potere materiale e spirituale. Non afferrando il senza-tempo, che è Assolutezza, plasma costrutti formali per compensare la sua incompiutezza.

Perché entrare in una catena iniziatica, non si può percorrere il cammino da soli?

Ognuno ha il diritto di percorrere liberamente la strada o le strade che sente di dover percorrere. Anche da solo. Ma il rischio, sempre in agguato, è quello di darsi ragione “allo specchio”. Di sbandare, di perdersi.

La catena iniziatica, al contrario, con il conforto ed il confronto di multiformi punti di vista, è un acceleratore nucleare di “risveglio” ben bilanciato. Un argine per possibili sbandate solipsistiche ed autoreferenziali.

Se ben formata ed in possesso del know how iniziatico giusto, la Catena può offrire un percorso “didattico” profondo ed efficace, concepito per annullare i metalli della falsa identità e “spersonalizzare” il neofita dalla contaminazione della personalità profana.

Ma tutto va fatto con prudenza e con la massima gradualità. Per assimilare passo passo le leggi che governano il Creato. E non perdere d’emblée identità, autostima e senso della realtà.

Un vero Ordine Iniziatico non è molto diverso dalla vita normale ed è, o almeno dovrebbe essere, una seconda famiglia, ma una famiglia “sana” e non nevrotica. Una confraternita iniziatica, in fondo, attraverso il rito, il simbolo e la pratica operatività, oggi totalmente deficitaria, non è altro che la realizzazione, nel microcosmo, della “norma celeste”.

È la Vita stessa che si ricollega al proprio Principio. Un patrimonio ereditato ed ereditario di conoscenze e di esperienze difficilmente reperibile altrove. Il limite della maggior parte delle “scuole” o pseudo scuole iniziatiche attuali è che non sono più vere Scuole ma, come nel caso di certe Massonerie, solo “istituzioni” che conservano, annunciano, tramandano un portato sapienziale solo implicito, potenziale e non – sviluppato, il cui significato è largamente ignorato dagli stessi membri dell’Ordine.

Print Friendly, PDF & Email

Autore Hermes

Sono un iniziato qualsiasi. Orgogliosamente collocato alla base della Piramide. Ogni tanto mi alzo verso il vertice per sgranchirmi le gambe. E mi vengono in mente delle riflessioni, delle meditazioni, dei pensieri che poi fermo sul foglio.