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Triangolo magico partenopeo

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Triangolo magico partenopeo


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L’anima dell’uomo capace di comprendere i segreti della creazione, governare i corpi spirituali, controllare il mondo delle idee, gestire gli universi sottili, entrare nelle sfere invisibili che circondano la realtà materiale non può né splendere né mostrare la perfezione raggiunta sino a che il legame con il corpo non sia reciso.

L’anima porta alla mente l’alchimia, il corpo di gloria, la tradizione esoterica napoletana e il centro energetico della città di Napoli che prende vita dal congiungimento di tre vertici legati ai culti egizio – alessandrini in uso nella città partenopea. I vertici che concorrono a formare questo importante triangolo magico, di radice esoterica, sono il Convento di San Domenico, la statua del Nilo e la Cappella di San Severo.

Triangolo magico partenopeo

Molti affermano che l’area circoscritta dal congiungimento di questi tre vertici del centro antico di Napoli, oltre a celare meravigliosi gioielli del patrimonio artistico cittadino, sia caratterizzata da misteriosi avvenimenti. Essi ritengono che tali avvenimenti scaturiscano da un’energia che deriva sia da un arcano lascito della tradizione iniziatica e sapienziale, imperniata sulla spiritualità egizio – alessandrina, che dal flusso di forze energetiche che percorrono il luogo. Questa energia, utilizzata per fini materiali dalla comunità egizia, che qui risiedeva in epoca remota, innalza tale zona geografica ad area di forza e di potere.

Il triangolo magico napoletano, anche grazie alla particolare morfologia terrestre, dal punto di vista esoterico, può essere definito come un “luogo eccelso” capace di sprigionare vibrazioni cosmiche e magnetiche. Diversi studiosi di esoterismo ritengono che quest’area, delimitata da cateti virtuali che si congiungono nei tre poli energetici, definibili condensatori pregni di energia vitale, sia un “centro cosmico” atto a legare il cielo alla terra e a custodire arcani fenomeni.

I tre vertici, un tempo collegati tra loro mediante misteriosi cunicoli sotterranei, testimoniano gli studi oltre che il transito spirituale e fisico di personaggi metastorici dal grande spessore esoterico. Il trait d’union che li congiunge è rappresentato da una sorta di consistente ed ermetico codice egizio. Diversi esperti di scienza ermetica, a questo proposito, citano Giordano Bruno, il Conte di Cagliostro e il Principe di San Severo quali valenti costruttori di cattedrali che, mediante approfondimenti, percezioni, intuizioni, rituali particolari, esperimenti occulti, riescono ad incrementare quella sensibilità personale idonea a pervenire al sovrannaturale, in altre parole, ascendere verso l’infinito.

Nel convento di San Domenico Maggiore, Giordano Bruno studia testi che, probabilmente, lo inducono a sostenere che la religione cristiana sia di derivazione egizia e a manifestare, con le sue idee, un consistente ermetismo egizio. Il Complesso di San Domenico, oltre a essere luogo di fede e cultura, è ritenuto dagli esoteristi un sito di misteri legati all’antico Egitto. La Basilica, infatti, ospita il Panteon degli Aragonesi, un insieme di Arche contenenti corpi mummificati in modo artificiale o naturale a temperatura e umidità costante rievocante l’arte di conservazione delle salme in uso nell’antica civiltà egizia, mentre un arco dell’importante Cappella Carafa di Santa Severa è decorato con l’immagine dell’Occhio di Horus e della Fenice, sulla stessa formella.

Altro elemento che legherebbe la chiesa all’antico Egitto è il ritrovamento, durante alcuni lavori di restauro eseguiti nel 1562, di una misteriosa lastra di marmo, conosciuta anche come Lapide di Osiride. Quest’epigrafe marmorea, oggi murata sul campanile adiacente l’ingresso del convento, secondo gli studiosi, fungerebbe da connessione tra la zona e gli antichi culti egizi. L’uomo implorante, scolpito sulla sinistra della lastra rappresenterebbe un frate domenicano intento a pregare affinché venga debellata la peste del 1528, mentre gli otto versi impressi sulla lapide richiamano alla mente l’antico culto misterico.

Epigrafe marmorea

Il primo verso “Nimbifer ille deo mihi sacrum invit Osirim”, ovvero “Il Tempestoso Invidiò al Divino Seme il Sacro Osiride”, tradotto da Domenico Bocchini con “Quel Nimbifero Dio Me Sacro O-Sirio”, richiama alla mente l’arcana scienza egizia. La prima versione, dato il palese riferimento egizio, confermerebbe l’esistenza in quel punto geografico di un preesistente tempio dedicato a Osiride; la seconda, con la citazione di Sirio, la stella che, oltre a essere considerata l’anima della Dea Iside, è astronomicamente basilare per l’antica religione egizia, rafforzerebbe l’ipotesi.

 

Epigrafe marmorea

Secondo diversi studiosi di scienze esoteriche i raggi solari che contornano l’obelisco di San Domenico contribuirebbero a renderlo punto di supremo vigore energetico, mentre l’area sottostante la Guglia, accessibile dall’esterno mediante una grata dislocata alle sue spalle, sarebbe da ritenersi una sorta di Camera Caritatis.

Le teorie, le pratiche iniziatiche e la spiritualità d’ispirazione egizia del Conte di Cagliostro lo collegano al Corpo di Napoli, ossia a Piazzetta Nilo. La tradizione orale narra dell’immigrazione di una colonia alessandrina trapiantatasi nel quartiere denominato Regio Nilensis, nei pressi dell’area che oggi corrisponde, appunto, alla piazzetta.

Questo luogo, oltre ad ospitare la statua delle divinità fluviale egizia, nel diciottesimo secolo, è frequentato dal conte e da altri esponenti della tradizione alchemico – ermetica riconducibile ai culti egizi. Cagliostro, dichiarando che la sua arte sia da attribuirsi all’influenza proveniente dagli insegnamenti di un filosofo napoletano, lascia intendere che la sua evoluzione esoterica sia riconducibile alla tradizione partenopea, ai culti egizi e al triangolo magico napoletano.

Raimondo di Sangro, ermetista, alchimista e studioso di esoterismo egizio, è reputato, da molti studiosi, il punto nodale cui giunge l’Arcano Sapere, in altre parole, la Sapienza Iniziatica generata dall’Antica Tradizione. Secondo tali specialisti, utilizzando questa Sapienza con una consistente purezza di cuore e di pensiero, il Principe sembrerebbe riuscire ad avvicinarsi alla “Grande Opera Alchemica”.

Il Tempio della Pietà, ossia la Cappella San Severo, edificata probabilmente sull’area sacra di un preesistente luogo di culto dedicato alla dea Iside, è ritenuto, da tanti, un sito iniziatico pregno di simbologia esoterica. La stessa statua raffigurante la “Pudicizia” sembrerebbe far riferimento a Iside velata e parrebbe essere collocata nello stesso punto geografico dove in precedenza era disposta la statua della divinità egizia.

Molti esperti di dottrine esoteriche sostengono, inoltre, che il Principe di Sansevero assieme ad altri personaggi dediti all’alchimia e all’ermetismo, utilizzasse la Cappella e la zona circostante San Domenico, raggiunta mediante cunicoli sotterranei, eccellenti luoghi di forze e di energie perché ben si prestano ai rituali iniziatici legati alla spiritualità egizio – alessandrina, conservando intatto l’esoterismo legato all’arcano culto.

L’area sacra dell’antico tempio dedicato a Iside parrebbe essere caratterizzata dalla presenza di consistenti vibrazioni, dovute ai rituali misterici, all’energia sprigionata dai culti e a un corso d’acqua denominato Taglina che, oltre a catalizzare e trasmettere le energie, sembrerebbe essere stato utilizzato per il riempimento della Vasca Sacra impiegata per le purificazioni spirituali realizzate mediante lavaggio rituale.

La presenza di questo fiume sarebbe importante perché in molti affermano che sulle sue sponde i sacerdoti di Iside realizzassero l’Altare dei Sacrifici, ara posta allora nel punto in cui è ubicato oggi il giardino del Palazzo Pignatelli di Toritto, uno scrigno di forze che conserva ancora intatto il fascino dei culti iniziatici dedicati alla dea, cuore pulsante del triangolo magico.

Nello stesso tempo, alcuni esperti affermano che il precedente edificio sacro dedicato ai culti isiaci, fosse collocato nei pressi dell’adiacente via Mezzocannone perché lì sono stati ritrovati grossi quadroni di tufo utilizzati, presumibilmente, per la realizzazione delle fondamenta dell’arcano luogo di culto, mentre nelle immediate vicinanze è stata scoperta un’epigrafe dedicata alla sposa di Osiride. Altri ancora, che la dislocazione del tempio della dea madre di Horus corrisponda ai sotterranei del palazzo fatto costruire da Antonio Beccadelli, detto il Panormita, al largo Corpo di Napoli.

L’energia sprigionata nell’area delimitata dal triangolo egizio, essendo invisibile e incomprensibile, se percepita da scettici o coloro che devono ricorrere alla scienza per accettare l’esistenza di qualcosa d’inspiegabile, rischia di essere inglobata, da questi, nell’alveo del cosiddetto anomalo.

I cultori di geobiologia, invece, grazie all’ausilio di geomagnetometri o georitmogrammografi studiano l’influenza della terra sulla vita e la salute dell’uomo.

Ernst Hartmann teorizza che il luogo in cui si vive influisca sulla patogenesi di tante malattie e che l’essere umano sia circondato da un campo corporeo biodinamico che resta in risonanza con gli effetti dell’atmosfera e del cosmo e registra l’influenza esercitata sia dall’ambiente circostante, che dalle radiazioni emanate dagli altri individui.

Ipotizza l’esistenza di una griglia di raggi di alterazione cosmo tellurica che attraversano la terra che si compone di numerosi campi di forze lineari che s’incrociano, si accumulano e si sommano tra loro, in punti definiti nodi.

Nodo di HartmannHartmann ritiene che i campi di forze lineari, oltre alla terra, oltrepassino la biosfera e fungano da muri invisibili, che i nodi geo patogeni, i punti in cui s’incrociano i raggi tellurici, siano provocati da faglie, corsi d’acqua sotterranei, influenze cosmiche ed emissioni elettromagnetiche.

Jean Picard, studioso di geo patologia, asserisce che l’uomo sia circondato da un vasto campo elettromagnetico provocato da scambi energetici tra terra e cosmo e che l’uomo percepisca le armonie del creato, funga da dispositivo elettromagnetico, riceva, trasformi ed emani energia.

Le forze lineari che s’incrociano nei nodi, analizzate con un approccio esoterico, sono paragonabili a fiumi di energia che collegano il globo terrestre con l’Universo, mentre la terra, osservata dalla fisica, influisce sull’uomo con il proprio campo elettromagnetico gravitazionale.

Il padre della psicofisica, il tedesco Theodor Gustav Fechner, afferma che la terra sia collegata con il tutto, che abbia un’anima unitaria, che possegga una coscienza terrestre e che lo spirito corrisponda ad una tipicità della materia, pertinente alla sua organizzazione in atomi. Dichiara, inoltre, che quel che si pensa dell’uomo debba essere pensato della terra, perché ritiene che questa sia fornita di qualità individuali, di corpo, respiro, organi sensibili, sistema nervoso…

Fechner, evidenziando una sorta di fisica ermetista, accosta la psicologia alla fisica e teorizza l’equazione che collega il mondo spirituale con quello materiale. Il suo pensiero metafisico, a proposito delle tipicità individuali della terra, induce a pensare che le linee che compongono la griglia di Hartmann fungano da sistema nervoso del globo terrestre, in altre parole, siano energie in grado di trasmettere, mediante il loro transito, pensieri ed emozioni.

Il flusso di forze lineari potrebbe essere definito come quell’insieme di energie dense e capaci d’influire sulla salute psicofisica. Il flusso bioenergetico, ovvero il corpo di energie sottili, garantisce la vita alla struttura fisica dell’uomo e corrisponde sia alla mente, alla memoria emotiva, motoria, muscolare, corporea, che a ciò che orienta gli stati di coscienza, le emozioni, i pensieri. Anche se l’energia sottile non è misurabile perché essenza, piuttosto che materia, da alcuni può essere ugualmente percepita. Inoltre, se è pura, anziché congesta, può avere effetti positivi sulla salute perché idonea per attivare il riequilibrio energetico e stimolare l’omeostasi, ossia, l’autoregolazione delle funzioni.

Emulando, forse, i grandi forgiatori d’anime quali Gesù, Mosè, Pitagora, Ermete, Zoroastro, si potrebbe ambire a plasmare lo spirito, risvegliare l’anima, modulare e armonizzare, mediante il pensiero, il corpo di energia sottile.

Giordano Bruno afferma:

Non è la materia che genera il pensiero, ma è il pensiero che genera la materia.

Buddha dice:

Poiché tutto è un riflesso della nostra mente, tutto può essere cambiato dalla nostra mente.

L’idea bruniana, quella di Buddha, il “come dentro cosi fuori” di Ermete Trismegisto e il postulato “La mente genera materia” del fisico Amit Goswami, inducono a pensare che, probabilmente, i pensieri generino e modellino la realtà.

Il cervello umano trasmette esternamente segnali e reagisce a quelli provenienti dall’ambiente esterno, in altre parole genera e risponde ai campi energetici capaci di condizionare il comportamento delle cellule. L’elettroencefalografia e la magnetoencefalografia, con il loro utilizzo, in qualche modo, avvalorano la tesi che il cervello crei campi energetici e che questi si manifestino esteriormente. Risulta abbastanza ragionevole l’idea che il campo energetico vibrazionale della mente interagisca con quello grossolano e denso della materia.

Tenendo in debito conto che il flusso di energie prodotto da faglie, corsi d’acqua sotterranei, influenze cosmiche ed emissioni elettromagnetiche può avere effetti negativi sulla salute umana, alcuni sostengono che il riallineamento energetico e il collegamento tra materia ed energia possano sfociare nella guarigione quantica o energetica; quest’ultima consisterebbe in un mutamento dello stato vibrazionale individuale definibile come salto quantico; in una consapevolezza capace di connettere la mente con il corpo; in un’azione agente all’interno del processo di pensiero; in una rimozione dei blocchi emotivi; in un ripristino dell’energia dinamica del sistema immunitario; in un utilizzo dell’energia circostante per scopi terapeutici.

Alla luce delle risposte scientifiche fornite da geo biologia, fisica quantistica e psicofisica e considerando quanto ritenuto dagli studiosi di esoterismo, sorge spontaneo chiedersi se la tramandata e arcana scienza egizia utilizzi il flusso energetico per fini teurgico terapeutici, se sia utilizzata per uniformare e armonizzare l’anima con i pensieri, per incrementare le percezioni, ottenere l’equilibrio interiore, intensificare il corretto metabolismo, trattare gli squilibri energetici, implementare il benessere psicofisico, compiere un percorso di consapevolezza, penetrare nel laboratorio alchemico quantistico individuale, conseguire l’Armonia Cosmica, tutelare l’ordine divino istituito dal Creatore. In altre parole, risulta dunque naturale domandarsi se l’arcana scienza egizia utilizzi il flusso di energie per giungere a contatto con il Trascendente.

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Autore Domenico Esposito

Domenico Esposito, nato ad Acerra (NA) il 13/10/1958, laureato in Scienze Organizzative e Gestionali, Master in Ingegneria della Sicurezza Prevenzione e Protezione dai Rischi, Master in Scienze Ambientali, Corso di Specializzazione in Prevenzione Incendi. Pensionato Aeronautica Militare Italiana.