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Pulcinella e la legge della polarità

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Pulcinella


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La leggenda cherokee dei due lupi

“Figlio mio, si combatte una lotta incensante nella mente e nel cuore di ogni essere umano. Anche se io sono un saggio e vecchio capo, guida della nostra gente, quella stessa battaglia avviene dentro di me.

Se non ne conosci l’esistenza, ti spaventerai e non saprai mai quale direzione prendere; magari, qualche volta nella vita vincerai, ma poi, senza capire perché, all’improvviso ti ritroverai perso, confuso e in preda alla paura, e rischierai di perdere tutto quello che hai faticato tanto a conquistare.

Crederai di fare le scelte giuste per poi scoprire che erano sbagliate. Se non capisci le forze del bene e del male, la vita individuale e quella collettiva, il vero sé e il falso sé, vivrai sempre in grande tumulto. È come se ci fossero due grandi lupi che vivono dentro di me: uno bianco, l’altro nero. Il lupo bianco è buono, gentile e innocuo; vive in armonia con tutto ciò che lo circonda e non arreca offesa quando non lo si offende.

Il lupo buono, ben ancorato e forte nella comprensione di chi è e di cosa è capace, combatte solo quando è necessario e quando deve proteggere se stesso e la sua famiglia, e anche in questo caso lo fa nel modo giusto; sta molto attento a tutti gli altri lupi del suo branco e non devia mai dalla propria natura. Ma c’è anche un lupo nero che vive in me, ed è molto diverso: è rumoroso, arrabbiato, scontento, geloso e pauroso.

Le più piccole cose gli provocano accessi di rabbia; litiga con chiunque, continuamente, senza ragione. Non riesce a pensare con chiarezza poiché avidità, rabbia e odio in lui sono troppo grandi. Ma è rabbia impotente, figlio mio, poiché non riesce a cambiare niente. Quel lupo cerca guai ovunque vada, perciò li trova facilmente; non si fida di nessuno, quindi non ha veri amici. A volte è difficile vivere con questi due dentro di me, perché entrambi lottano strenuamente per dominare la mia anima”.

Al che, il ragazzo chiede ansiosamente:

“Quale dei due lupi vince, nonno?”

Con voce ferma, il capo risponde:

“Tutti e due, figlio mio. Vedi, se scelgo di nutrire solo il lupo bianco quello nero mi aspetta al varco per approfittare di qualche momento di squilibrio, o in cui sono troppo impegnato e non riesco ad avere il controllo di tutte le mie responsabilità, e attaccherà il lupo bianco, provocando così molti problemi a me e alla nostra tribù; sarà sempre arrabbiato e in lotta per ottenere l’attenzione che pretende.

Ma se gli presto un po’ di attenzione perché capisco la sua natura, se ne riconosco la potente forza e gli faccio sapere che lo rispetto per il suo carattere e gli chiederò aiuto se la nostra tribù si trovasse mai in gravi problemi, lui sarà felice e anche il lupo bianco sarà felice ed entrambi vincono. E tutti noi vinciamo”.

Confuso, il ragazzo chiede:

“Non capisco, nonno, come possono vincere entrambi?”

Il capo continua:

“Vedi, figlio mio, il lupo nero ha molte importanti qualità di cui posso aver bisogno in certe circostanze: è temerario, determinato e non cede mai; è intelligente, astuto e capace dei pensieri e delle strategie più tortuose, caratteristiche importanti in tempo di guerra. Ha sensi molto acuti e affinati che soltanto chi guarda con gli occhi delle tenebre può valorizzare. Nel caso di un attacco, può essere il nostro miglior alleato”.

Poi il capo tira fuori due pezzi di carne dalla sacca e li getta a terra, uno a sinistra e uno a destra. Li indica e dice:

“Qui alla mia sinistra c’è il cibo per il lupo bianco, e alla mia destra il cibo per il lupo nero. Se scelgo di nutrirli entrambi, non lotteranno mai per attirare la mia attenzione e potrò usare ognuno nel modo che mi è necessario. E, dal momento che non ci sarà guerra tra i due, potrò ascoltare la voce della mia coscienza più profonda e scegliere quale dei due potrà aiutarmi meglio in ogni circostanza.

Vedi, figlio mio, se capisci che ci sono due grandi forze dentro di te e le consideri con uguale rispetto, saranno entrambi vincenti e conviveranno in pace; e la pace, figlio mio, è la missione dei Cherokee, il fine ultimo della vita. Un uomo che ottiene la pace interiore ha tutto; un uomo che è lacerato dalla guerra che si combatte dentro di lui, è niente”.

Lupo nero e lupo bianco

L’uomo che, penetrando nella propria interiorità, sceglie solamente la parte buona, il lupo bianco, reprime quella cattiva, che, a sua volta, permanendo, si nasconde nell’ombra, e si carica di quella energia negativa che costringe a reazioni incontrollate, a danni interiori e relazionali.

Bene e male sono concetti molto difficili da spiegare o capire. Sono sicuro che il male esiste, ma è difficile da isolare. Bene e male si intrecciano ed è impossibile separarli. Essi non sono completamente opposti ed infatti uno è spesso l’altro.
Keith Haring

Per la filosofia Zen l’universo è un equilibrio tra opposti, il bene e il male, lo yin e lo yang, la luce e l’oscurità. Due forze contrapposte che rivelano la lotta per la sopravvivenza sia nell’ambito naturale che in quello dello spirito umano; il lupo bianco e quello nero rappresentano, infatti, l’armonia universale che non deve essere mai troncata.

Secondo questa metodologia dello spirito, della coscienza e della mente, che ha il fine di perseguire la felicità nel qui e ora, il mondo fonda le basi su due principi antitetici e responsabili dell’unità, che si uniscono e, completandosi vicendevolmente, creano un tutt’uno.

Non c’è nulla che può essere totalmente yin o yang, perché ciascuno di essi contiene in sé il seme del suo contrario. Sono complementari, si compenetrano, hanno origine reciproca, quindi, nessuno dei due può sopravvivere senza l’altro.

Il filosofo presocratico Eraclito di Efeso afferma che il divenire è l’unità degli opposti e che la legge segreta del cosmo risiede, appunto, nella stretta connessione tra i contrari:

L’opposto concorde e dai discordi bellissima armonia, e tutto accade secondo contesa. Congiungimenti sono intero e non intero, concorde – discorde, armonico – disarmonico, e da tutte le cose l’uno e dall’uno tutte le cose.

Ciò che si oppone conviene, e dalle cose che differiscono si genera l’armonia più bella, e tutte le cose nascono secondo gara e contesa.

Johann Wolfgang von Goethe, interessandosi alla questione, sembra trasmettere una visione particolare del male in cui Satana cerca perpetuamente di causarlo, ma non ci riesce perché, dalle sue azioni, nasce sempre il bene superiore.

Il personaggio di Mefistofele, nel suo opus magnum ‘Faust’, infatti esclama:

Io sono una parte di quella forza che vuole sempre il male e costantemente produce il bene.

Carl Gustav Jung, a sua volta, ritiene che più l’individuo si spinge verso un estremo di sé e si identifichi in esso, tanto più, con il tempo, giunga a confrontarsi con l’estremità antitetica. Lo psichiatra svizzero sembra ispirarsi ad Eraclito, alla sua scoperta della legge psicologica, conosciuta come funzione regolatrice dei contrari, l’Enantiodromia, teorizzando che ogni cosa sfoci, prima o poi, nel suo opposto.

Ipotizza, quindi, che la psiche sia duale. Esempi che manifestano questo concetto sono la sottomissione che convive con l’imposizione, l’odio con l’amore e il conscio con l’inconscio.

Anche Immanuel Kant si occupa del rapporto di contraddizione tra il buono e il cattivo, il lupo bianco e quello nero che dimorano nell’essere umano. Compito della filosofia critica è risolvere le antinomie, mostrarle come illusorie, apparenti o false. Tesi e antitesi, se analizzate da punti di vista diversi, sono entrambe vere.

L’opposizione consiste nella legge fisica secondo cui i cambiamenti avvengono in un continuo ed inspiegabile processo. L’unità degli opposti, corrispondendo alla legge dell’esistenza, porta a pensare che l’armonia del mondo non risieda nella conciliazione dei contrari, bensì nel loro conflitto. La vita è lotta, opposizione necessaria affinché l’essere sussista.

L’Universo è regolato da relazioni di complementarità e dipendenza reciproca tra elementi, che pur sembrando in costante ostilità tra loro, necessitano l’uno dell’altro, perché ogni cosa ha origine dal proprio opposto, questo perché, essendo Dio fonte primaria di tutta la creazione, esprime l’unicità.

In altre parole, il femminile nasce dall’essenzialità maschile e viceversa. Energie che provengono da poli che, pur non presenti nel cerchio, nel tondo alchemico, poiché la sua circolarità non consente né prima né dopo, né sopra né sotto, secondo i Veda, sono nell’uomo cosmico, nell’essere primordiale increato e sacrificato, per dare inizio al mondo manifesto.

Fritjof Capra, nel libro ‘Il Tao della fisica’, scrive che gli opposti sono idee astratte che appartengono al mondo del pensiero e, in quanto tali, sono relativi. Con il solo atto di concentrare la nostra attenzione su un qualsiasi concetto, noi creiamo il suo contraltare.

Tutti nel mondo riconoscono il bello come bello; in questo modo si ammette il brutto. Tutti riconoscono il bene come bene; in questo modo si ammette il non-bene.
Lao-Tzu

Il mistico trascende questo mondo dei concetti intellettuali e diventa consapevole della relatività e del rapporto polare.

Capra aggiunge:

L’idea fondamentale del Buddhismo è di superare il mondo degli opposti, un mondo costruito dalle distinzioni intellettuali e dalla corruzione delle emozioni, e di comprendere il mondo spirituale della non-distinzione, che comporta il conseguimento di un punto di vista assoluto.

Anche l’Ermetismo si occupa dell’argomento, infatti, il quarto dei sette principi ermetici enuncia:

Tutto è duale; tutto ha due poli; ogni cosa possiede la sua coppia di opposti; simile e dissimile sono uguali, gli opposti sono identici per natura, ma differenti per grado; gli estremi si toccano; tutte le verità sono solo mezze verità; tutti i paradossi possono essere conciliati.

Chi pratica l’ermetismo, tenuto conto che il bene e il male sono facce della stessa moneta, applicando il Principio della Polarità, nel tempo e con profitto, mediante l’alchimia spirituale può riuscire a cambiare le vibrazioni d’odio in quelle d’amore, sia nella propria mente che in quella degli altri e può vedere la natura come un tutto animato dal principio divino diviso in parti passive ed attive, in Prima Materia immateriale e Prima Energia, in Mercurio e Zolfo.

L’Energia Originale consiste nel Fuoco interno contenuto dalla Materia Originale ed è conosciuto anche come Sole, Fuoco Originale, o Principio Maschile. Dato che la Prima Materia è assimilata alla terra, al Vas ermetico, alla madre che nutre ed allatta, alla materia passiva, al vuoto iniziale; giocoforza, l’essenza maschile, il Fuoco, l’elemento solare, il principio attivo e di movimento, dimorano agli antipodi di quello femminile.

La dicotomia e il dualismo appartengono al mondo inferiore, quello delle Creature. L’uomo, se vuole comprenderlo, deve vivere ad una frequenza più bassa e vestire i panni del neonato intento a imparare.

È il buio a permettere all’uomo di apprezzare la luce nella sua interezza. Infatti, se si dimora quotidianamente in una stanza ben illuminata non se ne riesce ad apprezzare il potere, anzi, si è portati a pensare che ciò corrisponda alla normalità. Se, improvvisamente, ci si ritrova avvolti nelle tenebre, si è in forte difficoltà e si corre ad azionare l’interruttore per tornare alla condizione precedente. Di contro, se si vive abitualmente in uno stato di oscurità non si desidera la luce per il solo fatto che non la si conosce.

Gli esoteristi latini, tramite analogia, associano i fenomeni che riguardano ciò che è passivo con la materia corporea, il concavo, il vuoto, la notte illuminata dalla luna e lo assimilano alla connotazione mercuriale femminile, mentre il maschile sulfureo lo accomunano a ciò che è attivo, estroflesso, diurno e luminoso.

I cabalisti evidenziano la forza straordinaria dell’opposizione archetipica, prevedono che il principio femminile e maschile, presenti contemporaneamente in Dio, siano separati, tant’è che presumono l’esilio della Shekinnah, il femminino. Tale dottrina sembra basare il mito biblico della creazione sul concetto di separazione degli opposti che si palesa mediante Adamo ed Eva.

L’unione tra maschio e femmina è chiamata Uno e solamente quando la donna è unita al maschio si può adoperare la parola “Uno”.
Zohar III, 7b

Con l’avvento del peccato originale, la rottura dell’unità, l’albero della vita è separato da quello della conoscenza, il sopra è scisso internamente ed intimamente dal sotto, la luna è menomata perché riceve luce senza emetterne. La Shekinnah, la componente femminile del Dio ebraico, che i cabalisti ritengono sia androgino, prima del peccato originale, è conosciuta anche come campo dei meli sacri.

L’essere assoluto può creare l’uomo a sua immagine e somiglianza, potrebbe non avere sesso oppure averli entrambi, giacché, oltre ad incarnare tutto, è fuori del tempo e delle contingenze mondane, è sia uomo che donna, sia padre che madre.

Spetta all’individuo trovare l’unità che gli garantisce la pace, l’equilibrio interiore e la comprensione metafisica di ciò che sembra completamente in opposizione ma che, in realtà, pur avendo un diverso grado o vibrazione, ha la stessa natura.

Questi si ritrova a fronteggiare il dualismo fondamentale, l’incontro tra il divino e l’umano che si incrociano a causa di una realtà bi-polare che si risolve solamente nel momento in cui, riconoscendo l’esistenza dei due estremi, ritrova l’unità originaria.

L’Unità dell’Essere gli consente di comprendere che il cammino interiore che sta portando avanti, lo sta conducendo alla riunificazione con il Divino. La legge della polarità governa la sua vita durante tutta la giornata, infatti, il respiro si compone di due fasi distinte ma interdipendenti: ispirazione, espirazione e, di nuovo, ispirazione. Lo scambio funzionale e continuo dei due estremi produce, appunto, il ritmo della vita.

L’uomo affronta le dicotomie che gli si parano davanti, si rende conto che preferire per uno dei due poli e a discapito dell’altro produce un risultato parziale, giacché disgiunti appaiono incompleti. L’opzione, infatti, per essere consona, deve far prevalere un terzo elemento che funge da sintesi.

Il ricercatore, l’iniziato, il viandante che intraprende un percorso evolutivo, percependo l’esistenza di Materia e Spirito sa che, per evolvere la propria coscienza, deve affrontare le difficoltà rappresentate dalla spinta interiore che non gli permette però di riconoscere la funzione positiva di ambedue, quella che gli consente di esercitare la libertà di scelta necessaria per realizzare l’uomo nuovo. Solo conoscendo e soppesando entrambe le possibilità, tramite il libero arbitrio, può compiere, consapevolmente, l’ascesa o la discesa.

Esistono una conoscenza superiore ed una inferiore, una relativa ed una assoluta, una condizionale ed una trascendentale, una intuitiva ed una razionale. Tra queste, la razionale, fondandosi sulla quotidianità e sull’esperienza, dà vita ad opposti che esistono solo in rapporto l’uno all’altro, mentre l’intuitiva prende in considerazione i significati delle cose. L’individuo è alla ricerca di un’esperienza diretta della realtà che trascende sia il pensiero intellettuale che la percezione sensoriale.

Se si tiene conto che la Scienza Sacra Tradizionale da sempre insegna che non ha senso scendere in discussione con chi non cerca realmente, visto che chi lo fa non ha tempo per entrare in competizione con l’altro, anzi, offre un contenitore vuoto da riempire, si riesce a comprendere che l’esoterismo consiste in un serio perseguire della spiritualità e del vero sé che vive nella transitorietà dei fenomeni.

Il savio brama l’armonia come sintesi degli opposti, una visione della realtà in cui dominano l’ordine, l’interazione tra le parti, la legge; è conscio che per far trionfare il bene non è richiesto, né necessario, rimuovere il male nella sua totalità, che, come ogni virtù che si manifesta in modo smisurato si trasforma in difetto, così il lupo nero raffigura il male assoluto solamente quando si palesa in eccesso.

La parte peggiore di sé non deve essere repressa o rimossa, bensì integrata, poiché come dal male si genera il bene, così il secondo può regredire nel primo. Nonostante ogni cosa tenda a guastarsi, con l’ausilio della coscienza, si può intervenire e porre rimedio.

La saggezza suggerisce che così come non sempre ciò che appare come bene lo sia effettivamente e totalmente, ciò che si mostra come male non sempre lo è nella sua interezza.

Bisogna fare i conti con le forze della Luce e con quelle dell’oscurità, intese come sprone per l’evoluzione e il perfezionamento interiore. Tali energie, infatti, portando in superfice ogni parte di sé, permettono, mediante il discernimento, di raggiungere quella quiete interiore che consente, ascendendo la scala di Giacobbe, di giungere in prossimità della Sorgente.

Tutto è a due facce, tutto ha due poli, tutto ha la sua coppia di opposti, uguale e disuguale sono la stessa cosa. Gli opposti sono identici in natura, solo diversi di grado; gli estremi si toccano; tutte le verità sono soltanto mezze verità; tutte le contraddizioni possono essere composte.
Il Kybalion

Giandomenico Tiepolo, La partenza di Pulcinella, 1797, affresco. Ca' Rezzonico, Venezia

Autore Domenico Esposito

Domenico Esposito, nato ad Acerra (NA) il 13/10/1958, laureato in Scienze Organizzative e Gestionali, Master in Ingegneria della Sicurezza Prevenzione e Protezione dai Rischi, Master in Scienze Ambientali, Corso di Specializzazione in Prevenzione Incendi. Pensionato Aeronautica Militare Italiana.