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Gaslighting termine dell’anno

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Rebecca, la prima moglie


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I giornali, i periodici, la televisione e la radio forniscono una merce – la notizia – ricavata dalla materia prima costituita dagli avvenimenti. Soltanto la notizia è vendibile, e i media stabiliscono quali avvenimenti «fanno notizia» e quali non possono essere trasformati in tale merce.
Erich Fromm 

Ci sono fenomeni manipolatori che sfociano in vere e proprie forme di abuso emotivo: ghosting, orbiting, benching, breadcrumbing, mobbing.

Tra queste, il gaslighting occupa un ruolo privilegiato, in termini di carica distruttiva, trattandosi della tecnica mistificatoria per eccellenza: l’abusato è indotto a dubitare delle proprie capacità di percezione della realtà e a introiettare come vere le rappresentazioni instillate dal manipolatore.

In una spirale di progressiva spersonalizzazione e disumanizzazione, la vittima viene espropriata delle sue categorie di pensiero che vengono riprogrammate a livello inconscio dal suo aguzzino.

Proprio gaslighting è la parola dell’anno per il dizionario inglese Merriam-Webster: esprime il mettere in dubbio il senso della realtà di un altro, convincendolo che il suo sentire è sbagliato, a proprio vantaggio.

Questo vale anche per i lessicografi della Oxford University Press che, per l’Oxford English Dictionary, l’hanno scelta, sulla base della votazione finale del pubblico attraverso un sondaggio tra tre termini finalisti. Veniva chiesto di indicare quale fosse la parola che ha maggiormente contraddistinto gli ultimi dodici mesi.

A vincere è stata l’espressione Goblin Mode, traducibile come Modalità Goblin, con il 93% di preferenze espresse su un totale di 340mila persone anglofone che hanno partecipato. Comprende meglio di altri, secondo loro, lo spirito dei nostri tempi, a differenza da quella scelta da Merriam-Webster, che è per l’appunto il Gaslighting.

Questo termine proviene da un’opera teatrale del 1938 ‘Gas light’, ‘Luci a gas’, inizialmente nota come ‘Angel Street’ negli Stati Uniti, e dagli adattamenti cinematografici di Alfred Hitchcock ‘Rebecca, la prima moglie’, del 1940, e ‘Angoscia’, film italiano del 1944.

La trama tratta di un marito che cerca di portare la moglie alla pazzia condizionando piccoli elementi dell’ambiente, sostenendo che la moglie si sbaglia o si ricorda male quando nota queste trasformazioni.

Il titolo nasce dall’ingannatore indebolimento delle luci a gas da parte del marito, cosa che la moglie accuratamente nota ma che il marito insiste essere solo frutto dell’immaginazione di lei.

La più intima e privata tra le prevaricazioni: eppure perfetta, a livello collettivo, anche per rappresentare quest’epoca di negazionismi e fake news. Una dinamica così comune, ancorché sotterranea, da essere poi entrata nel lessico della psicologia. Da qui, il termine gaslighting è utilizzato per definire un crudele comportamento manipolatorio messo in atto da una persona per far sì che l’altra dubiti di se stessa e dei suoi giudizi di realtà fino a sentirsi confusa, sbagliata.

Questa espressione così forte, che si è propagata in un primo momento su Twitter a febbraio, si collega ad un atteggiamento ben preciso, secondo i sociologi nell’ultimo periodo sempre più diffuso, particolarmente dopo la pandemia.

In altre parole, viene definito colui che mette in atto tale manipolazione mentale, minando alla base ogni certezza e sicurezza del partner, agendo come un vero e proprio lavaggio del cervello, che mette la vittima in condizione di pensare di meritare quella punizione e di avere colpa per aver sbagliato.

Questo tipo di violenza psicologica è insidiosa, sottile, a volte giustificata dalla stessa vittima. È gratuita e persistente, somministrata a dosi quotidiane, ed ha l’effetto di ‘annullare’ la capacità di giudizio e autonomia valutativa della persona che ne è bersaglio.

La ricerca ha provato che nella maggioranza dei casi la vittima e il gaslighter sono quasi sempre partner o parenti stretti. Se ne parla sempre di più anche nel contesto medico-sanitario: le istanze delle donne che soffrono dei cosiddetti ‘mali invisibili’ come l’endometriosi, stanno, infatti, portando alla luce il fenomeno del medical gaslighting, ovvero la pratica di sminuire il dolore e i sintomi riportati, insinuando che l’origine del male sia psicologica.

Negli anni passati la parola dell’anno è stata legata a grandi eventi come il vaccino e la pandemia; o a tematiche globali che sono emerse nella discussione pubblica, come il pronome they. È dunque evidentemente singolare che un termine che si riferisce all’abuso psicologico, alla violenza domestica, alle relazioni tossiche e vive in un contesto così specifico, sia stato indicato come il più cercato dell’anno.

Come abbiamo scritto pocanzi, pur essendo stato osservato nelle relazioni interpersonali, amorose, familiari, amicali e professionali, diversi filosofi, sociologi e giornalisti utilizzano questa espressione anche per individuare le ripercussioni negative sul benessere psicofisico di strategie e tecniche di manipolazione di massa, tipiche, ad esempio, del proselitismo politico.

Le interpretazioni faziose, con il proliferare di fake news e di contronarrazioni. Del resto, possiamo definirlo una forma insidiosa di manipolazione e controllo psicologico. Le vittime del gaslighting vengono intenzionalmente e metodicamente sostenute con ipocrite informazioni che le portano a mettere in dubbio ciò che sanno essere vero, spesso su se stesse. Possono finire per dubitare della loro memoria, della loro percezione e persino della loro sanità mentale.

Quello che è accaduto in questi anni dice qualcosa: in effetti, in quasi tre anni la nostra ‘realtà’ collettiva è stata completamente rivista. Le nostre società sono state fintamente e completamente ristrutturate. Milioni, probabilmente miliardi, di persone sono state sistematicamente condizionate a credere ad una serie di affermazioni spesso fuorvianti e messe in atto per depistare, confondere, illudere, far temere e creare argini o vuoti ad arte.

In questi anni, l’idolatria delle notizie false è diventata una forma d’arte ladra della nostra vita: dalla primavera del 2020, siamo stati sottoposti ad un gaslighting ufficiale su una scala senza precedenti. In un certo senso, la logica della ‘pandemia apocalittica’ è stata una grande campagna generalizzata, che comprende innumerevoli casi individuali, nei confronti delle masse di tutto il mondo.

Attenzione, sia chiaro questa forma di gaslighting è un allarme che suona a livello globale: le insidie si nascondono dentro un articolo letto su un giornale, sul passaparola e nei messaggi subliminali che leggiamo nei mille volti e nelle mille voci che ci sono intorno.

La verità è debole e a volte sembra una improvvisazione; il rischio alto è che nessuno si accorga di quanto sia effimero ma terribilmente realistico il vivere dentro una bolla di finzioni e di ruggine che avvelena il sangue.

Il vero a volte potrebbe farci male, ma quanto meno dovrebbe darci la possibilità di una reazione netta e coerente e non lasciarci nel dubbio e nell’assillo della degenerazione insormontabile dell’ingannevole.

Il mondo potrebbe deragliare e accorgersene il giorno dopo si stare su un abisso in attesa che qualcuno lanci l’SOS.

Quando voglio conoscere le ultime notizie, leggo l’Apocalisse.
Léon Bloy

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Autore Massimo Frenda

Massimo Frenda, nato a Napoli il 2 settembre 1974. Giornalista pubblicista. Opera come manager in una azienda delle TLC da oltre vent'anni, ama scrivere e leggere. Sposato, ha due bambine.