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Ebe… ultime stille d’Ambrosia

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Ebe... ultime stille d'Ambrosia di Vincenzo Cacace


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Olio su tela, cm.40×30

Quando smise di soffiare il vento ancora tiepido d’autunno e… le ultime foglie, ormai rinsecchite, caddero sulla terra umida di brina… allora si sentì sibilare la tormenta e… venne l’Inverno anche in Olimpo…
Sento ancora in me… immaginandomi bambino… nella casa di mio padre, la voce narrante e fascinosa di Armando Romeo… il mio mentore… dirmi di loro e… non solo delle pietrificate immagini, scolpite dagli idealisti scultori ellenici… ma soprattutto delle semplificazioni dei filosofici concetti, che tali “icone” rappresentano per la Conoscenza Umana nel comprendere ogni archetipo all’interno della sua origine.

Forse gli elementi mancanti al mio studio necessitavano ancora della naturale maturazione, quella conferita da una età più avanzata… beh… alla fine, inesorabilmente, è arrivata… e, pur mantenendo la mia chioma in gran parte il suo colore, venato soltanto da più chiare striature… la nivea tinta della senilità è lì, sotto traccia… nelle “caverne” dell’Anima.

È dunque qui… dopo un lungo cercare, che l’appassionante ricerca di una vita alfine mi conduce… qui, a guardarmi intorno, tra le ormai disabitate architetture del Numinoso Monte… imbiancato e gelido…

E… le voci di coloro che hanno animato il Mito non le sento più, così come sapeva evocarle il mio Maestro… do a loro la mia… ma è soltanto un tentativo, una pallida imitazione… l’unica che ancora mi parla con musicale eloquio è tuttora dentro quella voglia di vedere la gioventù del mondo, ed in essa anche la mia, che non desidero assolutamente perdere… ne ho bisogno per continuare ad essere e… ideare, con gli umani strumenti, “qualcosa” da consegnare al futuro.

Versami o… Ebe, ancora qualche goccia d’Ambrosia, perché lo sai che questa mia sete non chiede acqua e nemmeno il “nepente” che tutto il dolore fa dimenticare, ma è quell’arsura che mi dà il desiderio inestinguibile della Conoscenza a volersi dissetare… quindi resta ancora, non andar via seguendo il “trasloco” di quelle numinose “deità”… le stesse che, a te, dea della giovinezza, affidarono il compito di servir loro la “sacra mescita” dall’anfora che mai si svuota di quell’aureo “licore”… di esso sappiamo che non discende fluido a “ristorar la gola o… a satollar lo stomaco” ma, deciso, risale subito alla mente, illuminandone i misteri… ecco perché quella sete alfine non si placa… e il desiderio d’aprir nuove tenzoni con l’oscuro “limbo” nel quale si nascondono i dati del conoscere… non tende ad invecchiare.

Lo so che vuoi andare… è inverno… e il focolare sacro, che scaldava le membra e il cuore, oltre a illuminare le notti buie dell’ancora ignoto “mondo”, ormai si è spento… per la presunzione degli uomini, nel preferir la saccenza all’umiltà della ricerca, via difficile da perseguire, dubbiosa e… interminabile…

Il Mito… forse, è un maestro migliore della Storia, che, invece, si ripete, con “corsi” e “ricorsi”… inciampando nei suoi stessi errori… infatti, esso narra di te, che fosti data in moglie ad Ercole, l’eroe semidivino… ma… uomo… colui che scelse, tra le due strade al bivio, quella più difficile da percorrere… non quella della vita tranquilla e della serena vecchiaia… bensì quella della gloria eterna tra le fatiche, le esaltazioni ed i dolori che portano alla Conoscenza…

Rimani dunque ancora un po’… a illuminare di giovinezza i giorni opachi di un mondo dall’avvenire “prestampato”… mesci per me ancora l’Ambrosia e per tutti coloro che ne chiedono….

Gli dei, alla fine, seguendo anche loro il Fato ineluttabile, lasciano soli gli uomini al loro più mortale Destino… chiudono la loro Arca Stellare non curandosi di chi si attarda a salire… lo so… ma ti prego, non andare… non senti qualche altra presenza oppure è una mia illusione?

Credimi… da qualche parte, confuse nella moltitudine, sono forse rimaste la Fede… la Speranza e forse anche un po’ di… Carità… quindi tu non sei sola… non pensi che “quelle” tre, insieme a te, che sei la Giovinezza, possano essere d’aiuto in questa terra avvelenata?

Rimani qui Ebe… e di quel “nettare”… ti prego, versamene… ancora!

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Autore Vincenzo Cacace

Vincenzo Cacace, diplomato all'Istituto d'Arte di Torre del Greco (NA) e all'Accademia di Belle Arti di Napoli, è stato allievo di Bresciani, Brancaccio, Barisani, ricevendo giudizi positivi ed apprezzamenti anche dal Maestro Aligi Sassu. Partecipa alla vita artistica italiana dal 1964, esponendo in innumerevoli mostre e collettive in Italia e all'estero, insieme a Giorgio de Chirico, Renato Guttuso, Ugo Attardi, e vincendo numerosi premi nazionali ed internazionali. Da segnalare esposizioni di libellule LTD San Matteo - California (USA), cinquanta artisti Surrealisti e Visionari, Anges Exquis - Etre Ange Etrange - Surrealism magic realist in Francia, Germania e Italia.