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Sviluppare una trama

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Sviluppare una trama


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La volta scorsa ci siamo posti delle domande, cioè ci siamo chiesti perché hai deciso di raccontare proprio quella storia e non altre.

Torniamo alla questione trama. Intanto, nota come è bizzarra la nostra lingua: stiamo parlando di trama e ti ho chiesto di specificare i motivi che ti spingono a voler scrivere la tua storia. Non è (solo) una metafora: “trama” e “motivo” sono concetti applicabili anche all’industria tessile.

Forse tu hai una nonna o una zia sarta, o conosci qualcuno che ne ha una: beh, una sarta ti potrebbe spiegare meglio di me come nel suo quotidiano la trama sia l’insieme dei fili che concorre alla formazione di un tessuto, e come il motivo sia un elemento decorativo costante in un capo d’abbigliamento, es. “un motivo floreale”.

Vedi? La vita pratica, anche quella di una cucitrice di vestiti, ci viene in soccorso per farci comprendere che la trama è un insieme di fili da tessere. Questi fili, quanti e quali sono, quale colore e spessore hanno e quali motivi disegnano sei tu a stabilirlo.

Ma guarda: ti avevo detto che avresti fatto l’architetto e ora ti trovi davanti a una Singer, la famosa macchina per cucire! A parte gli scherzi: se come architetto devi occuparti di progettare un’architettura, come sarta devi tessere la tua trama selezionando con accuratezza i fili giusti. E per inciso una sarta necessita di un telaio: nel nostro caso il telaio è proprio l’architettura della storia. Occhio però: chi scrive sa che le due cose sono complementari, ma è preferibile partire dalla trama prima che dall’architettura.

Perché, vuoi sapere? Prova a immaginare la seguente situazione:

Buongiorno.

Buongiorno. Mi dica.

Ecco, vorrei costruire un palazzo.

Si è rivolto alla persona giusta. Come lo vuole?

Dunque… di tre piani! Anzi no, meglio quattro, dai. Pianta rettangolare, quattro appartamenti per ciascun pianerottolo. Con i balconi e la piscina condominiale.

Benissimo.

(passano tre mesi)

Aò, movite co’ quaaa bettoniera, se sta a secca’ er cemento!

Architetto buongiorno.

Oh, buongiorno signor Committente Dei Lavori Altrimenti Detto Colui Che Mi Paga.

Senta, io ci avrei ripensato.

Ha ripensato a cosa?

I balconi. Non li voglio più. Meglio dei terrazzi. Che ne dice?

Dico che lei è un imbecille! Abbiamo già iniziato a costruirli! E ora?

Questo sono io quando litigo con me stesso perché mi ritrovo a dover riprogettare un romanzo dopo averlo cominciato a scrivere perché… perché boh, non mi piace come sta venendo oppure ho cambiato idea in merito a qualcosa. E ti assicuro, non è bello: sono finiti più file nel Cestino in questo modo…

Naturalmente la faccenda non è così estrema: puoi sempre modificare la tua trama in corso d’opera: il romanzo possiamo considerarlo davvero concluso quando è andato in stampa. Tuttavia la cretinata che ho scritto poc’anzi spero possa chiarire il punto che nella scrittura creativa non si comincia MAI progettando l’architettura. Non prima d’aver sviluppato una trama. Perché la trama non si scrive: si sviluppa.

Abituati fin da ora a considerare la trama del tuo romanzo come un qualcosa in divenire: una massa informe, una sostanza malleabile, una materia prima da plasmare. Non è che oggi scrivi la trama e quella resta.

Te l’ho detto: non si scrive, si sviluppa. Questo perché man mano che stai scrivendo il romanzo potresti voler apportare delle correzioni,i terrazzi al posto dei balconi, modificare il flusso della storia, introdurre un nuovo personaggio o eliminarne un altro e via discorrendo. Più è sviluppata la tua trama, meno drammatico sarà intervenire a cuore aperto sul romanzo per apportare questi accorgimenti.

Come si sviluppa una trama? Forse ricorderai che durante le scorse lezioni abbiamo visto due approcci molto differenti che ho voluto chiamare orologio narrativo e navigare a vista. Il primo somiglia un po’ al lavoro di un architetto; il secondo al committente che non ha ben chiaro questo palazzo come lo vuole costruire – infatti forse ricorderai che la mia premessa era stata: utilizzate questo secondo metodo con cautela.

Esiste tuttavia un approccio che è a circa metà strada fra i due appena menzionati. Chiariamo, io continuo a preferire la navigazione a vista, ma un po’ d’esperienza ormai l’ho maturata, e nonostante questo, talvolta mi smarrisco ancora. Tuttavia questa versione mediana permette di prendere il buono da entrambe le metodologie: lascia una certa ariosità alla libertà d’inventiva, ma ti permette di mantenerti nei binari del “so cosa devo fare” senza la rigidità dell’orologio narrativo.

Secondo me per chi si affaccia alla narrativa è il metodo migliore ed è per questo che ho deciso di presentartelo. Attenzione: ho scritto presentartelo, non importelo. Per il momento vediamo di cosa si tratta, ma dalla prossima volta cominceremo a sperimentare per un po’ con questa tecnica per tessere la tua trama.

Ricorda: non esiste “IL” metodo, quello che vale per tutti. Il metodo migliore è quello che è migliore per te. Questo significa che non dovrai accettare per forza di procedere con il metodo che adesso ti enuncio.

Ti piacciono i fiocchi di neve? Tu dirai: «William è impazzito». Non del tutto. Dunque, c’è un signore che si chiama Randy Ingermanson e ha scritto una marea di libri. Qualcuno l’ho letto, è uno di quelli che si autopubblica, e non sindaco la sua scelta, e se devo essere sincero non è un vero scrittore.

Perché te ne parlo, allora? Per una ragione semplice semplice: ha scritto un unico, grande bestseller su Amazon che si intitola, traduco, ‘Come scrivere un romanzo con il metodo del fiocco di neve’. L’ho letto anche io e devo dire che, al netto di alcuni temi sui quali non concordo, questo approccio alla scrittura è davvero efficace. E più che indicato per gli autori alle prime armi.

Già ti vedo alzare la manina: «Ma se questo metodo è così efficace, perché dici che questo tizio non è un vero scrittore?». Ecco perché: il metodo funziona sul serio, e se è per questo lui scrive storie interessanti, coerenti, ben costruite. Il suo metodo risponde a perfezione al “cosa?”, e anche al “come?” dal punto di vista strutturale. Diciamo invece che in quanto a estetica, al “come?” inerente allo stile, il tizio ne ha di strada da fare.
Noi però vogliamo imparare a scrivere bene, non è vero? Quindi proviamo a prendere il buono che c’è in questo metodo – del quale comincerò a parlarti dalla prossima volta – ma poi per quanto riguarda la fioritura di un tuo stile ci rivolgeremo altrove.

Ed ecco un bell’esercizio. Sappi che è propedeutico al metodo del fiocco di neve, ma non solo: è fondamentale per la nascita del tuo romanzo e per il proseguimento del corso, a prescindere dai fiocchi di neve. Lascia perdere Randy e il fiocco di neve per ora! Esegui per bene questo esercizio e poi andremo avanti!

Esercizio

Scegli 3 romanzi che ti piacciono e cerca di riassumerne la trama in un’unica frase

1)
2)
3)

Suggerimenti per l’esercizio:

  • Più corte sono le frasi, meglio è. Cerca di non superare le 15 parole;
  • Non sprecare parole per citare i nomi dei personaggi: se devi riassumere Il padrino, scrivi “un gangster” anziché “Don Vito Corleone” o “un boss italoamericano”;
  • Quando hai scritto una delle frasi, rileggila. Verifica se è possibile eliminare qualche altra parola senza modificare la qualità della sintesi.
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Autore William Silvestri

Autore, formatore e direttore editoriale di Argento Vivo Edizioni. Prima di entrare nel mondo dell'editoria ha pubblicato i romanzi 'Divina Mente', 2011, 'Serial Kinder', 2015, e 'Ci siete mai stati a quel paese?', 2017, 'Io e la mia scimmia', 2019, oltre al saggio esoterico 'Chi ha paura del Serpente?', 2015.