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Romania modello di buone pratiche nel campo delle minoranze

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Romania


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Pochi probabilmente sanno che nel 2021 la Romania si è riconfermata a livello europeo come esempio di buone pratiche nel settore della tutela dei diritti delle persone appartenenti a minoranze nazionali.

Così, nella primavera del 2021, al termine del quarto ciclo di monitoraggio del Paese dell’Europa sudorientale sul tema delle minoranze, il Comitato dei Ministri in seno al Consiglio d’Europa ha adottato una risoluzione che sottolinea inequivocabilmente i suoi meriti.

Secondo il documento europeo, la Romania è stata coinvolta attraverso le autorità competenti nella elaborazione di sondaggi per identificare e implementare soluzioni miranti a ottimizzare la protezione delle minoranze.

Lo Stato rumeno ha incoraggiato il dialogo interculturale attraverso vari programmi specifici volti alla conoscenza e alla promozione della cultura minoritaria.

Nel campo del rispetto dell’uso delle lingue minoritarie nelle istituzioni pubbliche, la Romania garantisce l’implementazione della legislazione in vigore, sviluppando anche azioni di sensibilizzazione delle minoranze in merito ai loro diritti.

Per meglio comprendere le realtà culturali e identitarie di oggi, è necessario ricorrere alla storia. Nell’epoca moderna si sono delineate le coordinate su cui si è formata l’attuale società europea.

L’Illuminismo, come corrente di idee politiche e culturali, ha definito una nuova concezione del mondo e dell’individuo. I rapporti dell’uomo, diventato ormai cittadino, con lo Stato e la società sono cambiati radicalmente.

Nell’Europa centro-orientale questa corrente fu attuata dagli imperatori asburgici che si affermarono come veri e propri “monarchi illuminati”.

I loro progetti di riforma miravano alla società nel suo complesso: amministrazione, istruzione ed economia. Inoltre, tutte le categorie sociali furono incluse nella nuova visione illuministica.

In questo contesto storico, un progetto distinto era il Banato, una regione nell’odierna Romania occidentale passata sotto il dominio austriaco all’inizio della modernità, in cui non esistevano rapporti di feudalesimo classico, fatto che, in seguito, permise una più rapida emancipazione degli abitanti della zona.

L’amministrazione asburgica colonizzò popolazioni provenienti da varie zone dell’impero, che portarono alcune delle loro specificità. La moderna organizzazione amministrativa e le relazioni politico-culturali stabilite da Vienna nella regione del Banato definirono una società multiculturale, in cui dominava la convivenza tra comunità linguistiche e religiose. In questa maniera, rumeni, ungheresi, tedeschi, serbi, bulgari, ebrei vivevano qui in un’atmosfera pacifica e tollerante.

Nel corso della sua storia moderna, il Banato è riuscito a compiere il passaggio dalla convivenza multiculturale all’interculturalità, aspetto individuato dai ricercatori nel comportamento quotidiano degli abitanti della regione. Ecco come la storia può fornire veri modelli di convivenza multiculturale e di dialogo interculturale, tanto necessari nel mondo di oggi.

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Autore Antoniu Martin

Antoniu Martin, storico e analista politico rumeno, specializzato nella storia recente e geopolitica. Ha pubblicato diversi libri sul comunismo rumeno e dell'Europa Orientale, nonché studi e articoli su argomenti di attualità nel campo delle relazioni internazionali.