Home Rubriche Esostorie La trasmissione primeva

La trasmissione primeva

679
La trasmissione primeva - tomba di Meresanke


Download PDF

Il progresso dell’umanità coincide sensibilmente con il progresso della conoscenza che è una delle forze primarie che ha da sempre spinto l’uomo a porsi in gioco nei confronti della natura, a volte in armonia ma più spesso in contrapposizione con essa.

Alla capacità di progredire si associa la capacità di conservare, di mantenere i valori della tradizione, di tramandare.

La trasmissione primeva della conoscenza e del sacro è passata attraverso la via femminile, con il culto della Grande Madre, con il principio ed origine di ogni cosa riportate strettamente al femminile, con la trasmissione iniziatica del sapere trasferita principalmente ed esclusivamente lungo la via lunare.

Tali funzioni, a partire dagli albori della cultura greca, sembrano addirittura contrapposti, ma non è stato sempre così.

Testimonianze in tal senso trovano evidenza nell’Egitto della IV dinastia, dove entrando nella tomba di Meresanke, figlia di Cheope, ci si trova di fronte ad un gruppo scultoreo rappresentante una confraternita di dieci donne di diverse età, dall’adolescenza sino alla età matura.

L’interpretazione del bassorilievo, considerando che Meresanke aveva accesso alla dimora delle Acacie rappresenta la trasmissione della conoscenza attraverso il tipico gesto dell’abbraccio iniziatico dalla donna più anziana alla donna più giovane.

Meresanke era Sacerdotessa del Dio Toth, signore dei geroglifici e quindi con un rapporto diretto con il Dio della Conoscenza.

Significativa per comprendere l’interruzione della linea femminile di trasmissione del sacro è la figura di Lilith, la prima compagna di Adamo da quest’ultimo rifiutata perché emancipata ed indipendente, tanto da rifiutare il ritorno nel giardino dell’Eden persino al Creatore, che si trovò nella condizione di dare per gemmazione una nuova compagna ad Adamo.

Ed è ancora Lilith che offre alla coppia il frutto proibito della conoscenza, innescando da un lato il progresso dell’umanità e dall’altro la perdita della purezza primordiale, dell’equilibrio con la natura, e facendo nascere la consapevole necessità della morte.

Ed è la morte accompagnata dalla rinascita che definisce quella continuità misterica che viene simbolicamente rappresentata dal mito di Osiride, Iside ed Horus: la conoscenza e la sacralità attingono da entrambe le vie iniziatiche, la solare di Osiride e la lunare di Iside, ma è quest’ultima che sa ricomporre, che sa far rinascere ciò che Seth aveva distrutto e disperso, riportando la pace ed il progresso nel mondo.

Soffermiamoci a considerare gli elementi della cultura e della civiltà greca, che sono alle basi di gran parte del nostro bagaglio filosofico: abbiamo una chiara contrapposizione fra l’elemento maschile, che ricerca la conoscenza ed è artefice della storia, con l’elemento femminile, che tramanda i valori tradizionali e tende a conservare i principi fondanti della Società.

Da un lato abbiamo gli eroi mitologici e dall’altro le corrispondenti figure femminili.

L’Ulisse dantesco, che meglio incarna la figura dell’uomo moderno alla ricerca della conoscenza, a causa di quel senso di vuoto derivante dalla mancanza dei valori tramandati, decide di continuare spontaneamente la sua peregrinazione nel mondo conosciuto e non, alla ricerca di “virtude e canoscenza”; ma l’uomo Ulisse nella realtà brama il ritorno alla sua terra, alla sua Penelope, dove potrà coniugare le conoscenze acquisite con la Sacralità e la trasmissione religiosa dei valori fondanti la società stessa.

Eppure, Ulisse prosegue il suo cammino, oltre le colonne d’Ercole, oltre il sapere umano e questo cammino genera lentamente la solitudine del Saggio. Ma la Saggezza e la tarda età non sono sufficienti all’Ulisse dantesco per fermarsi prima di tentare di violare e penetrare il Divino, il Sacro, che lo respinge e distrugge.

L’uomo Ulisse, nella realtà, ritrova con Penelope l’equilibrio, il legame che consente la trasmissione sacra e religiosa, perpetuando i valori fondanti di una società, come quella greca, che, anche se attribuiva alle donne un ruolo del tutto secondario, non poteva fare a meno di riconoscere la loro rilevanza nella espressione del Sacro.

Le figure femminili sono invero protagoniste e condizionano il processo stesso della conoscenza perseguita dagli eroi maschili: accompagnano i mitici eroi esprimendo la sapienza, la divinazione e la magia naturale.

In tutti i miti l’eroe che conduce la sua missione, che affronta le forze della natura, che accresce la conoscenza umana è circondato da donne che sono le depositarie dell’arte, della religione, della magia e financo del male.

La Pizia, oracolo di Apollo Delfico, custode del destino dei mortali e degli dei, la Sibilla Cumana, messaggera ancora di Apollo ma erede di un’antica tradizione connessa alla grande madre, ed, infine, la stessa maga Circe, interprete e depositaria della magia naturale, sono tutte icone del sacro, conseguito attraverso una via iniziatica specifica e caratteristica.

Anche quando rappresentano le forze del lato oscuro dell’animo umano esse sono esegete del Divino, del Sacro, incarnano un ruolo indispensabile per il processo conoscitivo, che nella macerazione e nella distruzione, trova le radici per la rinascita e la conoscenza.

Ma è ancora una volta la sacralità della conoscenza lunare che fornisce la conclusione attiva di ciascun mito, che, in accordo ai cardini fondanti della società greca, si conclude sostanzialmente con l’affermazione congiunta lunare e solare ma dichiaratamente solare, della continuazione della vita, della generazione della progenie, della trasmissione della regalità.

La conoscenza si nutre della forza solare degli eroi ma si trasmette e parla attraverso la linea lunare delle sacerdotesse, degli oracoli, persino delle sirene. Eppure, nei periodi storici successivi la sacralità della tradizione femminile è stata svilita e cancellata, quando non perseguitata: nel mondo occidentale i padri della chiesa danno vita ad una vera e propria sessuofobia nei confronti delle donne, a partire da Sant’Agostino.

Nel Medioevo si arriva a dichiarare che la Donna non possiede Anima ed ancora colei che si dedica all’esoterismo è definita strega diversamente dall’uomo che è mago e, quindi, capace di incantesimi.

Nel XVII secolo è maggiormente relegata ai problemi della casa ed alla procreazione e naturalmente per donna di buoni costumi non è supponibile uscire da sola di sera. A tutto ciò vanno sommate le difficoltà culturali, tanto che a pochissime donne è accordato di dedicarsi agli studi.

Nonostante ciò va considerato che il progredire storico della conoscenza si alimenta anche dalla catechesi delle religioni e dalle limitazioni da esse imposte: nel tempo la presenza dei dogmi può generare il desiderio di non omologazione, la ricerca eretica della verità al di là dei canoni consentiti e dei limiti accettati delle colonne d’Ercole.

Nel percorrere tale viaggio iniziatico verso la conoscenza l’uomo è accompagnato dalla sua carica solare, dalla Forza, forse dalla saggezza; ma può arrivare un giorno in cui ogni riferimento nobile viene distrutto o ignorato ed è solo la speranza che resta ad illuminare il cammino.

Queste sono le condizioni che fanno apparire il cammino lunare, le cui tracce nel mondo sono così lievi che solo le tenebre consentono di evidenziarle: e l’uomo, l’eroe, si rende conto di trovarsi lungo un cammino già percorso, lungo strade già tracciate da eroine che, nel silenzio lunare della notte, hanno affrontato gli stessi pericoli, hanno oltrepassato gli stessi ostacoli e spesso, li hanno superati.

La religiosità, la conoscenza sono trasferite e mantenute nella memoria dalla via iniziatica femminile che resta celata a tutti tranne a coloro che, lontani dalle luci e dalle passioni del cammino solare, sono in grado di meditare e di vederne le tracce.

L’uomo combatte per la fede e per la religione, ma, nel fare ciò, dimentica che il suo cammino era iniziato per tramandare la conoscenza: finisce per amare la guerra come tale, dimenticando che l’obiettivo era la pace.

La donna, portatrice della sacralità del potere generante, non dimentica mai l’umanità della progenie e, nella ricerca del Sacro, mantiene ed alimenta i valori umani che rendono tale la civiltà.

Il cuore della civiltà, del Sacro, pulsa ancora e sempre al femminile.
La conoscenza naturale passa in effetti attraverso la via lunare con maggior semplicità e facilità, la magia naturale, per poter operare, usa spesso un elemento femminile che agisce da catalizzatore per la realizzazione della grande opera alchemica. Di frequente le battaglie non combattute e l’intuizione consentono alla strada lunare di evitare gli errori e le sofferenze che accompagnano il processo della Conoscenza.

Nessuno può comprendere la natura come chi vive nel principio vitale stesso, intuendo il grande disegno che è insito nella vita stessa. L’Amore, anzi, l’Agape, è la sublimazione del principio che, superando la semplice attrazione fra gli opposti, sovrasta e valica ogni divisione.

La perfetta armonia fra il cammino lunare e quello solare, intrecciandosi senza intersecarsi, generano la conoscenza del Saggio, controllano il Caduceo di Ermete Trismegisto e ci condurranno fuori dal labirinto della nostra esistenza, ma solo quando sapremo guardare a quanto incontriamo lungo il nostro cammino con temperanza e giustizia, e, soprattutto, con Amore.

Print Friendly, PDF & Email

Autore Rosy Guastafierro

Rosy Guastafierro, giornalista pubblicista, esperta di economia e comunicazione, imprenditrice nel campo discografico e immobiliare, entra giovanissima nell'Ordine della Stella d'Oriente, nel Capitolo Mediterranean One di Napoli. Ha ricoperto le massime cariche a livello nazionale, compreso quello di Worthy Grand Matron del Gran Capitolo Italiano.