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Esostoria mediterranea: Le Meteore

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Le Meteore - ph Rosy Guastafierro
Le Meteore - ph Rosy Guastafierro


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Da oltre trent’anni sono una zavorrina, così si definiscono in gergo le compagne, mogli o in ogni caso chi siede sul sedile posteriore di una moto, che non si limita alla gita fuori porta, ma che percorre con il proprio biker chilometri di strada non sempre agevole.

Sole, pioggia, caldo o freddo il secondo è lì, pronto a massaggiare il collo del guidatore, a parlare o cantare nel casco per tenerlo sveglio, una condivisione totale che parte dall’amore per le due ruote capace di consolidare unioni o distruggere matrimoni nello spazio di una manciata di giorni.

È un’avventura che inizia con il riempire il poco spazio disponibile nelle borse, essere pronti a partire in orari improponibili, aspettare con pazienza e sorridendo il ritardatario del gruppo.

La migliore dote è tacere, dimenticando le più banali esigenze, affinché lo spirito comunitario prevalga, consapevoli che, in cambio, si conoscerà ogni centimetro del territorio prescelto, riuscendo a scoprire incantevoli zone, un po’ fuori dai comuni tour.

Imbarco a Brindisi alla volta di Igoumenitsa, ridente cittadina greca sulla costa, alle spalle della più conosciuta isola di Corfù, tappa obbligata per chi desidera recarsi in uno dei luoghi patrimonio dell’UNESCO, con oltre 50.000 anni di storia alle spalle: Le Meteore.

Il motore delle moto è allegro e costante, circa 170 km verso il cuore del Paese, direzione Kalambaka. Improvvisamente spettacolari falesie di arenaria appaiono all’orizzonte, 120 sagome che si stagliano in controluce.

Le Meteore - ph Rosy Guastafierro
Le Meteore – ph Rosy Guastafierro

Difficile distinguere le rocce dai 24 monasteri che vi si adagiano, ma l’accorciarsi della distanza, dietro una curva, finito un tornante, consente lo scorgere di particolari sempre più nitidi ed ecco che lo stupore si stampa sul volto.

Le Meteore - ph Rosy Guastafierro
Le Meteore – ph Rosy Guastafierro

Un miracolo della geologia nato dal processo di erosione, iniziato 5 milioni di anni fa, del delta di un antico fiume che allagava tutta l’attuale pianura della Tessaglia, favorito da una lunga serie di movimenti terrestri che hanno spinto verso l’alto il fondale marino. Il vento ha fatto il resto: tre chilometri quadrati, dove rupi e scarpate sono tempestate di eremi che si stagliano verso il cielo.

Μετέωρα, in mezzo all’aria, le sue grotte furono abitate ininterrottamente. Vi sono stati ritrovati manufatti risalenti al Paleolitico e al Neolitico, anche se, stranamente, nella cultura greca classica non vi è nessun cenno a questo luogo che inizia a far raccontare di sé solo nel Medioevo.

La leggenda narra che intorno al X secolo, in epoca bizantina, degli asceti scelsero di rifugiarsi in questo sito per sentirsi più vicini al Creatore, dando vita a piccoli centri di preghiera.

Intorno al 950 – 970, il frate Barnaba fondò il primo cenobio, a cui seguì l’edificazione dell’eremo della Trasfigurazione, ad opera del monaco Andronico, autore dell’organizzazione della vita comunitaria che andava sviluppandosi.

La vera svolta si ebbe nel 1334, quando Atanasio, costretto a lasciare il Monte Athos, a causa di invasioni e razzie, trovò asilo con il suo padre spirituale e altri 14 monaci sul pilastro di Stagi.

Il Santo ortodosso ritenne immediatamente questi picchi una sede ideale per la vita che intendeva condurre, appartata, fuori dal mondo e sicuramente lontana da incursioni. Il suo obiettivo era quello di costituire un convento che potesse eguagliare quello lasciato alla mercé degli invasori ottomani.

L’intento riuscì, malgrado le difficoltà dell’impresa per la necessità di trasportare, in un posto impervio e senza strade, il materiale da costruzione con l’utilizzo solo di paranchi e reti.

Furono così poste le basi di quello che sarebbe stato, in seguito, il rinomato Monastero Gran Meteora e stabilite le regole che la nascente comunità avrebbe seguito e che avrebbero consentito di divenire, nei secoli, uno dei più importanti centri della Chiesa Ortodossa, secondo solo a quello del Monte Athos.

Le Meteore - ph Rosy Guastafierro
Le Meteore – ph Rosy Guastafierro

Dopo quattro lunghi secoli, però, iniziò una lenta decadenza di questi ieratici microcosmi; attualmente solo sei sono ancora attivi, ma con un numero molto esiguo di stanziali.

Lasciate le moto, iniziamo a scendere una scalinata incastonata nella roccia, sino al fondo, per poi risalire, dall’altro lato, centinaia di gradini, passando all’interno di anguste gallerie, per rivedere la luce in tutto il suo trionfo, con un panorama mozzafiato a perdita d’occhio.

Un modo agevole, se si pensa che prima del 1925 l’unico mezzo per raggiungerli era arrampicarsi su scale di corda oppure con reti, che venivano issate con delle carrucole, da qui il detto:

La rete dice al monaco: Sii vigile; non solo ti sto sollevando dalla terra alla cima, ma ti sto portando in cielo.

Prima di potersi perdere nell’incanto di tutta la struttura, a noi donne viene fatto indossare una sorta di pareo, in modo da coprire gli aderenti pantaloni da moto.

Guardandoci intorno, scopriamo di trovarci in una sorta di villaggio autosufficiente e capace di soddisfare tutte le esigenze degli abitanti, vista la difficoltà degli approvvigionamenti, a partire dal cibo.

Visitare questo straordinario luogo ti dà contezza della profonda spiritualità trasmessa da ogni pietra, dalle centinaia di immagini iconografiche tipiche dell’arte religiosa ortodossa, un vero e proprio esercizio di introspezione.

Scendere e risalire ti immerge in un cammino di cultura e culti totalmente diversi dai nostri, amplificato dalla consapevolezza che la contemplazione è stata la parola d’ordine che ha sorretto la vita di questa comunità sospesa in aria, ma protesa verso l’alto dei cieli.

Uno stato d’animo che ci pervade, a dispetto del potente rombo della 1200 di cilindrata.

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Le Meteore – ph Rosy Guastafierro
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Autore Rosy Guastafierro

Rosy Guastafierro, giornalista pubblicista, esperta di economia e comunicazione, imprenditrice nel campo discografico e immobiliare, entra giovanissima nell'Ordine della Stella d'Oriente, nel Capitolo Mediterranean One di Napoli. Ha ricoperto le massime cariche a livello nazionale, compreso quello di Worthy Grand Matron del Gran Capitolo Italiano.