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L’ottava di Pasqua: una Madonna e le sue galline

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Madonna delle Galline - ph Rosy Guastafierro
Madonna delle Galline - ph Rosy Guastafierro


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Dopo Pasqua è festa ancora, così recita un vecchio adagio e vedremo, infatti, cosa accade in un paese nell’ampia valle dell’Agro nocerino-sarnese.

Nel XVI secolo, in un cortile della zona, protetto dai monti Lattari, poco lontano dall’antico convento dei padri carmelitani voluto dal conte Zurlo, nella domenica in Albis, delle galline, razzolando, trovano un quadro con l’icona della Madonna del Monte Carmelo.

Mia nonna, originaria dell’area, mi raccontava che in una chiesetta di Tramonti era venerata una tavoletta di legno su cui vi era disegnata la Madonna del Carmelo.

Nottetempo, una voce che sembrava provenire da questa effigie, rivolgendosi al sacrestano, chiese di intercedere presso il canonico affinché rimettesse in sesto la sua dimora; diversamente si sarebbe scelta un altro borgo dove persino le galline l’avrebbero apprezzata!

Il parroco, vecchio e incredulo, fece orecchie da mercante. Una sera di marzo un nubifragio si abbatté sulla zona, trascinando a valle, nel fango, una parte dell’edificio con il prezioso quadro.

Il fiume di mota e detriti arrivò fino a Pagani, nato come villaggio durante l’epoca romana su quella via consolare che collegava Nuceria Alfaterna con Pompei e Stabiae.

Lì la tavola rimase nascosta e protetta dalla terra fino al suo ritrovamento nella stessa aia dove, per devozione, nel 1610 venne edificata una chiesa dedicata alla Madonna del Carmelo, ma ribattezzata Madonna delle Galline.

Madonna delle Galline - ph Rosy Guastafierro
Madonna delle Galline – ph Rosy Guastafierro

Da allora, tutti gli anni si ripete un rito capace di fondere la tradizione pagana con l’esemplificazione della più alta devozione cattolica.

Nell’entrare in città dalla porta Santa Chiara troviamo un monumento le cui fattezze riproducono un enorme tamburo a cornice, di Franco Baccaro. La tammorra è uno strumento musicale antichissimo, i popoli primordiali usano tendere pelli animali su cerchi di legno da suonare in maniera diversa a seconda della cerimonia che lo sciamano esegue.

Un suono che, nella sua ripetitività incalzante, riesce ad indurre la trance, trascinando, chi ascolta, in balli coinvolgenti. Un antico corteggiamento tra un uomo e una donna chiusi in un cerchio di persone che cantano e danzano, riproducendo quasi un amplesso, il matrimonio cosmico che si sublima nell’unione tra Urano e Gea.

Nel proseguire, ci immettiamo nel percorso delle sei chiese, che parte da via Carmine sino a piazza Sant’Alfonso, in una mescolanza di epoche e stili architettonici, che denotano il forte retaggio mistico partito dai martiri cristiani Felice e Costanza.

Dal martedì in Albis, ovvero in bianche vesti, il borgo si anima, le donne di casa preparano le coperte più belle, le lenzuola ricamate del corredo che esporranno sui balconi e sulle finestre di tutto il percorso che la statua lignea ottocentesca effettuerà portata a spalla in processione.

Il santuario osserva 5 giorni di astensione liturgica, chiudendo i battenti; quasi una pausa di riflessione che precede il dì di festa. Il venerdì pomeriggio tutta la gente attende in silenzio i rintocchi della campana che alle 18:00 risuonano in ogni luogo.

È il segnale tanto atteso: i fuochi d’artificio risplendono nel cielo, le tammorre fanno sentire il loro ritmo accompagnato dai cembali, mentre i Confratelli liberano decine di colombe, alcune con le piume colorate.

Finalmente la grande porta viene aperta e i pellegrini riempiono la navata per omaggiare la Madre Celeste e il suo bambino.

La domenica mattina, all’alba, gli antichi custodi del sacrario svelano la statua, rimasta ammantata dall’anno precedente, si caricano in spalla la Vergine, posta su di una speciale pedana girevole affinché possa rivolgere il suo sguardo benevolo su ognuno, conducendola per le strade, dove una pioggia di petali e coriandoli offusca il sole.

In ogni corte, oltre a prodotti della terra, piatti contadini, vino e pane, vengono installati dei Toselli, dove l’immagine della Mamma di tutte le mamme viene adornata con drappi. In realtà, vi è una muta gara tra i concittadini per il decoro più bello e per le offerte più generose. Questo nome così particolare pare abbia origini spagnole dosel con il duplice significato di baldacchino o di una varietà di grano.

Qui i confrates, discendenti dell’antica confraternita della Nunciata di Pagani, primi custodi dell’icona, si ristorano per poi riprendere il percorso dopo aver ascoltato i tipici canti a figliola e l’antica litania, che diviene quasi un mantra:

A Mamma bella mia è annanzo a sto Tusello. So assai, assai felice, me scoppia ‘o core; nun chiove, so’ lacrime ca nfonnene ccà ‘nterra. Tu, Madonna Santa de Galline, ce guarde, te gire nata vota e, doce doce, te ne vai… Dinto ‘o core nuoste, ‘nfuse e lacrime sbafate, già s’affacciano e pensieri pe’ ll’at’anno.

La cosa che più colpisce e stupisce è l’imperturbabilità dei volatili appollaiati sul manto, la corona e le braccia dell’effigie, che, malgrado i colpi incalzanti, restano immoti per tutto il giorno.

Lungo il tragitto i devoti espletano i vari rituali tramandati da tempo immemorabile.

Madonna delle Galline - ph Rosy Guastafierro
Madonna delle Galline – ph Rosy Guastafierro

Le madri esortano i propri figli a passare sotto la portantina come auspicio e protezione; i neonati vengono alzati affinché lo sguardo della Vergine si posi su di loro; il rito della pace con una coppia di colombe.

Il dono delle galline, effettuato per la prima volta da Sant’Alfonso Maria de’ Liguori, quello del fiore che il ragazzo innamorato dona alla sua amata; intrigante è quello del riscatto.

Nessuno si può esimere dal donare qualcosa, invocando la misericordia divina, ma chi desidera riportarsi a casa il proprio animale, può riaverlo dopo aver versato un obolo.

Al tramonto, la seconda delle sette Sorelle si ritrova davanti al sacrato, dove viene celebrata la messa che conclude la parte liturgica, di contro la tradizione popolare e contadina prende il sopravvento in un turbinio di suoni, colori e balli fino al nuovo giorno.

I tammorari di ogni luogo convergono affinché, dopo una notte di sano sfinimento con lo strumento, simbolo della festa, venga espletato il rito della deposizione delle tammorre, che torneranno a far sentire il loro richiamo ancestrale nella prossima ottava di Pasqua.

Madonna delle Galline - ph Rosy Guastafierro
Madonna delle Galline – ph Rosy Guastafierro
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Autore Rosy Guastafierro

Rosy Guastafierro, giornalista pubblicista, esperta di economia e comunicazione, imprenditrice nel campo discografico e immobiliare, entra giovanissima nell'Ordine della Stella d'Oriente, nel Capitolo Mediterranean One di Napoli. Ha ricoperto le massime cariche a livello nazionale, compreso quello di Worthy Grand Matron del Gran Capitolo Italiano.