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La mia idea funziona?

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La mia idea funziona?


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Poche settimane fa abbiamo parlato di come, per scrivere un romanzo, sia indispensabile farsi venire un’idea innovativa. Non so se ci hai già iniziato a pensare e se l’idea ti sia venuta, ma se non è arrivata, forse è quasi meglio così, perché quello che sto per dirti potrebbe interessarti.

In ogni caso, ripensando a quanto appreso nelle lezioni precedenti, prima o poi troverai ciò che cerchi. Ricorda soprattutto la regola numero uno: prima di tutto, vivi.

Viceversa, quando trovi questa benedetta idea, di norma ti tuffi a capofitto nella scrittura, gingillandoti con l’idea del secolo e magari producendo tonnellate di parole. Ed è proprio a quel punto che devi tirare il freno a mano e porti una domanda: la tua idea funziona davvero?

Te lo dico come un fratello maggiore e sulla base della mia storia personale. Ho scritto almeno altri tre romanzi incompiuti, per poi decidere di non provare nemmeno a pubblicarli. Ho impiegato mesi per scriverli, sprecato tempo ed energie sottratti alla mia famiglia, con il risultato di aver capito che quei testi sono buoni per accendere il camino che non ho.

Ad ogni modo per me scrivere è sperimentare e non è stato del tutto tempo perso. Se non altro, ora ho le idee più chiare su cosa sia il caso di scrivere e cosa no. Riesco a capire subito, per fortuna, se un’idea valga la pena svilupparla – per fortuna, dato che me ne vengono cento al minuto.

L’idea portante – di un racconto, di un romanzo, di un poema – è un’intuizione. È ciò che rende la tua storia interessante e diversa da tutte le altre. Unica. Non è il genere, il mondo continuerà a scrivere e leggere storie d’amore, thriller e fantasy; non è la trama, che può essere più o meno scopiazzata; non è la bravura dell’autore o il suo stile o il carattere dei personaggi. L’idea è l’elemento di novità della tua storia.

Vediamo allora di fissare alcune regole utili a orientarti.

  1. L’idea deve poter essere espressa in una sola frase.

Sei in grado di spiegare la storia che vorresti raccontare in pochissime parole? Se sì, l’idea potrebbe essere quella giusta e vale la pena lavorarci su per svilupparla. Ti riporto alcuni esempi, e scusa se ancora una volta ricorro ai miei lavori, è per questione di semplicità:

  • Quattro vecchietti si improvvisano detective per catturare un pluriomicida.

Questa è l’idea portante di ‘Serial Kinder e, come vedi, permette di sintetizzare un intero romanzo in un’unica frase. Esempio di idea che ha funzionato.

  • I carabinieri indagano sul furto delle ostie nella chiesa di un paesino.

L’idea alla base di Ci siete mai stati a quel paese? che, ancora una volta, posso esprimere in una singola frase.

In realtà scoprirai che le idee vincenti, quelle esprimibili con una sola frase, valgono ovunque in letteratura:

  • L’amore fra due giovani è ostacolato da qualcuno.

Che opera è? Potrebbe essere ‘I promessi sposi’, o ‘Giulietta e Romeo’, o chissà quanti altri capolavori – ma anche no.

A prescindere dall’originalità, l’idea di questo genere di opere è semplice, la puoi sintetizzare in poche parole e in passato ha funzionato. Ma proprio perché trita e ritrita, non basta. Un’idea semplice è importante, ma non sufficiente a garantire il successo della tua intuizione. Per il salto di qualità, l’unica via è porsi delle domande.

  1. Perché devi raccontare proprio quella storia?

Nota il corsivo. Avrei potuto scrivere “vuoi”, ma ho scelto quel verbo di proposito. Quando hai un’idea che reputi brillante, sì, vuoi scriverci sopra un racconto, un romanzo, ma soprattutto devi farlo perché ti sembra come se stessi cercando quell’ispirazione da tutta una vita. Torniamo al “come ho fatto a non pensarci prima?”, sei mosso da furore agonistico, non vedi l’ora di metterti a scrivere.

Ma fermati un attimo: perché? E perché proprio quella storia e non altre? Che cosa ci hai visto, qual è l’elemento più importante o di novità, perché gente che non conosci dovrebbe spendere 10 o 15 euro per leggere il tuo libro? Per quale motivo pensi che la tua storia sia differente dalle altre?

Queste sono solo alcune domande alle quali devi rispondere, e dovrai farlo con onestà intellettuale, evitando di innamorarti della tua idea. Quando sei innamorato non vedi i difetti del partner, ma poi poco alla volta li scopri. Magari l’amerai lo stesso, eh, ma qui stiamo parlando di libri. Il lettore non ti ama, con ogni probabilità nemmeno ti conosce e allora, in tutta sincerità, la tua idea è attraente?

È davvero come conquistare un ragazzo o una ragazza. Che cosa piacerà ai lettori della tua storia? Perché dovrebbero flirtare con il tuo libro? Se dopo tutte queste domande avrai una risposta, anche una soltanto, allora va’ avanti. Potresti davvero aver ragione: la tua idea vale.

  1. Qual è il motivo che alimenta la tua voglia di scrivere questa storia?

Se hai deciso di raccontare una storia è perché ti è venuta un’idea, l’hai giudicata meritevole e ti sei messo a scrivere. Arriveranno poi i momenti in cui l’ispirazione latiterà, in cui non riuscirai a scrivere una sola parola in una settimana. Ma se c’è un motivo propulsore, un carburante che ti spinge a scrivere, riprenderai a farlo e il libro verrà da sé. Qual è la motivazione che ti spinge a tener duro e andare avanti? Va bene qualunque risposta purché sincera, e non credere non c’entri con l’idea portante.

Ok, ti sei posto delle domande e hai fornito delle risposte convincenti, ma ancora non basta e scusa se mi ripeto: la tua idea potrebbe funzionare. Ma funzionerà? A questa domanda risponde la quarta regoletta che mi accingo a descrivere.

  1. Metti la tua idea su carta.

Finché l’idea resta nella tua mente, per quanto perfetta e inattaccabile e vincente possa essere, non è condivisa con nessuno. Nemmeno con te stesso. Devi metterla per iscritto, ma non su Word o sul tablet, proprio nero su bianco, su carta. Lo troverai un post-it da qualche parte, no?

È la frase che riassume tutta la tua idea. Scrivi quella. Deve diventare il tuo mantra, una piacevole ossessione, come Rocky con la foto di Ivan Drago sullo specchio; o come Trapattoni, che conservava il ritaglio di giornale in cui si vedeva Pelè perché doveva marcarlo. Quella volta, il Trap non fece toccare palla alla perla nera.

Sembra una follia da mental coaching, ma ti assicuro che serve. Vedere quel bigliettino là, giorno dopo giorno, ti ricorda il cuore della trama che vuoi raccontare e soprattutto ti fa prendere coscienza che è tutto vero, stai per scrivere una storia. Fissando la frase davanti a te l’amerai, ma ne scoprirai anche i potenziali difetti. E proverai a correggerli.

E quando sarai abbastanza confidente circa la bontà della tua idea, potrai condividerla con gli altri. Sentire pareri esterni. Sta’ sicuro che, se sei arrivato a questo punto e il foglietto è ancora là, è quasi di sicuro l’idea giusta e non saranno eventuali pareri sfavorevoli a farti abbandonare il progetto.

Forse anche gli altri apprezzeranno la tua idea, ma se così non sarà non prendertela, anzi, vedila come un vantaggio e sfrutta le loro obiezioni per porti ulteriori domande e migliorare ciò che ti accingi a realizzare. E qui arriviamo alla quinta e ultima regola.

  1. Il tuo obiettivo è il pubblico, non l’autocompiacimento.

Se lo fai per passatempo è un conto, ma se scrivi per farti leggere da qualcuno devi tenere a mente che è per questo qualcuno che stai scrivendo, non per te stesso. Ci passa un mondo fra le due cose e c’è una serie di errori che non devi commettere: non devi scrivere per fomentare il tuo ego, non devi compiacerti nello scrivere e tantomeno, quando rileggi, non devi bearti della tua supposta bravura.

Il target è il pubblico e devi chiederti di continuo: piacerà? Questa cosa va bene così o è meglio modificarla? Se scrivo questa parola qualcuno si offenderà? Torniamo al discorso dell’empatia con il lettore: chi legge dovrebbe poter immedesimarsi nei personaggi, nella storia, e tutto deve essere credibile. ‘Serial Kinder’ ha funzionato perché un genitore farebbe qualunque cosa per suo figlio. Anche affrontare un assassino a mani nude.

E siamo giunti alla fine anche di quest’altra lezione. Se la recepirai con attenzione, facendola tua e ponendoti le domande che contiene – ma anche tutte le altre che potrebbero nascere nella tua testa – l’idea per la tua storia potrà uscirne con le ossa rotte oppure addirittura rafforzata. In ogni caso, io sono qui per qualsiasi dubbio.

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Autore William Silvestri

Autore, formatore e direttore editoriale di Argento Vivo Edizioni. Prima di entrare nel mondo dell'editoria ha pubblicato i romanzi 'Divina Mente', 2011, 'Serial Kinder', 2015, e 'Ci siete mai stati a quel paese?', 2017, 'Io e la mia scimmia', 2019, oltre al saggio esoterico 'Chi ha paura del Serpente?', 2015.