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La Basilica di San Lorenzo Maggiore: un viaggio attraverso 25 secoli

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San Lorenzo Maggiore - foto Rosy Guastafierro
San Lorenzo Maggiore - foto Rosy Guastafierro


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La Basilica di San Lorenzo Maggiore a Napoli, sin dalla sua realizzazione, ha assunto un ruolo centrale nella vita della città.

In effetti questo complesso è situato nel cuore della parte antica, che costituiva l’agorà greca, trasformata, poi, nel foro romano, divenendo un esempio unico di stratificazione architettonica.

In questa preciso perimetro, il Vescovo Giovanni II, nel VI sec. d. C., fece innalzare una chiesa dedicata, appunto, al Santo di cui porta il nome, che, agli inizi del 1234, fu affidata all’ordine dei padri francescani.

Carlo I d’Angiò nella seconda metà del secolo decise di abbattere gran parte dell’edificio paleocristiano. Sembrerebbe quasi che gli Angioini avessero il misterioso intento di voler in qualche modo celare il passato, se non addirittura cancellarlo.

Inizialmente fu costruita la Basilica con annesso monastero, realizzata seguendo pedissequamente i canoni dello stile gotico francese. Il nome dell’architetto che l’ha realizzata non è stato tramandato, ma possiamo sicuramente affermare che la conca dell’abside poligonale, insieme alle volte a crociera, rappresentano un unicum in tutta Italia.

La pianta è a croce latina, entrando lo sguardo viene subito attratto da questa maestosità, malgrado gli ottanta metri di navata centrale, dove si percepisce chiaramente la fattura di maestranze italiane intervenute a distanza di quasi un secolo, spronate da Carlo II d’Angiò. Oltre alla centrale ne troviamo altre due laterali contenenti otto cappelle ciascuna.

Nel 1324 a Tino da Camaino fu commissionato il monumento funerario di Caterina d’Austria, posto all’interno del deambulatorio, opera di fattura pregiata, indicata come la prima dell’illustre scultore dopo il suo trasferimento.

Il passare del tempo e l’insieme di eventi naturali hanno richiesto alcuni interventi strutturali, come il terremoto del 1456 che, malgrado i danni arrecati, non arrestò la costruzione della torre campanaria eseguita tutta in piperno.

Questo campanile è stato teatro di importanti episodi, diventato un deposito d’armi e sede degli Eletti dei Seggi, fu assediato nel 1547 nei moti contro i soprusi e le idee bislacche di don Pedro da Toledo, volte ad imporre la Santa Inquisizione. Inoltre, nell’estate del 1647, divenne l’avamposto della rivolta di Masaniello contro il viceré spagnolo Rodrigo da Leon.

San Lorenzo Maggiore - foto Rosy Guastafierro
San Lorenzo Maggiore – foto Rosy Guastafierro

Intanto le trasformazioni e rinnovamenti inseriscono nel contesto, che prediligevano il gusto contemporaneo, un maestoso altare maggiore opera di Giovanni Merliano da Nola, 1530, che rappresenta un vero e proprio capolavoro rinascimentale, nella cui parte alta possiamo ammirare le statue di San Francesco, Sant’Antonio e, naturalmente, San Lorenzo.

Lo stile barocco lo ritroviamo nella Cappella Cacace, espressione di Cosimo Fanzago, con pala d’altare di Massimo Stanzione, e, nella facciata, crollata quasi del tutto a causa del terremoto del 1732, opera di Ferdinando Sanfelice, che mantiene però il portale originale del XIV secolo.

Particolarmente rilevanti sono le due sale di accoglienza a cui si accede dall’antico chiostro dell’attiguo convento caro a Petrarca. La sala capitolare, con portale del XIII sec. e finestroni a quadrifora, detiene la struttura gotica, in essa è stato ritrovato l’affresco di San Francesco che dà la regola ai Minori e alle Clarisse di autore ignoto, appartenente, quasi certamente, alla scuola di Giotto, databile 1340.

Nell’angolo in fondo al chiostro ci imbattiamo nella sala Sisto V che inizialmente aveva la funzione di refettorio dei frati e nel 1442 accolse il Parlamento Napoletano, diventando teatro degli avvenimenti significativi per la città. Emblematico fu il riconoscimento, da parte di Alfonso di Aragona, del figlio illegittimo Ferrante come suo successore.

Nel 1600 fu interamente affrescata da Luigi Rodriguez, che intese rappresentare le Dodici Province del Regno di Napoli e le virtù che avrebbero dovuto ispirare tutti coloro che governavano saggiamente. Le sette principali sono: Provvidenza, Clemenza, Dignità Regia, Magnanimità, Gravità, Affabilità e Magnificenza, contornate da quattro minori.

Rimanere stupiti in questo immenso salone non fa altro che prepararci a ciò che ci aspetta ritornando nel cortile di fattura medioevale, anche se finemente rimaneggiata nel Settecento con l’inserimento del pozzo tutto in marmo e piperno realizzato da Cosimo Fanzago.

Qui inizia il vero déjà-vu: da una larga apertura è possibile vedere parte del macellum risalente alla seconda metà del I sec. d.C., ovvero il mercato romano, ricostruito con un plastico, un porticato rettangolare con in fila le botteghe che si affacciavano nel cortile interno; al centro un tholos, edificio circolare dedicato alla vendita del cibo.

Inoltre, la susseguente area coperta, che si incunea per circa dieci metri sotto il livello del suolo, ci accompagna in una passeggiata che ci conduce verso la realtà del V sec. a. C. mostrandoci chiaramente l’organizzazione suddivisa tra la parte alta, il centro religioso, e quella bassa dove, tra le botteghe, scorreva la vita della colonia greca qui residente.

Officine con volta a botte, il forno, la vasca per tinteggiare le stoffe, banconi in pietra utilizzati per esporre le merci e persino il probabile erarium che custodiva il tesoro cittadino.

Il desiderio di soffermarsi ad osservare pietra per pietra, ogni reticolato, lascia il sopravvento alla consapevolezza che il Museo dell’Opera di San Lorenzo ci attende. Quattro piani collocati nei vani cinquecenteschi della Torre civica che ci mostrano, con precisione cronologica, i reperti appartenenti a tutte le epoche.

Un racconto muto della vita di una città attraverso 25 secoli di storia vissuta tra vittorie, sconfitte, miserie, rivoluzioni, vita monastica e magie intrise di esoterismo.

Non mancano segreti e leggende che risuonano nella mente come l’indovinello, scolpito sull’obelisco del monumento funerario della famiglia Folliero, che dal 1500 intriga e rimane senza risposta accompagnandoci per la via:

Quid? Omnia.
Quid Omnia? Nihil.
Si Nihil, cur Omnia?
Nihil ut Omnia

Ovvero:

Che cosa? Tutto
Che cosa è il tutto? Niente
Se non è niente perché sembra tutto?
Il niente è come il tutto.

San Lorenzo Maggiore - foto Rosy Guastafierro
San Lorenzo Maggiore – foto Rosy Guastafierro
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Autore Rosy Guastafierro

Rosy Guastafierro, giornalista pubblicista, esperta di economia e comunicazione, imprenditrice nel campo discografico e immobiliare, entra giovanissima nell'Ordine della Stella d'Oriente, nel Capitolo Mediterranean One di Napoli. Ha ricoperto le massime cariche a livello nazionale, compreso quello di Worthy Grand Matron del Gran Capitolo Italiano.