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Giù le mani dalle G.a.E

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La maestra non si tocca


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Cosa ci si può aspettare, da una classe politica, che dopo più di due mesi di consultazioni, non ha ancora raggiunto una maggioranza di Governo? Beh, la risposta è tanto semplice, quanto allarmante: un disastro completo in ogni ambito giuridico, economico e finanziario del Paese.
Dopo le dichiarazioni di oggi del Capo dello Stato, di un eventuale ritorno alle urne degli elettori nella seconda parte dell’anno, ogni cittadino italiano di buon senso, deve rendersi conto che siamo davvero tutti “rinchiusi” nella cosiddetta Repubblica delle banane.

Questi flop istituzionali, inevitabilmente ricadono sulla funzionalità della Pubblica Amministrazione, sulla Macchina Giudiziaria, sulla popolazione. L’innovazione di un governo “neutro”, così come mediaticamente propinato, è inammissibile, oltre che inaccettabile.

In sostanza, non siamo “né carne e né pesce”, e questa sembianza androgina, politicamente parlando, destabilizza inevitabilmente l’immagine, la tradizione e il presente dell’Italia, mettendo in serio pericolo il futuro della popolazione. Un Paese, senza una stabilità di governo, è come una casa priva di tetto, dal cui cielo può arrivare di tutto.

Un primo riverbero oscuro, originato dal perdurare del vuoto dell’Esecutivo, è l’attuale situazione degli oltre 55.000 docenti precari, disseminati per il territorio nazionale, che il prossimo trenta giugno rischiano il loro, già precario, posto di lavoro. Sono madri, padri, figli che hanno lasciato il loro alveo familiare, per inserirsi legittimamente con il loro diploma magistrale conseguito entro l’anno scolastico 2001/02 nelle G.a.E. – Graduatorie ad esaurimento-, soprattutto del Centro-Nord, per insegnare nella scuola primaria e dell’infanzia.

Innumerevoli i ricorsi al TAR per l’inserimento nelle predette G.a.E, da parte degli aspiranti docenti, che anche con l’avallo delle sentenze del Consiglio di Stato, nel corso degli anni, sono stati inseriti nelle predette graduatorie. Può ben dirsi che, oltre i docenti già immessi in ruolo, l’ossatura della docenza italiana nella scuola, è effettivamente demandata al lavoro di questo popolo di precari, che da anni lavora a contratto annuale, e porta avanti migliaia e migliaia di allievi, nell’attesa del fatidico contratto a tempo indeterminato!

Ebbene, dopo alcune sentenze favorevoli dell’Adunanza Plenaria in merito, lo scorso dicembre, proprio tale organo giudiziario, ha emesso una sentenza contraria all’inserimento in G.a.E dei docenti, in possesso del loro legittimo titolo abilitante.
Questo provvedimento della Giustizia Amministrativa, sta avendo degli effetti devastanti, tant’è che, molto probabilmente, per il prossimo anno scolastico, dalle G.a.E verranno espulsi circa 55.000 docenti che erano stati immessi con riserva, e alcune migliaia, addirittura già immessi in ruolo, con il superamento del cosiddetto “anno di prova”.

Molti sindacati, a tutela dei predetti docenti, hanno inoltrato ricorso alla C.E.D.U. per violazione dei diritti sanciti dalla Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea.
Molto ci sarebbe da dire giuridicamente, sulla violazione dei principi costituzionali sanciti dagli artt. 2, 3 e 35 della nostra Carta Costituzionale; e soprattutto, entrando maggiormente nel merito, che la legge 27 dicembre 1996, n. 296 e successive modifiche, concernente proprio l’assorbimento dei docenti in possesso del predetto titolo abilitante, non è stata abrogata da alcuna legge successiva, e inoltre, quand’anche lo fosse nei prossimi mesi, il Legislatore dovrà tener conto di tutte le situazioni pendenti e transitorie originate dalla legittima applicazione del suddetto disposto normativo, nel periodo di legittima vigenza!

L’instabilità dell’Esecutivo, l’assenza completa del Legislatore, il rifiuto perpetuo della Ministra Fedeli di sottoscrivere un Decreto Ministeriale urgente per arginare tale emorragia nell’istituzione scolastica, stanno letteralmente mandando allo sbando un popolo di docenti in procinto di essere strappati dal proprio posto di lavoro, anche se precario, per essere sostituiti, illegittimamente, da mere graduatorie d’istituto, che non riusciranno a coprire i posti vacanti, e soprattutto, non garantiranno tutela alle fasce di lavoratori coinvolti, e peggio ancora, non renderanno il dovuto servizio di formazione scolastica agli alunni delle nostre scuole, soprattutto del Centro-Nord.

Molto probabilmente, il fine della sentenza dello scorso dicembre dei giudici dell’Adunanza Plenaria, era quello di responsabilizzare la classe politica, investendo il Legislatore e il Governo del peso di disciplinare normativamente, una volta per tutte, tale incresciosa e insostenibile slabbratura del sistema scolastico, che soltanto a colpi di sentenze di TAR e Consiglio di Stato, per anni, ha dato l’opportunità a migliaia e migliaia di docenti di inserirsi nel mondo della scuola ed espletare la propria legittima prestazione professionale.

Attualmente, alcuni docenti stanno esercitando il diritto di sciopero della fame nelle zone antistanti il M.I.U.R., al fine di sensibilizzare la questione a livello politico e mediatico.
Per il prossimo 23 maggio è stato indetto uno sciopero nazionale da parte dei docenti precari, che verranno sostenuti anche dai colleghi già immessi in ruolo in modo consolidato.

Probabilmente, sono già in programma dei flash mob in tutta Italia, per dare voce, e soprattutto mettere i riflettori su una situazione che allo stato, è al dir poco paradossale.
Il futuro di un Paese, di un vero Paese, civile e fondato sui principi della democrazia, è demandato alla formazione scolastica e all’investimento in essa.

Le riforme che hanno rivisitato il mondo della formazione culturale degli ultimi vent’anni, hanno completamente devastato e deturpato quello che è il diritto allo studio, garantito e tutelato dalla nostra Carta Fondamentale; ciò che sta avvenendo ai nostri, perché sono nostri, 55.000 docenti è uno sterminio di massa: un obbrobrio originato dalla completa assenza della volontà politica!

In poche frasi, è possibile comprendere il concetto di difesa, a tutela del popolo di docenti che sta per essere ricacciato arbitrariamente, dall’assetto scolastico:

LA MAESTRA NON SI TOCCA!
GIÙ LE MANI DALLE G.a.E!

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Autore Antonio Masullo

Antonio Masullo, giornalista pubblicista, avvocato penalista ed esperto in telecomunicazioni, vive e lavora a Napoli. Autore di quattro romanzi, "Solo di passaggio", "Namastè", "Il diario di Alma" e "Shoah - La cintura del Male".