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Bed time, un thriller angosciante

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Inquietante, angosciante sono d’istinto gli aggettivi che vengono in mente durante la visione di ‘Bed time’ e ancor di più all’uscita dalla sala.

Come ogni cosa che lo spettatore può collegare alla realtà quotidiana e non può controllare, così la pellicola di uno dei registi di genere più bravi degli ultimi anni, Jaume Balaguerò, lavora gradualmente ai fianchi presentando, da subito, il cattivo nel suo stato di elemento a dir poco insignificante nel contesto generale, ma è immediatamente dal suo punto di vista che la storia comincia a mandare in apnea chi guarda.

Cesar è il custode di un palazzo di Barcellona, ripete meccanicamente le identiche faccende ogni giorno nell’indifferenza quasi totale dei condomini. Non sa cosa sia la felicità e non la insegue, ma, studiando attentamente chi lo circonda, progetta minuziosamente il modo per rendere infelici gli altri, perché ciò che lo appaga è nutrirsi del dolore altrui.

La capacità di creare situazioni disarmanti e di generare malcontento e disperazione in coloro che fanno parte del suo quotidiano rendono Cesar impenetrabile e gli danno la forza di andare avanti per portare a termine il terrificante scopo di disseminare infelicità negli altri.

Per questo la presenza nel condominio di Clara è per lui motivo di destabilizzazione e tormento: la ragazza vive da sola ed è la felicità fatta persona, sempre con il sorriso stampato sulle labbra e la leggerezza di chi prende con filosofia anche gli ostacoli e le piccole problematiche quotidiane.

Clara è per Cesar un bocciolo da avvelenare, un cielo stellato da oscurare, un sorriso da eliminare, ma il suo scopo non è uccidere, è logorare l’animo e la psicologia degli esseri umani. Così decide di operare e mettere in atto il suo piano di notte, mentre lei dorme, accompagnandola da sotto il letto nell’addormentarsi per poi adagiarsi accanto a lei per il resto della nottata dopo averla adeguatamente “immobilizzata” con del cloroformio.

Nonostante la devozione con cui Cesar prova a rovinare la vita di Clara, la ragazza non pare essere vulnerabile, almeno fino a quando il degenerare degli eventi che rischiano di far scoprire le malefatte del portiere, non porta alle estreme conseguenze.

Balaguerò firma un thriller psicologico di buona fattura e si accosta, solo parzialmente, all’horror che lo ha ispirato fin dagli inizi. Il personaggio del cattivo, interpretato in maniera “spaventosa” e raggelante da Luis Dosar, è originale ed atipico per il genere e la straordinarietà del modus operandi, così come della psiche.

Un sociopatico che apparentemente non ha intenzione di fare male fisico alle persone, ma di condizionarne il morale e lo stile di vita attraverso sottili “cattiverie” esternate in un momento inaspettato o inventandosi intrecci diabolici e piccoli quanto fastidiosi ostacoli per la vittima di turno.

La prospettiva con cui viene narrata la vicenda rende, ad un certo punto, lo spettatore se non comprensivo nei confronti del protagonista in parte suo complice tanto che l’ansia pare crescere quando si ha paura che venga scoperto quasi più di quando mette in opera le sue perversioni.

Cesar ha un passato che lo ha reso un infelice cronico, ma la scelta della sceneggiatura di Alberto Marini è di non parlarne e di accennare alla sua vita solo attraverso una madre ricoverata in ospedale, in una sorta di coma vigile, che, alla stregua del diario, viene usata dal custode come confessore e interlocutore per i suoi progetti futuri.

Elemento fondamentale che la storia precisa è che il protagonista non ha nessuna intenzione di inseguire la felicità, è rassegnato al suo stato quasi consapevole di non essere capace di diventare felice, probabilmente non essendolo mai stato, e quindi, più che provare a scalare una montagna che per lui è insormontabile, si accontenta di livellare il mondo che lo circonda alla sua infelicità.

Il regista spagnolo è abile, come ha dimostrato in film quali ‘Nameless’, ‘Darkness’, ‘Fragile’, a creare un ambiente e dei personaggi oscuri e congeniali ad un’atmosfera che porta una realtà riconoscibile ad un ognuno di noi a diventare teatro di inquietudini e paure inspiegabili ed estreme.

Ho apprezzato molto di più le sue opere iniziali rispetto a ‘[Rec]’ e ‘[Rec2]’, in cui lo stile è innovativo e di grande pregio al contrario dei plot narrativi quantomeno discutibili, ma sono contento che il successo al botteghino dei titoli appena citati non abbia portato Balaguerò a crogiolarsi ed appiattirsi su quel filone.

Dimostrazione lampante ne è l’ultimo lavoro ‘Bed time’, titolo originale e decisamente più indovinato ‘Mientras Duermes’. Quanto passerà prima che gli americani decidano di farne un remake?

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Autore Paco De Renzis

Nato tra le braccia di Partenope e cresciuto alle falde del Vesuvio, inguaribile cinefilo dalla tenera età… per "colpa" delle visioni premature de 'Il Padrino' e della 'Trilogia del Dollaro' di Sergio Leone. Indole e animo partenopeo lo rendono fiero conterraneo di Totò e Troisi come di Francesco Rosi e Paolo Sorrentino. L’unico film che ancora detiene il record per averlo fatto addormentare al cinema è 'Il Signore degli Anelli', ma Tolkien comparendogli in sogno lo ha già perdonato dicendogli che per sua fortuna lui è morto molto tempo prima di vederlo. Da quando scrive della Settima Arte ha come missione la diffusione dei film del passato e "spingere" la gente ad andare al Cinema stimolandone la curiosità attraverso i suoi articoli… ma visto i dati sconfortanti degli incassi negli ultimi anni pare il suo impegno stia avendo esattamente l’effetto contrario. Incurante della povertà dei botteghini, vagamente preoccupato per le sue tasche vuote, imperterrito continua la missione da giornalista pubblicista.