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Trattamento analitico o filosofico?

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Dalla Psicanalisi alle sedute filosofiche

Chi soffre di forti stati d’ansia o di attacchi di panico mi esprime solitamente così il proprio disagio:

I momenti più terribili sono quando passo, tutto ad un tratto, senza un apparente perché, da uno stato d’animo normale a un sentimento di angoscia e siccome non sono capace di controllare il cambiamento mi sembra addirittura di perdere la ragione ed entrare nell’oscuro tunnel della pazzia.

Vediamo ora, in sintesi, le modalità di approccio del consulente filosofico le quali, ovviamente differiscono da quelle dell’analista.

Quest’ultimo, generalmente, inizia con un’anamnesi, cioè la raccolta dei dati biografici del paziente, mentre il filosofo si limiterà a chiedere:

In che cosa posso esserti di aiuto? Che cosa ti aspetti di ottenere rivolgendoti a me?

senza necessariamente farsi raccontare la vita del “paziente”, a meno che non sia lui stesso a volerla narrare.

L’analista, poi, cercherà di far raggiungere al cliente quella che in gergo viene chiamata “libera associazione” chiedendo a quest’ultimo di rinunciare deliberatamente, sempre che ci riesca, alla censura cosciente, evitando di trattenersi dall’esprimersi anche se prova vergogna, se teme il giudizio, poiché, diversamente, sarebbe come se un malato nascondesse i propri sintomi fisici per timore di essere criticato dal medico; di certo un tale atteggiamento non gioverebbe alla diagnosi e quindi nemmeno alla cura.

Il filosofo non fa domande mirate in tal senso, poiché si comporta piuttosto come un amico e aspetta tranquillamente che il “paziente” si apra di sua spontanea volontà, sempre che ne abbia l’intenzione.

L’analista cercherà, in seguito, di analizzare le sue resistenze, giacché, se non emergono idee o particolari pensieri, supporrà che ci sia qualche forza che ne blocchi l’espressione.

Anche il filoso, in cuor proprio, sa bene che quando ci si avvicina al nucleo centrale del problema le riluttanze si accentuano per i più disparati motivi ma, sempre come amico fraterno, non forzerà nessuna apertura in tal senso, agendo come semplice, seppure attento, osservatore e facendo in modo che le resistenze cadano da sole, con il dialogo.

Di Socrate si potrebbe dire che fu il primo psicologo della storia umana e il metodo da lui insegnato, chiamato maieutica – l’arte di aprire la mente facendo domande – aveva lo scopo di aiutare tutti a raggiungere la conoscenza per mezzo dell’alleggerimento della psiche attraverso il semplice dialogare.

Per l’analista i sogni del paziente sono importanti, poiché ritiene che la fase onirica sia una forma di compromesso tra il desiderio delle pulsioni e la censura e che, perciò, attraverso di essi, sia più facile riuscire a comprendere sia le sue resistenze consce che il suo inconscio.

Un po’ come dire:

Quel che volutamente non mi racconti, per pudore o perché nascosto dall’inconsapevolezza, lo potrò capire grazie al racconto dei tuoi sogni.

Il filosofo non cercherà di analizzare i sogni, semmai se gli verranno raccontati si limiterà a dire:

Per te che significato hanno? Che cosa vedi nei tuoi sogni? Come li interpreti?

aiutando il suo interlocutore a trovare da solo la sua risposta.

Come capire quando non necessitano ulteriori sedute?

Questo nessuno lo può dire con certezza, poiché gli esseri umani non sono macchine o robot.

Ci sono persone che, per esempio, una volta portate, o giunte spontaneamente, al nocciolo del problema, si arrestano e non riescono a proseguire verso uno stato di benessere, poiché tendono a difendere il cosiddetto “guadagno secondario” del malessere mentale – se sto meglio nessuno si occuperà più di me – o, peggio ancora, preferiscono continuare a sentirsi in colpa poiché, in tal modo, si autopuniscono per non avere agito bene in alcune loro faccende del passato.

Ci sono altresì individui che è come se si trovassero sul bordo della piscina; basta un colpetto alla schiena – una sola seduta – per farle tuffare e nuotare da sole.

Quel che sappiamo di certo è che oggi, rispetto a ieri, ci sono molteplici strumenti per essere aiutati ad affrontare i problemi interiori, psicologi, psicanalisti, psichiatri, educatori e filosofi, ma perfino sociologi empatici e antropologi, oppure amici dalla mente aperta e con grande cuore.

Ciò che conta è che si sappia riconoscere di avere bisogno di aiuto, senza trascurare quei sintomi i quali, da inizialmente sporadici e fastidiosi come l’ansia, possono tramutarsi in veri e propri attacchi di panico o patologie complesse.

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Autore natyan

natyan, presidente dell’Università Popolare Olistica di Monza denominata Studio Gayatri, un’associazione culturale no-profit operativa dal 1995. Appassionato di Filosofie Orientali, fin dal 1984, ha acquisito alla fonte, in India, in Thailandia e in Myanmar, con più di trenta viaggi, le sue conoscenze relative ai percorsi interiori teorici e pratici. Consulente Filosofico e Insegnante delle più svariate discipline meditative d’oriente, con adattamento alla cultura comunicativa occidentale.