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Il perché delle guerre?

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Guerre


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Una domanda attuale

Due punti di vista di due grandi uomini: Einstein e Freud.

E ve li spiego proprio come suggeriva lo scienziato tedesco con un suo aforisma:

Non hai veramente capito qualcosa fino a quando non sei in grado di spiegarlo a tua nonna.

Premesso in ogni caso che ci sono nonne molto più intelligenti di me, proseguo nel mio intento.

Secondo Einstein l’uomo contiene in se stesso una grande voglia di odiare.

In tempi normali, la sua passione rancorosa e iraconda rimane allo stato latente.

Quando invece si presentano circostanze particolari, o addirittura eccezionali, l’essere umano, stimolato dai politici e dai mercanti di armi, non riesce più a trattenere l’odio e si lascia trasportare dal furore della rabbia.

In questo caso possiamo dire che l’uomo è cattivo o, come meglio preferiva definirlo il filosofo napoletano Luciano De Crescenzo, più che cattivo è stupido.

A questo punto, chi si lascia prendere da manie guerrafondaie, io lo chiamerei cattivo e stupido, così mettiamo d’accordo sia De Crescenzo che Einstein.

Secondo Freud, invece, l’essere umano è posseduto da due specie di pulsioni: la prima di tipo erotico, la quale tende all’unità, all’unione, mentre la seconda è di tipo distruttivo, perciò con la tendenza a dividere, a separare.

Eraclito, però, non era completamente d’accordo.

Secondo il filosofo greco non bisogna procedere per esclusioni, cioè “l’essere umano è così oppure cosà”, bensì per congiunzioni, nel senso che l’uomo è così ma anche cosà, è sia Eros che Thanatos allo stesso tempo, pur essendo interiormente e perennemente in conflitto tra i due.

A chi potrebbe obiettare che “o si crea o si distrugge”, Eraclito risponderebbe che per creare una casa bisogna prima distruggere una radura e viceversa e che perciò gli opposti sono sempre presenti dentro di noi.

Anche il filosofo indiano Vivekananda si rifaceva ad un simile esempio:

Se scavi una buca in terra, crei una montagnetta al suo fianco.

E allora? Che si fa?

Secondo me, visto che immobili non possiamo stare, e che l’autodistruzione è un fattore programmato in partenza, è molto meglio darsi da fare per creare. Ad impegnarsi per distruggere ci pensano già in troppi.

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Autore natyan

natyan, presidente dell’Università Popolare Olistica di Monza denominata Studio Gayatri, un’associazione culturale no-profit operativa dal 1995. Appassionato di Filosofie Orientali, fin dal 1984, ha acquisito alla fonte, in India, in Thailandia e in Myanmar, con più di trenta viaggi, le sue conoscenze relative ai percorsi interiori teorici e pratici. Consulente Filosofico e Insegnante delle più svariate discipline meditative d’oriente, con adattamento alla cultura comunicativa occidentale.