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ExPartibus intervista Giorgio Gori

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Giorgio Gori


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L’artista attualmente impegnato nella messa in scena di “Cinema Italiano” ci parla dell’opera scritta a quattro mani con Noemi Calvino

Sabato 11, alle 20:45, e domenica 12 febbraio, alle ore 18:30, al Teatro Bolivar di Napoli sarà in scena “Cinema italiano”, di Noemi Calvino e Giorgio Gori, per la regia dello stesso Gori, liberamente tratto dal film “The nine” di Rob Marshall. Il protagonista, Guido Contini, è un regista in crisi di ispirazione, che non ha idee per il suo nuovo film; per ritrovare la vena creativa si rivolge alle donne, che lo circondano, che ha conosciuto e che ricorda, ai loro cuori, ai loro corpi.

Per saperne di più sullo spettacolo abbiamo intervistato proprio Giorgio Gori, artista poliedrico e talentuoso che risponde alle nostre domande con precisione e cortesia. Partiamo proprio dal titolo, ci sembra singolare, poiché il musical e il film a cui si ispira si chiamavano entrambi “The nine”, dunque perché “Cinema Italiano”? Gori ci spiega che in effetti anche il film era fitto di riferimenti a quello che è stato il periodo d’oro del nostro cinema, quello degli anni ’50 e ’60, in questo assumeva una forte centralità, anche in termini economici, in particolare ad “Otto e mezzo” di Fellini.

Del resto, ci spiega

Uno dei brani che lo spettacolo eredita dal film è proprio “Cinema Italiano” ma anche “Be Italian”, mi sembrava doveroso riflettere nel titolo questa centralità.
Il Neorealismo è stato il modello seguito in tutto il mondo.

Lo spettacolo, pur ispirandosi ad un film che a sua volta riprende un musical, mette in evidenza numerose differenze con i due precedenti, come ci racconta lo stesso autore.

Innanzitutto, teatro e cinema sono, ovviamente, due forme di espressione diverse, quindi molti degli elementi che distinguono l’opera sono proprio di natura tecnica. Sostanzialmente, mentre il film, per le sue peculiarità espressive, dà una maggiore enfasi all’mmagine, nella trasposizione teatrale ho inteso dare una centralità alla parola, ho asciugato il testo, rendendolo più snello, più semplice nei dialoghi, in definitiva più adatto al palco.

Scelte che si distinguono da “The nine” si ravvisano anche nella selezione delle musiche. Alcuni dei brani del film sono stati riproposti, ma accanto a questi abbiamo inserito anche una serie di pezzi moderni, più recenti e vivaci.
In questo mi ha aiutato molto Noemi Calvino, da cui parte l’idea di una versione teatrale, che, oltre a curare le coreografie, si è anche occupata della selezione delle musiche.

Ma se vogliamo individuare la maggiore differenziazione, questa si ravvisa nel registro. Il pubblico mi conosce in una veste di attore comico, veste che ho inteso riproporre, dando allo spettacolo una chiave ironica, brillante.

Molto originale anche la scelta interpretativa data al personaggio di Guido, come autore e regista; il protagonista risulta avere una personalità molto forte, geniale, ma è tormentato e ribelle.

Nel delineare il personaggio mi sono ispirato anche a Pasolini, non tanto per ciò che attiene al suo messaggio politico e sociale, ma per quello che lo contraddistingue come regista e scrittore.
Guido è definito in modo molto preciso, non solo in merito alla propria personalità, ma anche prendendo in considerazione il suo rapporto con le donne.
Nello spiegare la mia visione a Michele Rinaldi, che interpreta Guido, gli ho chiesto di prendere in considerazione proprio questi elementi.

In generale, non solo ho molto caratterizzato il protagonista, ma ho definito in modo preciso anche tutti gli altri personaggi.
C’è stata una forte attenzione soprattutto ai ruoli femminili.
In un momento in cui vi è tanta violenza sia verbale che fisica, nei confronti delle donne, la volontà era anche quella di rappresentare una certa misoginia diffusa, di stigmatizzarla, di condannarla.

Diverse le citazioni, che riguardano Fellini e Marshall, per gli ovvi riferimenti; Guido, infatti, è un personaggio fortemente felliniano, ma anche nei confronti del grande regista ci sono punti di discontinuità.

Fellini nei suoi film utilizza delle ambientazioni molto precise e dipinge un quadro sociale in cui è dominante la “dolce vita”.
Mi sono distaccato non solo da quelli che sono stati i luoghi, come la Roma della Fontana di Trevi, ma anche in termini di costumi.
La dolce vita che racconto, in fondo, è falsa, simulata.
Guido vi aspira, vuole ricalcarla, ma alla fine viene sfruttato da tutta una serie di persone che lo circondano, che vogliono solo approfittare della sua notorietà. Ha un rapporto ambivalente con le donne e finisce per sfociare, oltre che in una crisi creativa, in uno stato di depressione. Ma, come dicevamo, anche gli spunti comici sono una chiave tutta mia che si distacca dalla narrazione felliniana.

L’ispirazione che deriva da altri autori si limita a questo, o quasi.

La presenza di Fellini è tangibile, molto evidente, infatti anche “The nine” prendeva spunto da “Otto e mezzo”. Però, oltre a questo, mi sono ispirato, nel rivisitare il personaggio di Guido, a Pasolini; Guido è anche pasoliniano come caratteristiche.
Poi non ho voluto inserire altri riferimenti, avrei potuto rifarmi ad altri grandi del neorealismo, magari a De Sica, ma sarei andato oltre gli intenti del mio progetto.

Dalla chiacchierata con Gori appare chiaro che la musica sia una presenza forte nello spettacolo, abbiamo perciò cercato di chiarire in che modo interagisca con la drammaturgia.

La parte musicale, come quella delle coreografie, si integra perfettamente con la drammaturgia, la sottolinea, la specifica, fa da legame con le varie parti, sostanzialmente scaturisce da pensieri o ricordi di Guido, si fonde con le sue emozioni. Dei brani del film sono stati mantenuti, come già dicevo, solo alcuni, poi sono stati integrati altri pezzi, anche jazz. Ovviamente ho mantenuto brani come “Cinema italiano” o “Be Italian”, troppo fortemente legati al contesto per essere omessi.

Inoltre, lo spettacolo vede la presenza anche di musicisti che si esibiscono dal vivo.

Una particolarità che ci tengo a sottolineare, è che Fellini non è mai citato direttamente, non se ne fa mai il nome. Tutti gli spunti sono indiretti, sono colti più facilmente dagli addetti ai lavori, dagli appassionati di cinema. Come, ad esempio, il personaggio che interpreto, un produttore, è relativo ad un’altra sfaccettatura della personalità del grande regista.

Proprio alla musica è legato, invece, quello che è l’unico riferimento diretto. Verso la fine dello spettacolo, infatti, viene eseguita la colonna sonora di “Otto e mezzo”.

 Prima di congedarci da Giorgio Gori, gli chiediamo di eventuali altri progetti in cantiere.

Sono giovane, ho solo 30 anni, proprio per questo credo che non sia possibile fermarsi. Poi mi piace molto scrivere, mi diverto in quello che faccio, di conseguenza i progetti e gli impegni sono tanti.

In particolare, è da un anno e mezzo che sono in tournée con “Giorgio racconta Walter e Chiari si offende”. Si tratta di un omaggio ed una riscoperta dell’attore.
Oggi i giovani non conoscono Walter Chiari se non per le vicende legate alla cronaca, ai problemi con la giustizia, quando invece è stato uno dei grandi della comicità italiana.
Al termine dello spettacolo è stato un immenso piacere essere avvicinato da tanti ragazzi che mi hanno spiegato di aver conosciuto questo grande artista grazie alla mia pièce e, affascinati, ne hanno cercato su YouTube i video.

 Un altro lavoro che continuerò a portare in scena è “Vi racconto l’avanspettacolo”, una mia personale rivisitazione del genere, che adoro, in cui propongo brani di artisti come Petrolini, ma anche De Filippo.

Il nostro incontro con Giorgio Gori si chiude qui, la conversazione è stata molto stimolante, ci salutiamo con il proposito di risentirci. La nostra convinzione di trovarci di fronte ad un giovane talento del teatro italiano è rafforzata, ragion per cui non possiamo che consigliare ai nostri lettori di assistere a “Cinema italiano”, non solo a coloro che ricordano con piacere il film di Marshall, ma anche a chi non vuol perdersi l’occasione di fare la conoscenza di un altro artista che riesce a riprendere la grande tradizione del nostro teatro e a rielaborarla in modo originale e con evidente personalità.

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Autore Pietro Riccio

Pietro Riccio, esperto e docente di comunicazione, marketing ed informatica, giornalista pubblicista, scrittore. Direttore Responsabile del quotidiano online Ex Partibus, ha pubblicato l'opera di narrativa "Eternità diverse", editore Vittorio Pironti, e il saggio "L'infinita metafisica corrispondenza degli opposti", Prospero editore.