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Aiuto sono anonimo!

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Aiuto sono anonimo!


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Lezione numero Cinque

Temeva di rimanere soffocato, imbrigliato, umiliato e vilipeso dalla sua stessa sensazione di essere anonimo, uno qualunque, senza alcuna visibilità.
“Temeva chi?” vorrete sapere voi, giustamente, e non tarderò a rispondervi.

Stiamo individuando, insieme, la quinta problematica patologica da cellulare e cioè la paura, il terrore, l’angoscia dell’anonimato.

Da qui la necessità, per alcuni, ma sembra non siano affatto pochi, di denudarsi completamente, in senso metaforico, ovviamente, ma non solo.

Lentamente, quasi senza accorgersene, essi si tolgono gli abiti che ricoprono i propri pensieri più intimi, fino ad arrivare a spogliarsi anche con il corpo, nelle chat, con persone che non hanno mai incontrato nel mondo reale.

La propria solitudine viene vinta, ma solo in modo effimero, facendo conoscere al mondo intero i propri pensieri più segreti che, diversamente, rimarrebbero celati.

Il tutto avviene tramite l’esposizione pubblica del proprio modo di pensare nel regno dei social di gruppo e, in modo più appartato, con incontri erotici in chat, dove finalmente, a pagamento, o gratuitamente con “coetanei” che soffrono della stessa solitudine, è possibile aprirsi senza timore, o per lo meno questo è quanto viene creduto.

In tal modo, pensano, possiamo liberarci da ogni inibizione ed esistiamo solo noi, come solipsistici, con il mondo sconosciuto chiuso là fuori, che di noi mai si accorgerà e tanto meno noi di loro, a cui non siamo assolutamente interessati.

I bambini iniziano a sperimentare la vita con gli orsacchiotti, gli oggetti che hanno nelle vicinanze e che scoprono di giorno in giorno, le bambole, i trenini elettrici; è questo il loro modo di iniziare ad abitare il mondo, con tutto ciò che ruota intorno a loro.

Con l’angoscia dell’anonimato, il bambino ormai cresciuto, rimane all’orsacchiotto, senza più la capacità di sviluppare relazioni concrete, reali, nel quotidiano; gli vengono ostruite, da uno strumento apparentemente solo utile, le comunicazioni più profonde.

Il cellulare ha finito per sostituire tutti quegli oggetti che facevano sentire più sicuri i bambini, quando erano da soli, nell’apparente anonimato.

Nel mondo adulto, se non si apprende l’arte di stare bene in compagnia, di relazionarsi con empatia e solidarietà, si finisce per sentirsi emarginati e, anziché domandarsene la causa, per poterla superare ed uscirne con coraggio, allo scoperto, ci si attacca ad un cellulare come il surrogato di una bambola, di un nuovo giocattolo con cui tintinnarsi.

Un modo come un altro per dimenticare il mondo che esiste oltre a noi, e tutti i nostri bisogni più reconditi.

Tratto dal Corso Naturopatia dell’Anima – Counseling Filosofico

P.S. La foto scattata in Thailandia è solo decorativa e non rappresentativa della suddetta patologia.

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Autore natyan

natyan, presidente dell’Università Popolare Olistica di Monza denominata Studio Gayatri, un’associazione culturale no-profit operativa dal 1995. Appassionato di Filosofie Orientali, fin dal 1984, ha acquisito alla fonte, in India, in Thailandia e in Myanmar, con più di trenta viaggi, le sue conoscenze relative ai percorsi interiori teorici e pratici. Consulente Filosofico e Insegnante delle più svariate discipline meditative d’oriente, con adattamento alla cultura comunicativa occidentale.