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‘Se li riconosci li eviti’: intervista a Désirée Picone

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Désirée Picone


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L’amore come patologia dovuta all’imprintig

Cos’è l’amore a prima vista? Quella sensazione di essersi già conosciuti e amati in un’altra vita?

L’imprinting. Nient’altro che l’imprinting!

Suona poco romantico? Eppure è la causa di molte relazioni sbagliate nate sotto il fatidico “coup de foudre”. Alcune di queste, purtroppo per molti, sfociano anche in tristi epiloghi.

Ne sa qualcosa Désirée Picone, autrice di Se li riconosci, li eviti, un libro nato dall’esigenza di aiutare altre donne ad evitare uomini che per definizione non portano nulla di buono. Attraverso una descrizione delle singole categorie che si possono incontrare, le modalità di approccio, i segnali da cogliere, aiuta ad evitare di cadere in certe trappole.

Ne risulta un manuale semi ironico, di base autobiografica ma arricchito di analisi accurate lì dove vi sono patologie riconosciute dallo stesso DSM, Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali.

Intrigati dalla lettura decidiamo di approfondire con la stessa autrice.

Qual è la patologia più pericolosa?

Sicuramente quella del Narcisista patologico. È una figura ricorrente nei racconti di molte donne, non sempre riconosciuta, anche dopo anni, questo perché è una figura camaleontica, capace di essere molto carismatica e piacevole all’inizio della relazione per poi cambiare drasticamente e configurare scenari dove la donna da oggetto di attenzioni, diventa oggetto di maltrattamenti, abusi psicologici, manipolazioni, fino ad arrivare in molti casi a violenze a cui purtroppo, la cronaca nera ci ha abituati.

Quale categoria “preferisci”?

Trattandosi di un libro con base autobiografica, mi è difficile avere una “predilezione” per qualcuno in particolare, perché rimangono casi da evitare ad oltranza. Ma, dovendo scegliere, quello che almeno ha degli aspetti positivi è il Viaggiatore. Almeno capita spesso di viaggiare con loro, anche se non sempre, e sono degli entusiasti per natura. A loro non attribuisco il “dolo” della fine di un rapporto, sono così, prendere o… volare!

E quella che di cui hai più tenerezza?

Il Friend Addicted, quello per cui per essere amata devi superare la giuria di tutti i suoi amici, operazione già in partenza fallimentare, e che vive in funzione del gruppo. Non sembrano uomini adulti ma eterni adolescenti in cerca di conferme. Nella nostra società la dipendenza dal gruppo è un fenomeno molto più diffuso di quello che si creda. Sicuramente lo hanno favorito la tarda entrata di molti ragazzi nel mondo del lavoro e quindi degli adulti e, per altre generazioni, il continuo voler apparire sempre giovani e senza responsabilità.

Il clan è fondamentale per tenere integra l’identità, anche se questa è frammentata tra gli stessi componenti. Ognuno di essi è lo specchio frammentato di un’identità non risolta che per affrontare la vita necessita di far gruppo. Ma in esso nessuno vi può accedere perché l’estraneo comporta confronto, il confronto la crescita; ma la crescita è crisi e non è contemplata, tutto deve rimanere immobile e rassicurante come in un nido.

Molti collezionano storie fallimentari con persone con disturbi più o meno evidenti e si chiedono sempre perché ciò accada, qual è la ragione?

Tutto ha le sue radici nella prima infanzia, la teoria dell’attaccamento di Bowlby è chiara su questo argomento. Quando parliamo di amore a prima vista, il più delle volte stiamo solo seguendo un percorso neuronale prestabilito e sedimentato nella nostra mente fin dall’infanzia che ci fa riconoscere la figura affettiva che più ci è familiare e che più è stata presente nella nostra vita. Parliamo dei “Caregiver”, coloro che letteralmente si sono presi cura di noi da bambini e che ci hanno dato l’imprinting dell’amore, l’esempio dell’affettività. Questa è una pietra miliare da cui è difficile scostarsi.

In base al tipo di modello di attaccamento ricevuto, che possa essere sicuro, disorganizzato, evitante o ambivalente, si ha una preferenza inconscia verso certe tipologie di persone che sono la causa delle nostre scelte reiterate. Le stesse che razionalmente sappiamo condannare ma che emotivamente non riusciamo a gestire. Non è “al cuor non si comanda”, è l’inconscio che gioca la partita al nostro posto. Non è l’amore quel dolore che proviamo, quello schema che reiteriamo sperando che finisca meglio. Quella è una ferita affettiva da curare.

Ma allora se è tutto predeterminato non vi è speranza?

La buona notizia è che invece sì, è possibile tracciare un altro percorso. Svelato il meccanismo sotteso, attraverso la psicoterapia, è possibile attuare strategie alternative per non ricadere nell’automatismo. Alcuni utilizzano anche la PNL per questo fine, con ottimi risultati. La vera domanda però gliela pongo io:

“Quanta voglia hanno le persone di affrontare i propri fantasmi, di lavorare su sé stessi?”

E le do anche la risposta: nella stessa misura in cui hanno voglia di riprendersi la vita che meritano, la felicità che anelano. Più è forte questo desiderio, più è veloce e profonda la ripresa.

'Se li riconosci li eviti' di Désirée Picone

Note biografiche
Amante dei film anni ’50 e sognatrice fin da bambina, inizia a bazzicare la camera oscura del nonno fotografo e se ne innamora. Si laurea in Scienze della Comunicazione nel 2005 con una tesi in pubblicità e inizia a lavorare per le trasmissioni televisive ‘Grande Fratello’ e ‘Operazione Trionfo’ prima come redattrice, poi come caporedattrice. In seguito lavora nella produzione del film ‘Angeli e Demoni’ di Ron Howard.
L’esperienza internazionale la porta a trasferirsi a Londra, dove collabora per un breve periodo con la London Film School e realizza servizi fotografici per le ballerine della Dance Academy.

Lavorerà poi in proprio per diversi clienti tra cui Adidas, Reebok, Urban Jungle, Van Moos, DAB, realizzando servizi fotografici, video pubblicitari, grafica e gestione dei social media.

Nel 2012 dà vita al progetto fotografico ‘Rebirth’ basato sulla volontà di raccontare fotograficamente “il prima e il dopo” di storie di donne che hanno affrontato violenze domestiche, malattie invalidanti, incidenti che le hanno rese prive dell’uso delle gambe e che hanno saputo trasformare la loro esperienza in occasione di rinascita.

Per dare forza alle altre donne, Désirée si è esposta in prima persona raccontando la sua malattia rara del midollo osseo e il suo essere uscita da più storie di violenza. Il tutto secondo la tecnica giapponese del “kintsugi”, per cui ogni vaso rotto non va buttato ma va riparato con l’oro fuso per dare valore alle cicatrici che ognuno ha, perché sono quelle che ci rendono esseri preziosi e unici.

Rebirth

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Autore Fulvio Iannucci

Fulvio Iannucci, nato a Napoli il 15 febbraio 1960. Laureato in Filosofia, ha un’esperienza pluriennale nel campo della formazione e della comunicazione in diverse Università italiane, Master e corsi di Alta Formazione. Nel 1994 è il primo docente in Italia ad insegnare Tecniche della Comunicazione Pubblicitaria nel corso di laurea in Scienze della comunicazione dell'Università degli Studi di Salerno. Prima autore televisivo, poi copywriter per la pubblicità, dal 2000 lavora come documentarista e realizza filmati turistici, culturali e pubblicitari trasmessi su canali televisivi satellitari e terrestri. Nel 2014 firma la regia del primo docufilm biografico sulla vita di Jorge Mario Bergoglio dal titolo 'Francesco da Buenos Aires', uscito in 330 sale cinematografiche italiane e disponibile su Amazon Prime da maggio 2020. Nel 2017 firma il soggetto e la regia di 'Caffè sospeso', documentario girato tra Napoli, New York e Buenos Aires, disponibile dal 1° maggio 2018 sulla piattaforma Netflix.