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‘Opus Alchymicum’ a Castel dell’Ovo

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'Opus Alchymicum'


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In mostra dal 27 ottobre al 2 dicembre a Napoli

Riceviamo e pubblichiamo.

Dal 27 ottobre al 2 dicembre 2017 Castel dell’Ovo di Napoli ospita l’esposizione ‘Opus Alchymicum’: una mostra personale dell’alchemica artista lettone Lolita Timofeeva, poetessa raffiguratrice dell’indagine dimensionale metafisica del mondo e della simbologia archetipica della realtà circostante.

La mostra ‘Opus Alchymicum’, con il patrocinio dell’Ambasciata della Repubblica della Lettonia in Italia e del Consolato Onorario della Lettonia a Napoli, è organizzata da Kengarags in collaborazione con l’Assessorato alla Cultura e Turismo del Comune di Napoli e alla Fondazione La Verde La Malfa, vede come co-promotore Touring Club Italiano di Territorio di Bologna, testo in catalogo di Giorgio Agnisola.

La mostra vede come sponsor Fondazione La Verde La Malfa, ITALò, Occitane Voyages, Berengo Studio ed Enhars.

L’evento espositivo, che si inserisce nell’ambito delle celebrazioni per i 100 anni di indipendenza della Repubblica di Lettonia, che si festeggerà il 18 novembre 2018, porta per la prima volta nella città partenopea circa 100 opere tra dipinti, disegni, sculture, installazioni e un film corto che sono la testimonianza espressiva di un’idea nata durante il primo viaggio dell’artista a Napoli, nel 2005, quando visita la Cappella Sansevero e decide di avvicinarsi al pensiero ermetico di Raimondo di Sangro (Torremaggiore, 1710 – Napoli, 1771), settimo principe di Sansevero, inventore, alchimista e letterato, geniale ideatore del nobiliare mausoleo.

Affascinata dall’aspetto esoterico della Cappella Sansevero, Lolita Timofeeva sviluppa un nuovo spunto creativo, una conoscenza più profonda del suo essere grazie a un’autoanalisi delle immagini del sogno, dell’incubo e dell’allucinazione.

Colori vivi, atmosfere cupe e personaggi suggestivi delineano ogni opera dell’esposizione. Tempo e spazio si legano, sospesi nel silenzio, trasportando lo spettatore in una dimensione surrealistica.

Come nell’opera ‘Labor alchymicus’ 29 realizzata nel 2009 con tecnica mista su tela, che rappresenta al meglio la completa trasfigurazione del reale in parallelo a due realtà distinte, ma di sembianze simili.

Proprio per questo la Timofeeva manifesta una tensione esistenziale tra il senso e il non senso della vita. La sua ricerca di modelli e di ambienti misteriosi aperti al silenzio dell’oltre, identifica un linguaggio di una vita interrogativa, uno sguardo rivolto ai limiti e alle ragioni dell’esistere.

Nonostante Lolita trasmetta una forte carica emotiva e del sottile erotismo nelle sue opere, la ricerca che emerge non è emotiva ma metodica, come un’espressione sviluppata per gradi in contesti e capitoli variabili, in cui la fine di un percorso favorisce l’inizio di un altro, stimolando una comunicazione interpersonale.

Nelle sue opere – attraverso le quali l’artista crea un percorso, coinvolgendo il pubblico in una performance scrittoria – la Timofeeva assume di volta in volta le sembianze di una solenne sacerdotessa, dispensatrice di linfa vitale e ricercatrice dell’assoluto. Come nell’opera ‘Labor alchymicus 1’ realizzata nel 2007 con tecnica mista su tela.

C’è ironia in questo gioco come riflesso dell’anima: un’ironia non di rado provocatrice, ma allo stesso tempo tenera e fragile, come di chi sorridendo cerca di adombrare un proprio antico segreto.

‘Opus Alchymicum’ è quindi un progetto espositivo che invita il pubblico a esperire la propria dimensione mistica, a un ‘Nosce te ipsum’, dal latino, “conosci te stesso”, non da punto di vista religioso né mistico, ma intensamente introspettivo.
Ed è proprio questo il vero senso dell’alchimia e del pensiero ermetico. L’alchimia, infatti, non si proponeva di risolvere un problema chimico, bensì spirituale.

Conoscendo meglio sé stessa, la Timofeeva ha acquisito maggiore sicurezza e libertà, in grado di abbattere i tanti confini preposti dalla rappresentazione figurativa.

Il progetto inizia da uno stimolo molto forte, dallo stupore di aver incontrato fuori di sé qualcosa che già da tempo l’artista coltivava dentro, una possibile risposta alle domande più profonde.

Come dichiara la Timofeeva:

Il termine Opus Alchymicum fa riferimento al lavoro svolto dagli alchimisti medievali, i precursori della chimica moderna, relativo allo scopo definitivo della loro ricerca, il cui fine era quello di produrre “l’oro della illuminazione mistica”, ovvero ciò che li stimolava ad approfondire lo studio dell’arte.

Una vera rivoluzione concettuale, quindi, nata per dar risposta a certi stimoli in modo reattivo e interattivo.

La grande mostra allestita nel Castel dell’Ovo rappresenta perciò una tappa significativa di questo viaggio umano e spirituale, in cui emergerà la dimensione meno visibile e conosciuta della città. Non sarà infatti la Napoli solare e passionale che conosciamo, ma quella più nascosta e sotterranea, come riaffiora nella Cappella Sansevero.

In concomitanza della mostra, inoltre, due eventi permetteranno di calarsi nella dimensione onirica propria di Lolita Timofeeva:
presso la Casina Pompeiana della Villa Comunale il 18 novembre, ore 17:30, si terrà la conferenza ‘Arte visiva tra esoterismo e simbolismo. Da Lascaux a Dalì’ con il museologo e storico dell’arte Dott. Maurizio Vanni;
il 2 dicembre, ore 17:30, invece, ci sarà la presentazione di Martin Rua del libro ‘Schischok’ scritto dal collettivo Joana Karda, del quale fanno parte la stessa artista e le autrici Claudia Mitri e Vanessa Piccoli, alla presenza del Console Onorario della Lettonia a Napoli Roberto Berni Canani.

Biografia
Lolita Timofeeva è nata a Riga in Lettonia. Nel 1991 si è trasferita in Italia. Nel 1997 ha rappresentato la Lettonia, con una mostra personale, alla XLVII Biennale di Venezia. Attualmente lavora tra Bologna, Riga e Catania. Ha una formazione accademica.
La sua ricerca ha attraversato diverse fasi approdando nella simbologia alchemica attraverso l’analisi dei testi ermetici. Lolita indaga la dimensione metafisica del mondo, la sua poetica appartiene all’ambito dei simboli e archetipi, la sua ricerca si intreccia con gli studi dei testi di psicologia analitica e filosofia.

Le opere di Lolita Timofeeva sono presenti nei musei e nelle collezioni privati di tutto il mondo, come la Collezione Thyssen-Bornemisza, Madrid, il Museo Casal Solleric, Palma de Mallorca, Museo Internazionale di Ceramica, Faenza, Foreign Art Museum, Riga/Latvia, Biblioteca Nazionale di Firenze, Collezione Arturo Schwarz, Milano, Biblioteca di Letteratura Straniera VGBIL, Mosca, Fondazione La Verde La Malfa, Catania, e molte altre.

Ha collaborato come giornalista con i settimanali “Ogoniok” di Mosca, “LMM” di Riga, “Zeta” di Udine, “Images Art & Life” di Modena. Ha pubblicato i suoi racconti nelle raccolte “Scarpe sciolte”, “Casamondo” e “Intrecci” edite da Eks&Tra.

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