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Massoneria e Tolleranza

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Massoneria


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La tolleranza debole, dalla profanità al contesto iniziatico

Cos’è la rabbia?
La non accettazione di ciò che è al di fuori del nostro controllo. Se la accettiamo, diventa tolleranza.
Jalal al-Din Rumi

Il concetto di tolleranza in Massoneria, come nel mondo profano, nasce con l’illuminismo.

Un primo documento di riferimento è la celeberrima ‘Lettera sulla tolleranza’ di John Locke, incentrata sulla pacifica convivenza tra persone che hanno opinioni diverse in materia di religioni.

La tolleranza verso coloro che hanno opinioni diverse in materia di religione è a tal punto consona al Vangelo e alla ragione, che appare una mostruosità che ci siano uomini ciechi, di fronte a una luce così chiara. Io non voglio qui accusare l’orgoglio e l’ambizione degli uni, la mancanza di moderazione e il fanatismo privo di carità e di mitezza degli altri: questi sono difetti forse non estirpabili dalle cose umane, e tuttavia tali che nessuno vuole che gli siano apertamente imputati; non c’è quasi nessuno che, stornato dalla retta via per colpa loro, non cerchi di coprirli di un’apparenza diversa e onorevole, per essere lodato.
John Locke – Lettera sulla tolleranza

Il concetto viene ripreso, poi, da Voltaire, che scrive l’altrettanto famoso ‘Trattato sulla tolleranza’.

Il diritto umano non può in nessun caso fondarsi che su questo diritto di natura; e il grande principio, il principio universale dell’uno e dell’altro, è su tutta la terra: “Non fare ciò che non vorresti sia fatto a te”. Ebbene, non si vede come, se si segue questo principio, un uomo possa dire a un altro: “Credi quello che io credo e che tu non puoi credere, altrimenti morrai”.
Voltaire – Trattato sulla tolleranza

In fondo, il concetto Massonico di tolleranza non differisce da quello comunemente inteso nella stessa accezione profana.

Il dizionario Treccani, tra le altre, ci dà questa definizione:

Atteggiamento teorico e pratico di chi, in fatto di religione, politica, etica, scienza, arte, letteratura, rispetta le convinzioni altrui, anche se profondamente diverse da quelle cui egli aderisce, e non ne impedisce la pratica estrinsecazione, o di chi consente in altri, con indulgenza e comprensione, un comportamento che sia difforme o addirittura contrastante ai suoi principî, alle sue esigenze, ai suoi desideri.
Vocabolario Treccani
 

Quindi, in cosa sarebbe differente la Massoneria, nell’essere fedele a questo valore?

Innanzitutto, ci viene in soccorso il rituale di iniziazione.

Queste virtù, che nel mondo profano sono considerate qualità rare, sono per noi soltanto il compimento di un dovere gradito.
Rituale di iniziazione al I grado

Il Massone ha la pretesa di elevare a regola quelle che nella società profana possono essere considerate qualità rare.

Ne fa un gradito dovere.

Almeno questo è quello che viene detto al bussante che si accinge a ricevere l’Iniziazione.

Cosa si intende con questa formula?

Forse molto semplicemente che la tolleranza per il profano può essere una scelta, per il Massone deve essere una regola di comportamento, così come altre virtù.

Così come per chi è iniziato, il tutto non può essere ridotto al semplice ‘sopportare’ chi la pensa diversamente.

Questo ci porta ad una distinzione che riteniamo fondamentale, quella tra tolleranza debole e forte.

Nel primo caso si tratta semplicemente di non perseguire quegli atteggiamenti che si ritengono errati.

Ovvero, stai sbagliando, ma non ti mando sul rogo o in pasto ai leoni.

La seconda assume un significato più profondo, quello di ammettere prima di ogni cosa la dignità della persona, il cui riconoscimento prevale sulla differenza di opinioni. Chi abbraccia questa visione non discrimina chi la pensa o si comporta diversamente, nemmeno con un semplice giudizio di valore.

In questo caso non si parla di verità o errore, ma di opinione.

È questa la differenza sostanziale.

Esiste una formula orientale di saluto che trovo semplicemente meravigliosa: Namasté, che in sanscrito significava mi inchino alla divinità che è in te.

Mi chiedo se essere Massoni non significhi anche credere in una scintilla divina che è in ogni essere umano, quella da purificare, valorizzare, in un eterno cammino verso la perfezione.

Mi chiedo se il Massone non dovrebbe fare proprio questo: rispettare la divinità presente in ogni essere umano, non solo in chi chiama Fratello.

Il rischio è quello di abbracciare un’altra forma di tolleranza debole, quella che sembra essere di moda in questo periodo.

Tolleranza con tutti, tranne con chi è intollerante.

Facile. Sei intollerante. Quindi ti posso perseguire o perseguitare. Non meriti la mia tolleranza.

Pur non essendo cattolico mi viene in mente un passo dei Vangeli.

A voi che ascoltate, io dico: amate i vostri nemici, fate del bene a quelli che vi odiano, benedite coloro che vi maledicono, pregate per coloro che vi trattano male. A chi ti percuote sulla guancia, offri anche l’altra; a chi ti strappa il mantello, non rifiutare neanche la tunica. Dà a chiunque ti chiede, e a chi prende le cose tue, non chiederle indietro. E come volete che gli uomini facciano a voi, così anche voi fate a loro. Se amate quelli che vi amano, quale gratitudine vi è dovuta? Anche i peccatori amano quelli che li amano. E se fate del bene a coloro che fanno del bene a voi, quale gratitudine vi è dovuta? Anche i peccatori fanno lo stesso. E se prestate a coloro da cui sperate ricevere, quale gratitudine vi è dovuta? Anche i peccatori concedono prestiti ai peccatori per riceverne altrettanto. Amate invece i vostri nemici, fate del bene e prestate senza sperarne nulla, e la vostra ricompensa sarà grande e sarete figli dell’Altissimo, perché egli è benevolo verso gli ingrati e i malvagi. Siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso. Non giudicate e non sarete giudicati; non condannate e non sarete condannati; perdonate e sarete perdonati. Date e vi sarà dato: una misura buona, pigiata, colma e traboccante vi sarà versata nel grembo, perché con la misura con la quale misurate, sarà misurato a voi in cambio.
Luca 6, 27-28.32-36

Che virtù è quella di chi è tollerante con qualcuno che è accomodante, ragionevole?

Anche un profano tende ad esserlo.

Una frase attribuita a Guénon ma che non sono riuscito a verificare definirebbe la tolleranza come

il riconoscere all’errore gli stessi diritti della verità.
Citazione non attribuibile

Sarei grato al lettore che dovesse confermarmene una eventuale attribuzione.

Una persona a cui tenevo e che non è più tra noi soleva dire: se non è vera è ben detta!

Non so chi l’abbia scritto, ma mi riconosco pienamente.

Chi può dire cosa è giusto o sbagliato?

Non è un pregiudizio anche quello di appiccicare un’etichetta ad un’opinione?

Quella di scartarla come errore?

Chi sono io o chiunque altro per poter giudicare con certezza se un’affermazione è giusta o sbagliata?

Ragionando con un carissimo amico, che scrive per ExPartibus firmandosi come Hermes di questi argomenti, mi arriva una delle sue frequenti perle di saggezza.

Un Massone AMA e rispetta la diversità.
Hermes

Le maiuscole sono sue, e condivido anche quelle.

Un Massone non tollera.

Questa è la differenza.

Un Massone intende la diversità come ricchezza.

Resta una domanda.

Chi aderisce ad un’accezione debole della tolleranza, può considerarsi Massone?

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Autore Pietro Riccio

Pietro Riccio, esperto e docente di comunicazione, marketing ed informatica, giornalista pubblicista, scrittore. Direttore Responsabile del quotidiano online Ex Partibus, ha pubblicato l'opera di narrativa "Eternità diverse", editore Vittorio Pironti, e il saggio "L'infinita metafisica corrispondenza degli opposti", Prospero editore.