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L’uomo che inventò il tormentone

1881
Nico Fidenco


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Quando una canzone ha il sapore dell’estate

Che cos’è un tormentone estivo lo sappiamo tutti, no? Da piccolo, giusto per dirne una, il mio erano i Righeira con Vamos a la playa (o-o-o-o-o). Chi ha qualche anno in più, magari si ricorderà quell’uomo che viveva sotto naftalina undici mesi all’anno, poi si svegliava ad agosto e faceva ballare mezza Italia un anno con ‘Abbronzatissima’, un altro anno con ‘Pinne, fucile ed occhiali’ e via dicendo. Sì, bravi: Edoardo Vianello. Ma non è di lui che voglio parlarvi, almeno in questa puntata.

In principio fu… vabbè, se vi dico Domenico Colarossi già vi sento sbraitare: «Chiiiii?»

E infatti questo è il suo vero nome, ma l’uomo che ha inventato il tormentone è diventato famoso con un nome d’arte: signore e signori, giù il cappello dinanzi a Nico Fidenco!

Oh, se rispondete di nuovo: «Chiiiii?» mi dispiace dirvelo ma siete messi male in fatto di cultura musicale. Il che giustifica la mia rubrica, e i tanti pranzi alla Pizzeria Trattoria San Carlo 17 che il Vicedirettore ancora mi dovrà offrire.

Nico Fidenco, nato a Roma nel ’33, fu notato all’inizio degli anni ’60 da uno che un pochino se ne intendeva di talenti musicali: Vincenzo Micocci della RCA, che – tanto per gradire – aveva scoperto anche Modugno. Pronti – via: la RCA lo mette sotto contratto e Nico sforna praticamente subito quello che sarà il suo cavallo di battaglia (lo so, sono antico: oggi i giovani preferiscono parlare di signature song. Ma è la stessa cosa). Il pezzo in questione è del 1961 e s’intitola Legata ad un granello di sabbia.

Succede che la canzone, per quanto estiva, nasce in inverno e Nico vorrebbe portarla a Sanremo. Sarebbe anche una cosa fattibile (la RCA è sempre la RCA), tuttavia ai piani alti della casa discografica suggeriscono di… non sprecarla per il Festival. In pratica qualcuno si prende la briga di dirgli: «Scusa, Nico, hai scritto una canzone orecchiabilissima, che parla dell’estate, del mare, addirittura c’è un granello di sabbia perfino nel titolo… e la vuoi presentare a febbraio? Aspetta l’estate, senti a me!»

E meno male.

Nico e il suo entourage si fidano del buon consiglio, la canzone esce in estate e… boom! Complice il giro di do basico, ma assolutamente ricordabile; complice l’arrangiamento scritto nientemeno che da Ennio Morricone; complici gli anni ’60 e gli amori estivi, complici le belle straniere che arrivavano da tutta Europa per godersi l’italico solleone (e non solo, probabilmente), la canzone diventa il primo, vero tormentone estivo nella storia del Belpaese. Resterà in cima alla classifica per diverse settimane e diventerà il primo 45 giri italiano a sfondare il muro del milione di copie vendute, ne venderà un milione e mezzo.

Sarà il punto più alto della carriera artistica di Nico Fidenco. Il problema, è che la sua carriera è solamente all’inizio. Ma attenzione, perché una volta gli artisti che segnavano i tormentoni non erano degli Sferabbasti qualsiasi: erano veri musicisti, in grado di evolvere, di reinventarsi.

A dire il vero, il buon Nico metterà a segno altre hit interessanti: ad esempio ‘Tornerai Suzie’, ‘Lasciami il tuo sorriso’, ‘A casa di Irene’ e molti altri brani che accompagneranno le estati dei nostri genitori. Tuttavia, nessuna di quelle canzoni fu mai paragonabile alla dolcezza e alla freschezza del “granello di sabbia”.

Così un giorno Nico decide di mettersi a scrivere colonne sonore e, incredibilmente (anzi no: il ragazzo aveva talento) mette a referto le soundtrack di film indimenticabili come ‘La ragazza con la valigia’ con Claudia Cardinale, ‘Exodus’ con Paul Newman o ‘Il mondo di Suzie Wong’ con William Holden.

Nel frattempo, e precisamente nel 1967, Nico decide che è finalmente giunta l’ora di misurarsi con il palcoscenico del Festival, dopo averlo sfiorato sei anni prima. In verità lui nemmeno ci voleva partecipare, a dire il vero, perché si riteneva (giustamente) un cantante da tormentoni balneari. Poi il suo produttore, il solito Micocci, gli propone di cantare una canzone scritta da Franco Califano e Umberto Bindi intitolata ‘La musica è finita’. Nico sta per accettare, ma ecco che avviene il fattaccio. Lo stesso Micocci ha un’altra proposta: cantare un altro brano, ‘Ma piano (per non svergliarti)’, scritto da Gianni Meccia. Per un motivo ben preciso: Nico sarà in abbinamento a una vera star americana, la (allora) giovanissima cantante Cher, che è diventata popolarissima con la sua ‘Bang Bang’. Siccome Cher è la strafavorita, Fidenco accetta di cantare insieme a lei.

Sarà un disastro. Cher arriverà in Italia soltanto 24 ore prima dell’inizio del Festival, e non conoscendo una parola d’italiano imparerà il testo alla bell’e meglio (facendosi aiutare da suo marito Sonny Bono, di origini italiche). Tutto questo non basterà e l’unica presenza sanremese di Fidenco si rivelerà un autentico flop. Per inciso, quell’edizione di Sanremo sarà ricordata ahimè per il suicidio di Tenco. Peggio di così…

Ma Nico non demorde e, come detto, riesce a reinventarsi. Viene invitato a interpretare la cover italiana di ‘Something Stupid’, celebre brano cantato da Frank Sinatra con sua figlia. Solo che… lui si esibirà insieme a una modella di nome Fulvia che all’epoca spopolava sulle copertine di Playboy. Parteciperanno insieme al Cantagiro e, se non sarà un momento memorabile dal punto di vista artistico, segnerà una piccola svolta nella carriera di Fidenco.

Da quel momento, infatti, si fa la nomea di “artista vicino al mondo dell’erotismo” e inizia a collaborare con tutti i pezzi grossi del cinema di questo genere, se non addirittura di quello hardcore (un nome per tutti: Joe D’Amato). Scriverà colonne sonore per tantissimi film, fra i quali vorrei ricordare ‘La strana legge del dott. Menga’, ‘La ragazzina’ e ‘Porno Holocaust’.

Poi, si vede che a un certo punto Nico si ricorda di essere stato un idolo per i giovani e così si dedica… ai giovanissimi. Anzi, ai bambini. Diventerà uno dei più apprezzati autori di sigle dei primi cartoni animati mandati in onda in Italia. Qualche titolo, che sicuramente gli appassionati del genere e i miei coetanei potranno ricordare: ‘Sam, il ragazzo del west’; ‘Cyborg’; ‘Hela Supergirl’, ‘Microsupermen’ e soprattutto ‘Don Chuck Castoro’: il vero motivo per cui indelebile è il ricordo di Nico Fidenco nella mia mente bambina di allora (e un poco anche di adesso).

Anzi, mo’ ve la racconto questa cosa. Credo fosse una domenica mattina, potevo avere circa cinque, sei anni. Stavo bombandomi di quella che era l’Internet degli anni ’80, e cioè la televisione: la vera balia dei bambini dell’epoca. Dopo aver visto – credo – la terza puntata di seguito di ‘Don Chuck Castoro’ (la domenica secondo me quelli dei canali privati mettevano una videocassetta e via) passa mio papà nel momento esatto della sigla finale… o meglio, nel momento in cui c’è la scritta bianca in sovraimpressione:

La sigla Don Chuck Castoro è scritta e interpretata da Nico Fidenco

Chissà quante altre volte, prima di quella mattina, avevo visto e ignorato quella frase. Ci volle mio padre con la sua perizia musicale e l’esclamazione: «Ma che, adesso Nico Fidenco si mette a cantare le canzoni dei cartoni?» a far nascere in me la consapevolezza che, in effetti, qualcuno doveva pur scriverle e cantarle, le sigle dei cartoni animati. E che questo qualcuno si chiamava Nico Fidenco – nome che mi divenne sempre più familiare guardando i vari Sam, Hela e via dicendo. Ve l’ho detto che da piccolo mi bombavo di tivù?

Epilogo

Questa è un po’ triste. Fidenco imboccò la fase calante della parabola. Purtroppo, lui che era specializzato in tormentoni estivi, si ritrovò chiuso da quel diavolaccio di Edoardo Vianello, e poi dalle fetenzie in salsa latinoamericana in seguito. Lui che era stato un pioniere delle colonne sonore del film a luci rosse, si scontrò con la dura realtà: chi guarda quel genere di pellicole, già si stufa della trama, figuriamoci di sentire le musiche! Infine, quando sembrava aver trovato la propria dimensione nel mondo delle sigle dei cartoni animati, arrivò Cristina D’Avena a stroncargli la carriera.

Così, insieme ad alcuni vecchi amici artisti suoi contemporanei (Riccardo Del Turco, Jimmy Fontana e Gianni Meccia. Non temete, ne parleremo…) fondò un gruppo chiamato I Super 4, attivo dal 1984 al 1994. Solo che, insomma, riproponevano sempre i loro vecchi successi di venti/trent’anni prima, e dopo un po’ la gente si stufa.

Insomma, nonostante la partenza in quarta e una certa abilità nel ripensarsi come artista, passando con nonchalance dal porno ai cartoons, Fidenco oggi è un arzillo ottuagenario che pochi, fra i giovani, ricordano. E allora, a monito delle generazioni future: ricordate che, in un qualsiasi giorno d’agosto su una qualsiasi spiaggia o sul ponte di una qualunque nave da crociera… qualsiasi fetenzia sentirete sparata dalle casse a tutto volume, magari dal testo spagnoleggiante, durerà il tempo di un “ma chi cacchio è questo?”.
Lo chiamerete tormentone dell’estate, e se a qualcuno di voi verrà in mente di domandarsi perché i tormentoni estivi si chiamano così, e da quando… ricordatevi del loro inventore, l’imperituro Nico Fidenco…

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Autore William Silvestri

Autore, formatore e direttore editoriale di Argento Vivo Edizioni. Prima di entrare nel mondo dell'editoria ha pubblicato i romanzi 'Divina Mente', 2011, 'Serial Kinder', 2015, e 'Ci siete mai stati a quel paese?', 2017, 'Io e la mia scimmia', 2019, oltre al saggio esoterico 'Chi ha paura del Serpente?', 2015.