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L’orba

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Nuovamente, al termine dell’ennesimo ciclo di me stesso, ritrovo te, la tua immagine primordiale. Le tue mani affusolate e rugose, ricoperte da un manto di linee che si diramano su di una terra arida: ciò che resta di un mondo antico, che fu fertile e fecondo, quando di me c’era “contezza” soltanto nell’eterno Libro della Vita.
All’inizio del mio percorso nel mondo, ho incontrato te, che eri all’epilogo del tuo cammino. Ci separavano almeno tre generazioni, eppure il tuo spirito, la tua reale essenza racchiusa nel tuo corpo stanco e rarefatto, era genuinamente pura, notevolmente intensa.

Restava della tua vista, un solo occhio ceruleo: l’altro, sebbene aperto, era velato dalla coltre dei tanti momenti vissuti e trascorsi e, probabilmente, si rifiutava di vedere ciò che aveva guardato per troppo, molto tempo.

Aveva visto così a lungo quell’occhio, da aver deciso, da solo, arbitrariamente, di sciogliere il “patto naturale” col suo “germano”, restando muto ed inerme, a tutto ciò che era fuori di sé. Sopravvivere a due conflitti mondiali non è stata cosa da poco e giungere a me, innanzi alla mia totale e naturale inesperienza di bambino appena seienne, ti ha dato l’opportunità di trasmettere ciò che serbavi nel tuo cuore, al di là di quell’occhio che ti aveva lasciato nel buio di te stessa, e di tutti i tuoi anni vissuti.

Hai amato l’Uomo e perdonando le nefandezze della sua natura insana e perversa, ne hai colto il buono, mutandolo in un “giglio” di purezza e di fede.

Hai saputo tenerti lontana dall’oscurità delle tenebre e nonostante lo sconforto e la disperazione, sei riuscita a destreggiarti fra rivoli di dolore e sangue, diventando madre amorevole e porto di approdo. Non c’è stato, durante il tuo tempo fisico, alcun conforto da parte di cuore umano e, spesso, la solitudine ti è stata sorella consigliera per affrontare la quotidianità del vivere.

Al di là della tua fede incrollabile e genuinamente nutrita, hai guardato oltre la materia, scoprendo l’esistenza degli “spiriti”.

Il tuo meditare ti ha condotta a nuove verità che hai rivelato soltanto a te stessa e, per quanto cercassi di trasmettere a chi amavi quei codici che serbavi nel tuo spirito, nessuno dei tuoi cari è riuscito ad intuirli.

Ad un certo punto, ti sei “accorta” di me: si, proprio io. L’ultimo membro di una famiglia numerosa e apparentemente unita.

Mi hai guardato dentro ed hai compreso che riuscivo ad “intuirti”, senza parlarti, né rivelarti, ma semplicemente con sguardi e comportamenti.

Da quel momento in poi, hai iniziato a scavarmi dentro e a gettare semi e semi di conoscenza, stando però attenta a non influire sul mio libero arbitrio. Mi hai legato a te per sempre e, soprattutto, mi hai legato a tutto ciò che era venuto prima di te.

Gli occhi della mia infanzia si sono immersi nell’intensità del tuo spirito antico e ne hanno attinto immagini e colori.

Inconsapevolmente, hai trasmesso alla mia essenza i “codici naturali dell’Origine” e hai lasciato che il Tempo ultimasse e compisse l’opera che avevi iniziato, costituendomi e creandomi a “nuova immagine”: quella che oggi vedo riflessa nello specchio del mio odierno vivere.

Nessuno crederebbe, nessuno capirebbe: soltanto chi è dotato di “intuizione” sa ciò di cui il mio spirito sta parlando. Non ci sono spiegazioni, né altrettante motivazioni. È soltanto il naturale principio di continuità che torna in essere, quando due essenze si “riconoscono” e si “raccontano” degli infiniti mondi paralleli, rendendoli nuovamente vivi!

Tu che sei stata la madre di mia madre e che mi hai donato, oltre al mio bagaglio genetico, un altrettanto bagaglio di conoscenza spirituale d’inestimabile valore ed autenticità, mi osservi costantemente, da dove sei adesso, nel mio mutevole cammino fisico ed emozionale, lasciandomi “intuire” i segni della tua presenza e avvalorando il senso della fluida naturalezza della mia “gemmazione”.

Di quale estensione è dotato il battito di ciglia che ci divide “apparentemente”?

E nonostante il trascorrere degli anni materiali, io ti rivedo qui, adesso, orba come in quel tempo, ma piena e ricolma di “Luce” per aver raggiunto quel grado di consapevolezza spirituale che nessuno in te ha mai riscontrato per mera assenza e totale mancanza di propria intuizione.

Nella continuità del mio ciclo vitale, io mi accompagno a “te”, percependo, nei miei ricordi, la rugosità delle tue mani e di tutte quante le “linee” che si diramavano su quei gesti che si mutavano in carezze che il tuo evoluto spirito donava incondizionatamente al mio.

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Autore Antonio Masullo

Antonio Masullo, giornalista pubblicista, avvocato penalista ed esperto in telecomunicazioni, vive e lavora a Napoli. Autore di quattro romanzi, "Solo di passaggio", "Namastè", "Il diario di Alma" e "Shoah - La cintura del Male".