In scena dal 28 al 29 maggio a Napoli
Riceviamo e pubblichiamo.
Sabato 28 maggio, ore 21:00, e domenica 29 maggio, ore 18:00, presso il Nuovo Teatro Sancarluccio di Napoli, andrà in scena lo spettacolo ‘La soggezione’, di Antonio Mocciola, con Giuseppe Carosella e Renato Fontanarosa, regia Giuseppe Fiscariello, aiuto-regia Livia Berté.
La soggezione è un sentimento nobile, nel provarla ci ricorda chi siamo, ci riporta sulla terra, ci rigenera umiliandoci, assestando un colpo al cuore all’autostima.
La soggezione è comoda, delega ad altri il destino della nostra vita, giustifica la nostra assenza. Un allenatore di nuoto e il suo pupillo, intrecciati da troppi segreti e non-detti. Un legame di lavoro, che vive di regole, di confini, di perfetto squilibrio. Uno comanda, l’altro esegue. Nella meccanica perfetta qualcosa s’inceppa.
Arriva il grande intruso: l’amore. E il gioco non vale più la candela. La soggezione é potente come un uragano ma fragile come un cristallo. Quando piomba nella nostra vita, si annuncia con un brivido di eccitata paura.
E allora teniamocela stretta, innaffiamola come un fiore, con attesa e cura. Perché poi appassisce, e noi con lei. Incantesimo fugace, come la nostra vita. La soggezione è una sferzata di gioventù. Godiamocela.
Note di regia
‘La soggezione’, sin dalla sua prima lettura, mi ha colpito particolarmente.È un testo densamente strutturato, che percorre nella sua narrazione, una linea temporale presente, in cui lo spettatore si fa proprio voyeur della vicenda, attraversando anche una linea temporale passata, dove i numerosi flashback raccontano ulteriori dettagli sulle vicende umane che abbracciano i due protagonisti, fino ad una futura, in un finale che scriverà le sorti dei due protagonisti.
Come l’autore, Antonio Mocciola ci ha tenuto più volte a sottolineare, è un testo su l’essere ‘uomini’, non nel senso di genere, ma nel senso di essere ‘esseri umani’.
In una affermazione di Jerzy Grotowski che mi piace sempre ricordare, è contenuto tutto il mio pensiero sulla regia di questo testo:
“Eliminando gradualmente tutto ciò che è superfluo, scopriamo che il teatro può esistere senza trucco, costumi e scenografie appositi, senza uno spazio scenico separato (il palcoscenico), senza gli effetti di luce e suono, etc. Non può esistere senza la relazione con lo spettatore in una comunione percettiva, diretta”.
Un testo così potente, a mio modesto parere non necessita di una rappresentazione ‘colorata’ con trovate sensazionali, o particolari fronzoli. Credo invece in una regia che accompagni il testo, in maniera discreta, che lo aiuti a venire ancora più fuori, grazie alle interpretazioni dei due protagonisti Peppe Carosella e Renato Fontanarosa.
Lo spazio scenico, senza alcun elemento sarà al servizio dei sentimenti dei due protagonisti attraversando tutte le fasi emozionali e temporali della vicenda, allargandosi e restringendosi a seconda delle loro interazioni.
Il mio desiderio è quello di tenere incollato l’occhio dello spettatore allo spioncino della serratura di questa piscina immaginaria, guardando solo i due protagonisti, e niente altro.
La soggezione, sentimento che dà nome al testo, non è da intendersi necessariamente in chiave negativa: è quello che proveremo a raccontare.
Giuseppe Fiscariello
