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Favole: i tre compari

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Siamo in periodo di Natale. Nonostante l’età sia avanzata in questi giorni è facile che ci si possa sentire in vena di fiabe. Anche perché quasi sempre le favole sono portatrici di una saggezza popolare, di una morale.

In altri casi, nella loro apparenza semplice hanno celato misteri e conoscenze esoteriche, così come ad esempio spiega Dom Antonio Giuseppe Pernety ne Le favole egizie e greche. Natale, poi, è la festa dei bambini, ai quali le fiabe piacciono molto, a prescindere dai livelli e dalle chiavi di lettura. Certo, non mi è mai capitato di cimentarmi come autore. Ho scritto di cronaca, pubblicato narrativa, saggistica, ma non mi ero mai confrontato con il genere. Ma fare qualcosa di nuovo è sempre positivo, aggiunge sempre un altro punto di vista a quelli di cui disponiamo. Essendo la prima volta, però, i lettori mi perdoneranno eventuali sbavature. Mi riprometto di migliorare con il tempo. Del resto lo faccio sempre. Solo gli stupidi credono di essere arrivati o di essere perfetti. Sì, ho la presunzione di non essere stupido. Perdonatemi anche questa.

C’erano una volta tre compari. Erano molto giocherelloni e socievoli. Frequentavano diverse piazze del loro paesino e avevano la simpatica abitudine di scherzare con le persone che passavano sui carri o anche a piedi. Avevano per tutti lazzi e sfottò. Ma come tutti noi avevano anche qualche difetto, ovviamente. Spesso questi simpaticoni criticavano gli altri, ma sempre con spirito allegro. Certo, qualche volta le loro critiche potevano sembrare insulti, ma era solo questione di modi. Criticare era un loro diritto. Guai a negarlo, mica si viveva sotto un tiranno!
Un altro piccolo difetto era che si divertivano solo quando erano loro a far partire critiche e scherzi. Qualcuno, non sappiamo quanto a torto, avrebbe potuto anche definirli come permalosi. In effetti, spesso bastava rispondere ad un loro commento per mandarli su tutte le furie. Non fa niente che avessero cominciato loro. Non fa niente che la replica fosse molto più leggera di quanto avessero detto. Mettevano il muso. Sbraitavano. Andavano a lamentarsi in giro. A parlare con la mamma. Oppure cercavano di tirare dentro il primo gendarme che si trovava a passare.
Per non dire di come si irritavano quando ad iniziare era qualcun altro. Magari erano loro a passare su qualche carro, bastava trovassero qualcuno che ricordandosi di uno scherzo passato provava a render pan per focaccia.
Apriti cielo!
Eppoi, guai a criticarli per questo o per qualsiasi altra cosa. Si poteva essere accusati di lesa maestà!
Un giorno, non si sa bene per quale motivo, due compari litigarono. Il terzo, invece di provare a mettere pace, si schierò dalla parte di uno di loro. L’altro si trovò quindi da solo, bersaglio anche degli strali dei suoi vecchi solidali. Questo fece capire tante cose ai loro compaesani.
Con il tempo, unfatti, la gente smise di fare caso alle loro parole. Non c’è gusto quando chi vuole scherzare poi si sottrae allo scherzo. Vero, qualche volta che si trovavano a passare sul carro c’era ancora qualcuno che li apostrofava ricordando vecchi episodi. Ma era solo il cattivo di turno che godeva nel vederli diventare paonazzi di rabbia. E vissero tutti felici e contenti. Più o meno…

Morale. A volte ci piace giocare, magari fissare le regole del gioco. Ma significa che bisogna poi sapere stare anche al gioco, soprattutto se chi subentra non se l’era presa più di tanto a suo tempo e rispetta le regole che non sono sue. Non ci si può appellare al diritto di criticare e di scherzare per poi negarlo agli altri.

Riflessione finale. Come tutte le favole anche questa è metaforica ma soprattutto fa un discorso generale, non parla di nessuno in particolare. Vuole dare gli spunti per qualche riflessione ma anche far sorridere. Natale è vicino…

 

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Autore Pietro Riccio

Pietro Riccio, esperto e docente di comunicazione, marketing ed informatica, giornalista pubblicista, scrittore. Direttore Responsabile del quotidiano online Ex Partibus, ha pubblicato l'opera di narrativa "Eternità diverse", editore Vittorio Pironti, e il saggio "L'infinita metafisica corrispondenza degli opposti", Prospero editore.