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Corrompere o Insegnare?

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Mai più senza maestri


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Falsi Maestri e Falsi Discepoli

Un giovane depresso così mi scrive:

Lungo il mio percorso di vita ho incontrato molti maestri, moderatori, facilitatori, insegnanti, guide spirituali, insomma strani personaggi che si fanno chiamare nei modi più fantasiosi.

Da loro ho appreso tanto, veramente tantissimo, ma anche quando, e direi soprattutto, era il momento di non seguirli più.

In loro ho individuato una ricorrente: parlano spesso in nome di un Credo oppure della Scienza, della Ragione o della Filosofia, dell’Amore o dell’Anima, dell’Assoluto (sì te lo giuro mi è capitato anche questo) della Medicina o della Psicologia, degli Angeli oppure dell’Energia Universale, e via dicendo. Ti conducono (in modo più o meno esplicito o implicito, più o meno consapevole o no) a pensare che la vera Saggezza e la Sapienza siano tali solo se frutto di quel loro insegnamento. Spesso non si rendono conto di quanto si impongano e di quanto abbiano bisogno di “follower” e conferme per avvalorare le loro tesi.

Trovo tutto ciò deprimente, tanto che mi è passata la voglia di proseguire, qualunque percorso mi venga proposto. Tanto, hanno sempre ragione loro e le mie ragioni non vengono mai prese in considerazione.

Dietro a questo genere di sfoghi si nasconde certamente una richiesta implicita di aiuto, altrimenti, dopo aver scritto, si sarebbe tenuto per sé quanto esternato.

Facciamo allora un po’ di chiarezza sul significato di maestro ed allievo.

Un vero insegnante che professi la libertà di pensiero si deve sottoporre ad un duplice sforzo costante: resistere alla tentazione di “inquadrare” gli studenti secondo i propri bisogni e resistere alla tentazione di accontentare i bisogni di quegli allievi che desiderano uniformarlo alle proprie idee.

Così come non dovrebbe imporre una propria ideologia, allo stesso modo, dovrebbe mantenersi saldo nei propri basilari principi per non rimanere intrappolato nel timore di perdere l’affetto di alcuni di loro.

È importante che un ricercatore sappia bene cosa intende ottenere prima di intraprendere un percorso.

Se si studia il metodo scientifico, l’allievo non può esigere che tale metodo venga insegnato con i criteri della fede o delle opinioni personali e, allo stesso modo, se si intraprende un sentiero religioso il discepolo non può pretendere di ricevere risposte scientifiche su Dio, sugli angeli e sull’aldilà.

Se si approfondiscono i metodi psicologici o filosofici dell’indagine mentale occorre avere il coraggio di andare fino in fondo a se stessi con particolari sistemi e con tanta pazienza, e così via.

Non sono pochi gli studenti che non si rendono conto che ci sono anche maestri che non hanno nessuna intenzione di corrompere o indirizzare le menti dei propri allievi ma che, semplicemente, si limitano ad insegnare le proprie materie, e che non possono usare metodologie di fede se parlano di scienza, così come non possono accomunare la filosofia alla religione.

Sarebbe come pretendere che un insegnante di matematica dia lezioni di storia o geografia e viceversa.

Entrambi, maestro e allievo, potrebbero avere le migliori intenzioni del mondo ma possono farsi anche del male non conoscendo vicendevolmente i propri intenti.

Oggi, più che mai, il problema posto da alcuni ricercatori spirituali è di notevole entità quando scrivono:

Spesso (i maestri) non si rendono conto di quanto si impongano e di quanto abbiano bisogno di “follower” e conferme per avvalorare le loro tesi

poiché i social sono diventati una fonte prolifica di provetti influencer pseudo-scienziati, pseudo-filosofi, pseudo-spiritualisti e così via.

Siamo passati da un’epoca in cui il “maestro” veniva considerato un’autorità a quella, determinata dalla rivoluzione dei cosiddetti figli dei fiori, in cui è sbocciata la necessità di sentirsi tutti maestri, senza però rendersi conto dello stato confusionale che questo può generare, soprattutto nelle condizioni attuali, con l’uso di Internet, a causa del fatto che ognuno si possa auto-eleggere “guru” senza averne le credenziali ed espandere facilmente la propria notorietà.

Come districarsi in questo mondo di influencer che, spesso, vengono adorati come se fossero realmente possessori di verità incontrovertibili, pur non sapendole nemmeno dimostrare?

Ci viene in aiuto Gustavo Zagrebelsky con il suo libro ‘Mai più senza maestri’ edito da Il Mulino, il quale rende chiaro e preciso il vero significato dell’essere maestri.

Un testo che consiglio molto volentieri sia a coloro che aspirano ad insegnare, come agli allievi che desiderano seguire qualunque percorso, di modo che possano imparare a valutare se si siano affidati ad una guida sicura in relazione agli obiettivi che decidono di perseguire.

Influencer è colui che ti vuole influenzare e che è alla ricerca costante di follower.

Maestro è colui che desidera donarti metodi per aiutarti ad ottenere ciò che tu cerchi.

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Autore natyan

natyan, presidente dell’Università Popolare Olistica di Monza denominata Studio Gayatri, un’associazione culturale no-profit operativa dal 1995. Appassionato di Filosofie Orientali, fin dal 1984, ha acquisito alla fonte, in India, in Thailandia e in Myanmar, con più di trenta viaggi, le sue conoscenze relative ai percorsi interiori teorici e pratici. Consulente Filosofico e Insegnante delle più svariate discipline meditative d’oriente, con adattamento alla cultura comunicativa occidentale.