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‘Tessiture spaziali’ di Titti Follieri, presentazione libro

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'Tessiture spaziali' di Titti Follieri


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Il 13 febbraio all’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici di Napoli

Riceviamo e pubblichiamo.

Lunedì 13 febbraio, ore 17:00, presso l’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici, Palazzo Serra di Cassano, via Monte di Dio, 14, Napoli, l’Associazione Eleonora Pimentel e “La tela del Mediterraneo” presentano il libro di poesie ‘Tessiture spaziali’ di Titti Follieri, Morgana Edizioni.

Interventi di Esther Basile e Lucia Stefanelli Cervelli. Modera Carmela Maietta.
Musiche del Maestro Lino Blandizzi. Videoriprese Maria Rosaria Rubulotta.

Poesie di Titti Follieri

Oggi appare sempre più evidente il disorientamento in cui versa la poesia contemporanea. Presso le nuove generazioni è in vigore una koinè linguistica di stampo pseudonarrativo, una sorta di democrazia del post-lirico che elegge la medietà dei linguaggi tecno-mediatici per la comunicazione del «messaggio» poetico.
Così, dopo la dissoluzione di quello che rimaneva della linea lombarda, sono rimaste padrone del campo soltanto tre poetiche: il minimalismo romano-milanese, Patrizia Cavalli, Valentino Zeichen, Valerio Magrelli, Franco Marcoaldi, Vivian Lamarque oltre una schiera di minori apprendisti stregoni, e l’area che definirei esistenzialismo milanese ed esistenzialismo arricchente di un sud Italia ricco di paesaggi interiori. Resta il dato incontrovertibile dell’alleanza di fatto e la coincidenza di interessi tra il minimalismo milanese e quello romano e quello del sud.
L’arcaicità dell’elegia, che si ripropone, ancora una volta, come linea centrale della poesia del tardo Novecento, non deriverebbe soltanto dall’arcaicità del rammemorare, quanto dalla impossibilità di evincere dall’esperienza vissuta il quid di autenticità necessario alla forma-poesia: gli oggetti del ricordo vagano inconsapevoli nel mare della datità come astratti relitti del mondo delle ‘cose’ ormai del tutto infungibili.
L’esistenza dell’opera d’arte, che è presente nella nuova raccolta di Titti Follieri ‘Tessiture spaziali’ nell’epoca della riproduzione computerizzata dell’iperreale, è divenuta problematica.
Il minimalismo è la risposta, in ambito estetico, dell’ampliamento a dismisura del mondo reale: l’iperreale ed il virtuale accrescono sì la dimensione del reale ma, ciò facendo, ne sottraggono sostrato, essenza, profondità. Poiché l’arte non può entrare in concorrenza con le smisurate capacità di creazione del ‘reale’ della macchina gestaltica, essa ripiega nella tellurica micro-entità del mondo, portando alla estrema dissoluzione il fenomeno dell’’aura’, che sappiamo essere l’apparizione ‘di una distanza quantunque vicina essa possa essere’ (W. Benjamin).
È noto il pensiero di Magrelli in ordine al problema dell’interlocutore: la poesia è ‘libera’, nel senso che può svilupparsi liberamente in tante direzioni diverse, e che essa è ‘l’impronta digitale’ di chi la scrive.
Ed ecco che la poeta Titti Follieri fa uno sforzo di svelamento ed accorpamento della parola. Non si capisce dov’è l’’originale’, se c’è ancora un ‘originale’, o se il discorso poetico sia nient’altro che didascalia, commento, esercizi di qualcosa d’altro: dal Magrelli in poi dove gli ‘esercizi’ sono ’tiptologia’, codice di trasmissione dei dati, appunti didascalici per l’istruzione del pubblico, glosse pseudo intellettualistiche sui disturbi del funzionamento ‘binario’ si arriva ad una poetica essenziale.
Ora invece con Titti Follieri siamo dinanzi ad una poesia esistenziale, di memoria, di naufragio interiore ma anche fatta di eufuismi: la poetessa mette la parola fine ad ogni tipo di poesia dell’interventismo, alla poesia politica, ideologica, civile, comunque impegnata ed apre la strada del dialogo, dello scetticismo ‘privato’ e del ritorno al ‘quotidiano’.
La poetessa che ha radici nel Sud Italia, che respira oggi aria di colline fiorentine dopo aver trascorso degli anni in Francia si presenta a noi con autenticità di un verso incombente.
Anche la compagnia delle immagini artistiche scelte da un sodalizio amicale, rende possibile una nuova immagine della poesia che da spaccato lungimirante diviene fusione con spazio e tempo, termini filosofici che lasciano intravedere un altrove.
Esther Basile

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