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Simbologia di ‘The Battle of Evermore’

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'The Battle of Evermore' in un’illustrazione di John Vogl


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Nel precedente articolo abbiamo volutamente appena accennato a ‘The Battle of Evermore’, perché, come detto, merita trattazione a parte.

È un brano registrato ad Headley Grange, East Hampshire, presso un’ampia casa vittoriana con la tecnica che Jimmy Page definiva “ambient sound”, sistemando diversi microfoni in un ampio locale di registrazione per catturare naturali rumori “dal vivo”, eco e fruscii, da riportare sul vinile.

È una canzone unica nel suo genere per i Led Zeppelin perché molto più vicina alla musica folk, anche se costruita su una metrica blues, rispetto al classico repertorio rock della band. È un brano intessuto su una base armonica costituita da mandolino e chitarra ed è il solo in cui Robert Plant non è l’unico cantante ma intesse melodie vocali con Sandy Denny, voce solista in quel periodo dei Fairport Convention.

L’espressività delle voci che si alternano e si rincorrono e i virtuosismi canori interrotti solo dal coro pongono in risalto le liriche criptiche e dense di simbolismo in quello che è il più ispirato brano di Plant all’opera di Tolkien.

In ‘The battle of Evermor’ Plant, con un linguaggio tra il fantastico e l’apocalittico, descrive la battaglia dei Campi del Pelennor Fields tratta da ‘Il Signore degli Anelli – Il ritorno del Re’ di J. R. R. Tolkien ed include personaggi quali Aragorn, Principe di pace, Eowyn, Regina di luce, il malvagio Sauron, l’Oscuro Signore, ed i suoi temibili Ringwraiths, detti anche Nazgul – Spettri dell’Anello.

A questi aggiunge gli angeli di “Avalon” che fanno riferimento al “Ciclo arturiano” e ai suoi studi sulla mitologia celtica. In un’intervista Plant aveva dichiarato di udire

nella campagna inglese gli spettri degli antichi guerrieri incrociare le lame delle loro spade

mentre alcuni critici hanno notato una serie di assonanze tra ‘The Battle’ e l’inno nazionale irlandese. L’intento di Plant nella scrittura di questo brano, quindi, non è replicare uno dei tanti immaginari scontri raccontati da J. R. R. Tolkien, piuttosto descrivere l’eterno conflitto tra il bene ed il male e la necessità, da parte di tutti, di adoperarsi e cooperare a salvare “la luce”, come riferisce negli ultimi versi.

Testo della canzone

‘The Battle of Evermore’

The Queen of Light took her bow and she turned to go,
The Prince of Peace embraced the gloom and walked the night alone.
Oh, dance in the dark of night, sing to the morning light.
The dark Lord rides in force tonight and time will tell us all.
Oh, throw down your plow and hoe,
rest not to lock your homes.
Side by side we wait the might of the darkest of them all.

I hear the horse’s thunder
Down in the valley below
I’m waiting for the angels of Avalon
Waiting for the eastern glow.

The apples of the valley hold the seeds of happiness,
the ground is rich from tender care, reapay, do not forget, no, no.
Dance in the dark of night, sing to the morning light.
The apples turn to brown and black, the tyrant’s face is red.
Oh, war is the common cry,
pick up your swords and fly.
Sky is filled with good and bad that mortals never know.

Oh, well, the night is long,
The beads of time pass slow,
Tired eyes on the sunrise
Waiting for the eastern glow.

The pain of war cannot exceed the woe of aftermath.
The drums will shake tha castle wall, the ring wraiths ride in black, ride on.
Sing as you raise your bow, shoot straighter than before.
No comfort has the fire at night that lights the face so cold.
Dance in the dark of night, sing to the morning light,
The magic runes are writing gold to bring the balance back.
Bring it back.

At last the sun is shining,
The clouds of blue roll by,
With flames from the dragon of darkness
The sunlight blinds his eyes.

La Battaglia di Sempre’

La Regina della Luce prese il suo arco e si voltò per andare,
Il Principe della Pace abbracciò le tenebre e attraversò la notte da solo.
Oh, danzate nell’oscurità della notte, cantate con la luce del mattino.
Il malvagio Signore cavalca in forze stasera e il tempo ci dirà tutto.
Oh, gettate a terra il vostro aratro e la vostra zappa,
non chiudete a chiave le vostre case.
Fianco a fianco aspettiamo la grandezza dei più malvagi fra loro.

Odo il fragore dei cavalli
Giù nella valle
Aspetto gli angeli di Avalon
Aspetto il bagliore dell’Oriente.

I frutti della valle hanno in sé i semi della felicità,
la terra e ricca per tenera cura, ricambiatela, non dimenticate, no, no.
Danzate nell’oscurità della notte, cantate con la luce del mattino.
I frutti diventano marrone e nero, il viso del tiranno è rosso.
Oh, la guerra è pianto collettivo,
raccogliete le vostre spade e correte.
Il cielo è pieno di bontà e cattiveria che i mortali non conosceranno mai.

Oh be’, la notte è lunga,
Il tempo si sgrana lento come un rosario,
Occhi stanchi al sorgere del sole
Che aspettano il bagliore dell’Oriente.

Il dolore della guerra non può superare il dolore di ciò che verrà dopo.
Il suono dei tamburi scuoterà le mura del castello, dove gli spettri cavalcheranno vestiti di nero.
Cantate mentre sollevate il vostro arco, tirate più dritto di prima.
Non dà conforto il fuoco che di notte illumina il viso così freddo.
Danzate nell’oscurità della notte, cantate con la luce del mattino.
Le magiche rune sono scritte in oro per riequilibrare la bilancia.
Per riequilibrarla.

Finalmente il sole splende,
Le nuvole della tristezza vengono cacciate,
Con le fiamme dal drago dell’oscurità
La luce del sole acceca i suoi occhi.

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Autore Alfonso Oriente

Alfonso Oriente, nato a Napoli il 13/06/1965, è Professore di Reumatologia e Riabilitazione Reumatologica presso l'Università Federico II di Napoli. Ha compiuto ricerche in campo immunologico per diversi anni presso la Johns Hopkins University negli Stati Uniti. Appassionato di esoterismo, letteratura, musica rock e jazz, considera il suo vero hobby riuscire a scrivere di queste cose insieme.