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Non oltre il Giardino

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Non oltre il giardino di Vincenzo Cacace


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Olio su tela, cm.80×60

Fu detto… non oltre il Giardino…

È nei più profondi recessi… in quelle caverne dell’Ancestro che ancora risuona l’Eco Eterna inestinguibile di quel monito… ed ogni Essenza, volatile incorporea non ancora incarnata, che si muove nel primigenio Limbo che precede il primo vagito si tormenta e… già convive con il Grande Interrogativo: “Perché”?

Poi… fu recintato… un nuovo Giardino… e… in tanti vi lavorarono… attingendo all’Archetipo… ma senza l’Idea del sacro “confine”…

Era più il provare le capacità del sopravvivere e svelare il mistero dell’oltre visibile… il senso dell’avventura e non l’itinerario interno all’Anima a sfidare un limite stavolta imposto dall’umano…e non dal Divino… oltre la terra dei leoni ruggenti e famelici, altre “umanità” sfuggite ad altri Custodi… ad altri giardini…

Non oltre il Giardino… ancora risuona quell’Eco…

Non oltre il Giardino… ma il consiglio, nonostante fosse stato pronunciato con voce tonante, non fu mai ascoltato!

Ed a me, in particolare, niente fu detto… o forse perché, in quel momento, io non sentii, perché ero distratto… così intento a comprendere le ragioni del mio esistere che, nell’aprire gli occhi al mondo, mi trovai già “fuori” da quel limite… da quel margine nel quale un progetto così perfetto era stato disegnato dalle Mani Divine….

Ora, nel rifletterci, posso pensare che tutto, in fondo, sia stato calcolato, anche per me, per motivi dei quali, continuamente, provo introspettiva-mente a capire il senso… ma, poi… se così non fosse, proprio di niente faccio carico alla Divina Onniveggenza… perché, io stesso, nel giudicarmi, riconosco che… sola-mente mia è la responsabilità di tale distrazione!

Ma intanto… fuori dal Giardino… si sarebbe dovuto scrivere… via via scoprendone la natura che…

Terribilis locus est… iste

Ed ora?

Oltre il limite del “Hic sunt leones” va la mia traballante nave esistenziale… indagando attentamente… ed ancora mi applico, come un diligente scolaro… come un solerte apprendista… e quindi giro e poi lo rigiro quel mentale mappamondo, andando, con il mio pensiero, cosmicamente oltre… violando anche lo stesso senso geografico… contemplando, in esso, una “Terra dell’Utopia” senza la quale, per dirla in accordo con la filosofia di Thomas Moore, non potrebbe esservi nessuna completezza… sempre attingendo alla più svariata Conoscenza, ovunque si trovi… ed anche prendendo le debite distanze dalla sua Antitesi, nel riuscire pazientemente ad ascoltare anch’essa.

E quindi… vado ancora in “cerca” di un luogo consono al mio modo d’essere, dove costruire un mio più intimo giardino… preparandomi ad imporre a me stesso una regola che abbia però, delle mobili “pareti”… affinché in quel “normato” spazio si possano, infine, tollerare i miei dubbi… e… la mia ormai collaudata convivenza con l’Errore che, mi fa… come mi ha fatto sempre da insuperabile Maestro…

Una “regola”, appunto, che puntualmente voglio disattendere… perché io sono… come una “Sostanza” allotropica… che non vuol essere ridotta a “Forma” e… poi proverò anche a punirmi… per riuscire… ad emendarmi!

E… già lo vedo… apparirmi un “Giardino”… uno scenario evocato, concessomi dal distribuire colori così irreali forse “rimesticati” e non dimenticati nella Memoria delle origini… sono certamente un dono immeritato al mondo che dipingo… e io stesso continuamente mi domando come possano essere sfuggiti al controllo severo dei custodi dell’Eden e pervenire in mani così modeste come le mie…

Vorrei, mentre mi perdo tra gli azzurri… il giallo indiano… il verde terra ed i rossi accesi, palpitanti ed energetici, cogliere tra quelle archetipali figure… uno sguardo ammiccante,  che mi lasci intuire che ci sia stata concessa la visione dell’Arte come Chiave o Strumento di una Redenzione che parta “in primis” dal Pensiero…

… guardo e la mia indagine si fa attenta ma… Angeli… Entità eoniche ed elementali… vivono una loro armonia in quella Dimensione dell’Assenza, consolidata nei millenni e… tutti fanno finta di niente…

Ma io non ci casco… dico ai miei cari e pittorici “ectoplasmi”… perché infine credo nelle rituali concordanze della Creazione e tutto il Sopra e il Sotto risponde sempre ad uguali leggi… e ricordo che anche mia nonna, quando per punizione venivo mandato a letto senza cena e senza “carosello”, veniva da me, quatta quatta, e mi portava almeno una fetta di torta… e mia madre, la mattina dopo, rassettando la mia stanza, trovava le briciole e… nel raccoglierle… mi sorrideva amorevole…

E… ancora oggi… che io vivo alla ricerca di un altro “Giardino”, sono convinto d’essere amato… pur vivendo nell’umano ed esistenziale tormento…

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Autore Vincenzo Cacace

Vincenzo Cacace, diplomato all'Istituto d'Arte di Torre del Greco (NA) e all'Accademia di Belle Arti di Napoli, è stato allievo di Bresciani, Brancaccio, Barisani, ricevendo giudizi positivi ed apprezzamenti anche dal Maestro Aligi Sassu. Partecipa alla vita artistica italiana dal 1964, esponendo in innumerevoli mostre e collettive in Italia e all'estero, insieme a Giorgio de Chirico, Renato Guttuso, Ugo Attardi, e vincendo numerosi premi nazionali ed internazionali. Da segnalare esposizioni di libellule LTD San Matteo - California (USA), cinquanta artisti Surrealisti e Visionari, Anges Exquis - Etre Ange Etrange - Surrealism magic realist in Francia, Germania e Italia.