Home Rubriche Il viaggio è un'impresa Mirista Acmena

Mirista Acmena

1275
Mirista Acmena


Download PDF

Giugno 2018
Quando alle 6:15 di mattina vedi, ma soprattutto senti passare i minuti senza che l’autobus che aspetti si degni di farsi vedere e decidi, così, di percorrere il kilometro e seicento metri che ti separa da un’altra fermata di altra linea ANM, quando succede questo trascorri quei venti minuti di veloce passeggio ad osservarti intorno.

Una di queste volte mi è capitato di soffermarmi sulla targa stradale di una strada che si dirama da via Comunale Napoli, l’antica strada di accesso a Pianura al tempo del casale per chi proveniva o era diretto a Napoli.

Il quartiere qualche anno fa cambiò quasi totalmente la toponomastica stradale, nomi di personaggi ai più sconosciuti che hanno iniziato a rendere meno freddo e tecnico – vedi ad esempio “via piano regolatore” -, anche se più anonimo soprattutto perché la nuova nomenclatura è slegata dal contesto territoriale, il via-andare, nel senso di “andare per vie”, per e attraverso il quartiere.

Si sono così affacciate alla curiosità degli abitanti poeti, opere liriche, scienziati e personaggi storici, anche se questo modo di definire solo coloro i quali abbiano “contribuito” alla storia attraverso domini, guerre, regni, soprusi e vassallaggi di ogni sorta a me non piace, come se scienziati, letterati, filosofi, musicisti ed altri che di cultura hanno inondato la nostra storia non avessero avuto un ruolo tale da potersi definire appunto storici, come se non appartenessero alla storia dell’umanità, ma ad una realtà parallela che ha solo sfiorato le nostre vite attraverso il senso di “noia obbligatoria” imposta da un sistema scolastico statico e per nulla attivo.

Con delibera n. 578 dell’8 agosto 2014 – con quella stessa furono assegnati altri due nomi di personaggi femminili ad altrettante strade che insistono su via Comunale Napoli, fino a quel momento anonime – quella strada che si diparte da via Napoli è toccato il nuovo nome di “via Giuseppa Eleonora Barbapiccola – filosofa”.

Di famiglia salernitana, nacque probabilmente a Napoli intorno agli inizi del Settecento.
Si conosce davvero così poco sulla sua vita che anche la data e il luogo di nascita sono avvolti nel misterioso “forse”. Al suo nome è legata la traduzione, dal francese e dal latino, de ‘Principia philosophiae’ di Cartesio, data alle stampe nel 1722.

Nipote di Tommaso Maria Alfani, predicatore domenicano nonché teologo ufficiale della città di Napoli sotto Carlo VI, Giuseppa Eleonora fu da lui introdotta all’amico Giambattista Vico, divenendo non solo assidua frequentatrice del circolo intellettuale formatosi intorno a lui, ma anche intima amica della figlia Luisa.

Allo zio si deve, inoltre, la sua ammissione all’Accademia degli Arcadi, che ebbe tra i fondatori nel 1690 proprio lo zio, con il nome greco di Mirista Acmena, “Piena di fragranza”. Fu merito quindi dell’Alfani aver visto quella particolare luce nell’animo della nipote e, soprattutto, aver avuto la capacità di alimentarla costantemente attraverso quelle chiavi della conoscenza che si presentarono nelle vesti del Vico, dell’Accademia, e infine di Cartesio.

L’importanza dell’opera di traduzione de ‘Principia philosophiae’ sta in particolar modo nella prefazione “La traduttrice ai lettori”, un vero e proprio manifesto sul diritto delle donne ad apprendere le scienze e la filosofia, ad occuparsi della chiave della conoscenza, della ricerca della verità, non più, quindi, dei lavori che la società aveva stabilito per loro.

Cucito, danza, faccende domestiche, buone maniere sarebbero dovuti essere relegati al passato. Lo sprono di Giuseppa Eleonora al genere femminile, alle donne di uscire dal ghetto in cui erano state rinchiuse e si rinchiusero per secoli è molto forte ed esplicito. Sostenne chiaramente che il lavoro da lei compiuto era rivolto direttamente alle donne e che la mancata attitudine di queste verso le scienze e la filosofia era dovuto esclusivamente ad una cattiva educazione ricevuta, non certo quindi ad una connotazione naturale.

Cartesio dedicò la propria opera alla principessa Elisabetta di Boemia da qui Barbapiccola ritenne che l’intera filosofia cartesiana avesse una particolare affinità con il mondo femminile. Altro elemento che fa ritenere l’opera da lei compiuta non una semplice traduzione, ma facente parte di un progetto più ambizioso e alto, è stata la capacità di Giuseppa Eleonora di trovare una propria chiave di lettura cristiana del pensiero cartesiano. Questo aiutò molto la diffusione dell’opera nella città di Napoli. Un’opera nell’opera, quindi, che fece diffondere il nome di Barbapiccola negli ambienti culturali italiani del Settecento.

Nella prefazione racconta anche del suo avvicinamento alle scienze:

Io cominciai, prima, a coltivare i linguaggi, e poi, per quanto la mia capacità lo permettesse, le scienze. Fra queste ultime io studiai la filosofia perché la sua parte morale ci rende civili, la metafisica perché ci illumina, e la fisica perché ci informa della bella e stupefacente architettura di questo grande palazzo del mondo che Dio ci ha dato come casa,

e, nello specifico, alla filosofia cartesiana a cui era più incline procedendo questa

con un metodo chiaro facendo derivare una cosa dalle altre.

In questa piccola e strana parte di mondo visse, tra le altre, Giuseppa Eleonora Barbapiccola. Immersa nel secolo che la mia mente immagina “giallo”, fu avvolta da un’incredibile, ricca e viva nube di misconoscenza che l’ha condotta fino alla targa su questa strada e se della sua vita si conosce poco, della scomparsa non si hanno annotazioni differenti. Pare avvenne intorno al 1740 e alla età di 40 anni, anni questi vissuti da femminista, da libera, da intellettuale non solo accademica, ma soprattutto da Arcade tra gli Arcadi. Visse da Mirista Acmena, visse Piena di Fragranza.

Print Friendly, PDF & Email

Autore Fabio Picolli

Fabio Picolli, nato a Napoli nel 1980, da sempre appassionato cultore della conoscenza, dall’araldica alle arti marziali, dalle scienze all’arte, dall’esoterismo alla storia. Laureato in ingegneria aerospaziale all'Università Federico II è impiegato in "Leonardo", ex Finmeccanica. Giornalista pubblicista. Il Viaggio? Beh, è un modo di essere, un modo di vivere!