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Marocco: specialista analizza assalto a Melilla

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Uno specialista della migrazione discute le cause della tragedia, 10 giorni dopo gli eventi

Il 24 giugno almeno 23 migranti subsahariani sono morti e 140 agenti di Polizia sono rimasti feriti durante questo tentativo di far entrare circa 2.000 migranti nell’enclave spagnola di Melilla, in territorio marocchino.

Si tratta del bilancio più letale mai registrato durante i numerosi tentativi dei migranti subsahariani di entrare a Melilla e nella vicina enclave spagnola di Ceuta.

Durante il loro tentativo di attraversare la recinzione, circa 2.000 migranti illegali hanno usato un’incredibile violenza contro la Polizia.

Attraverso una serie di pubblicazioni su Twitter, Carl Johnson, un profilo noto ed ampiamente seguito sulla rete, rimarca che le autorità algerine sarebbero coinvolte nell’assalto mortale a Nador nei confronti di Melilla.

La maggior parte dei migranti era sudanese, altri provenivano dal Ciad, dal Sud Sudan e dall’Eritrea. Sono arrivati ​​in Marocco attraversando la Libia e poi l’Algeria, in un viaggio senza precedenti, perché i migranti dell’Africa orientale non sono abituati ad andare in Marocco. Per attraversare l’Algeria, le autorità statali avrebbero collaborato con i trafficanti, dando il consenso a queste reti di circolare nel Paese, per arrivare a Maghnia che si trova a 11 km dal Marocco.

Rivolgendosi all’organizzazione dei migranti, Johnson afferma che il “Boss” lavora con un algerino, incaricato di guidare i migranti durante gli attraversamenti illegali. E il passaggio ha un costo stimato tra 300€ e 500€.

I migranti entrano in Marocco in gruppi di 20 – 40, raggiungono Oujda, Berkane ed infine Nador.

Ahmad, un sudanese di 35 anni, il cui volto è nascosto h24, di cui si sono ufficialmente perse le tracce dopo l’aggressione, è l’unico ad essere in contatto con il Boss in Algeria e controlla i campi di migranti nella foresta di Nador.

Sempre secondo le affermazioni di Carl Johnson, i migranti si sarebbero formati per un mese per l’aggressione, creando armi sofisticate, mentre progettavano di attaccare la Polizia marocchina con acido solforico.

A suo parere, i servizi marocchini erano a conoscenza di tutto nei minimi dettagli. I video che hanno ripercorso il viaggio dei migranti sono la prova che venivano guardati.

Johnson si chiede:

Una cosa è sospetta. Perché i migranti hanno preso di mira il luogo più sorvegliato [il posto di frontiera]? Avrebbero potuto scalare un muro meno sicuro e di facile accesso?

Il motivo è semplice, i capi dell’assalto volevano uno scontro armato con la Polizia marocchina. Le armi avvelenate e la violenza dell’assalto: i migranti hanno cercato di uccidere i marocchini.

Il giorno prima dell’assalto, la polizia aveva avviato un’operazione di ricerca, ma dato che i migranti erano determinati a combattere, ha deciso di non esercitare pressioni su di loro perché si sarebbero nascosti in città e avrebbero messo in pericolo la vita dei marocchini. La polizia, informata del piano dell’aggressione, ha scelto di non intervenire, perché la strategia di attacco ai migranti fallisse.

Questa è la conclusione a cui arriva Carl Johnson nella sua serie di tweet a pochi giorni dalla tragedia.

 

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Autore Redazione Arabia Felix

Arabia Felix raccoglie le notizie di rilievo e di carattere politico e istituzionale e di sicurezza provenienti dal mondo arabo e dal Medio Oriente in generale, partendo dal Marocco arrivando ai Paesi del Golfo, con particolare riferimento alla regione della penisola arabica, che una volta veniva chiamata dai romani Arabia Felix e che oggi, invece, è teatro di guerra. La fonte delle notizie sono i media locali in lingua araba per dire quello che i media italiani non dicono.